LabItalia – Gli effetti della crisi sul lavoro autonomo e, in particolare sull’occupazione, si fanno sentire ancora di più, in proporzione, rispetto al lavoro dipendente. A partire dalle molte chiusure di attività in proprio infatti, dal 2007 al 2014, il settore ha perso 475 mila posti di lavoro, si tratta di quasi la metà dei posti bruciati complessivamente a livello nazionale. Una flessione del 7% in termini percentuali che corrisponde a più del doppio del calo del 3,1% registrato dai lavoratori dipendenti. A lanciare l’allarme è la Confesercenti, che ha presentato oggi a Roma il rapporto ‘Occupazione e mercato del lavoro: oltre il JobsAct, per il rilancio dell’occupazione indipendente’, alla presenza, fra gli altri, del ministro del Lavoro Giuliano Poletti, del segretario Cgil Susanna Camusso e del presidente Cei Pastorale del Lavoro, monsignor Giancarlo Bregantini.
Nonostante le difficoltà e l’importanza sistemica degli indipendenti, che costituiscono un quarto della forza lavoro italiana, si registra però la mancanza di un piano di intervento per il loro rilancio occupazionale. Ed anche il JobsAct, il più importante intervento sul lavoro degli ultimi due anni, li esclude. Nello stesso periodo, il fisco non ha certo agevolato il contenimento degli effetti della crisi: anzi, la già alta pressione fiscale è aumentata ulteriormente di 1,5 punti, rilevano i commercianti. “Quando si parla di lavoro – spiega Mauro Bussoni, segretario generale Confesercenti – spesso ci si dimentica dell’occupazione indipendente, nonostante questa garantisca il 20% circa del Pil del Paese e 6 milioni di posti di lavoro, per la maggior parte concentrati nei 4 milioni di imprese italiane senza dipendenti”.
“Spesso si tratta di donne e giovani – avverte – che hanno tentato l’avventura imprenditoriale per inventarsi un impiego: secondo i nostri dati, durante la crisi sono stati almeno 100.000 gli under 35 che hanno provato la strada dell’impresa. Questo ruolo di shock absorber’ della disoccupazione italiana, però, è sempre più in crisi. Migliaia di lavoratori indipendenti che hanno interrotto nel corso di questi anni le loro attività e non hanno potuto contare su alcuna forma di protezione sociale e di sussidio contro il rischio della disoccupazione. Una crisi nella crisi rimasta costantemente nell’ombra, offuscata dai dati più generali e preoccupanti dell’aumento complessivo del tasso di disoccupazione”.