LabItalia – “A novembre 2014, erano 153 i tavoli di crisi aziendali ‘aperti’ al Mise, e che cioè si erano riuniti almeno un volta nel corso dell’anno. I lavoratori coinvolti erano circa 450 mila più 90 mila circa delle aziende dell’indotto, per una cifra complessiva che superava in modo abbondante il mezzo milione di lavoratori. Ancora troppi, anche se alla fine dell’anno abbiamo registrato un numero di casi sui quali il ministero dello Sviluppo economico ha sviluppato un’iniziativa forte che ha portato a delle intese e a una qualche forma di risultato”. Così il segretario confederale della Uil, Paolo Carcassi, fa il punto, con Labitalia, sui tavoli di crisi aziendali in corso presso il ministero dello Sviluppo economico.
“Sempre però, va ricordato, dopo la pressione del sindacato e la mobilitazione dei lavoratori con il coinvolgimento del territorio interessato dalla vertenza”, puntualizza. Per la Uil, la “soluzione trovata ad esempio per l’Ast di Terni, la Lucchini di Piombino e l’Eni di Gela” sono arrivate “sotto la spinta della pressione del sindacato e dei lavoratori”, e “sull’onda dell’emergenza, mentre servirebbe una strategia di politica industriale nazionale”.
“La mobilitazione dei lavoratori, ad esempio anche nella vertenza Electrolux, ha creato -osserva Carcassi- quel clamore mediatico che ha contribuito ad evidenziare l’importanza delle aziende non solo per i lavoratori direttamente coinvolti ma per l’intero territorio”. E nonostante le vertenze ‘chiuse’ a fine 2014 sono tanti ancora i dossier scottanti che riguardano aziende e lavoratori. “La vertenza più ‘calda’ in questo momento è certamente l’Ilva, che è la testimonianza -spiega Carcassi- di come spesso non si considera che la vertenza di un’azienda si porti dietro le difficoltà di tante altre piccole e medie imprese collegate, che rappresentano la ‘spina dorsale’ del sistema produttivo italiano. E poi c’è la vertenza Meridiana che è di primaria importanza per la Sardegna e in particolare per il territorio di Olbia”, aggiunge.
Per il segretario confederale del sindacato di via Lucullo, “è importante anche porre l’accento sulle problematiche che riguardano il settore dei call center, in particolare in Sicilia”. “In questo settore -sottolinea- va data continuità all’attività delle aziende, va creato un sistema che non premi a priori i nuovi arrivati con degli incentivi, creando un sistema destabilizzato e in cui non ci sono condizioni di concorrenzialità adeguate”.
“Occorre affrontare le crisi aziendali -avverte- non con gli interventi singoli, ma mettendo a punto finalmente una strategia di politica industriale, individuando anche i filoni su cui scommettere per la ripresa. Quindi diciamo no -conclude Carcassi- ai finanziamenti ‘a pioggia’, come è avvenuto recentemente con l’Irap concesso a tutte le imprese indistintamente, ma piuttosto che ci sia una strada precisa da seguire”.