Il gasolio alla pompa, anche nella modalità self service, ha superato i due euro al litro, raggiungendo il 17 giugno il prezzo medio di 2,069 euro al litro (mentre la benzina si avvicina a 2,2 euro al litro). La situazione diventa più critica per il gas naturale, che sta subendo tagli da parte della Russia.
Dopo un’iniziale riduzione della fornitura russa del 25%, il 17 giugno l’Eni ha comunicato che questa percentuale è salita al 50%. È un fenomeno che sta colpendo l’intera Europa e perciò sta causando un aumento del prezzo del gas naturale sul mercato internazionale e quindi anche al consumo. Allo hub olandese Ttf, che è il riferimento europeo, il prezzo del gas ha superato i 130 euro a Mwh il 17 giugno (con i futures che hanno toccato i 134 euro). Ad aggravare la situazione c’è il fermo di un importante hub di gas naturale liquefatto nel Texas, destinato anche a rifornire l’Europa. E il Gnl per autotrazione si sta riavvicinando, alla pompa, ai due euro al chilogrammo.
Dopo queste notizie, il Governo ha fornito assicurazioni sugli attuali rifornimenti di gas, ma nello stesso tempo sta preparando un piano per affrontare il prossimo inverno. La riduzione delle forniture russa sta rallentando il riempimento dei serbatoi di stoccaggio, che a metà giugno sono pieni al 56%. Rispetto allo stesso periodo del 2021 è diminuito del 25% e rispetto al 2019 del 39%. Con questo ritmo, non si raggiungerà il tasso medio di riempimento dell’80% previsto dall’Unione Europea per il 1° novembre.
Il Governo sta valutando diverse misure per affrontare l’emergenza energetica, che spaziano dalla riduzione volontaria del consumo da parte delle imprese alla riattivazione delle centrali elettriche a carbone, dall’aumento delle importazioni di gas naturale liquefatto al blackout controllati. Per ora l’unico provvedimento concreto è stata l’approvazione del Consiglio dei ministri della norma che assicura al ministro della Transizione Energetica poteri diretti su eventuali misure.