“Fullgevity. La pienezza è la nuova longevità “ è il libro scritto da Alessia Canfarini. L’autrice ci invita, anche attraverso importanti testimonianze del mondo accademico, ad intraprendere un percorso di riflessione e di consapevolezza sull’agito quotidiano, sul senso con il quale affrontiamo gli avvenimenti e soprattutto sull’approccio che utilizziamo per affrontare prospetticamente il futuro.
RibellarSi, EmozionarSi, e RipensarSi contribuirebbero a metterci in connessione con il nostro mondo interiore, con i nostri obiettivi e anche con gli altri lasciando più spazio alla gratitudine.
Il suo libro ha una carica emotiva molto forte non solo nella narrazione, ma anche nell’invito, per citare Sergio Bambaren, “a superare i nostri limiti, spingendoli verso luoghi in cui non avremmo immaginato di poter arrivare“. Come nasce Fullgevity? Grazie per avermi accolta con le parole di Sergio Bambaren. Mi riportano subito alla dimensione della barca a vela, di cui sono una grande appassionata. Vedere un tratto di mare che ancora non c’è; seguire il ritmo del vento e sfruttarlo a proprio favore. A volte fermarsi, a volte provare ad andare avanti con nuove strategie di navigazione. Ecco, il concetto di Fullgevity ha a che fare con tutto questo: andare verso l’orizzonte, solcando il mare, non in modo lineare, ma con senso.
Fullgevity nasce nel periodo pandemico, quando osservando il repentino e profondo sconvolgimento della società mi sono chiesta: come possiamo, in qualità di persone e organizzazioni, affrontare l’orizzonte che si aprirà dinnanzi a noi? Siamo entrati in una nuova era dove è sempre più necessario stabilire le priorità, compiere azioni di valore che conducono alla pienezza e alla centratura di una vita, sia essa per le persone o quella di un business od un ecosistema.
Il libro ha anche due attori principali, Zoe e Diego, i suoi figli. Come hanno contribuito alla sua realizzazione? Zoe è la mia primogenita di 23 anni. Diego invece ha 18 anni. Loro mi insegnano ogni giorno che cosa significa agire per priorità, seguire ciò che nutre ed entusiasma, fermarsi a riflettere e prendersi il tempo per focalizzare l’essenziale. Mi danno la grande possibilità di agire la c.d. “cura” prendendomi cura di loro. Posso dire che il loro contributo alla fullgevità è costante. Vedere il mondo dalla loro prospettiva è pieno di ricchezza. Li paragono ai Flying Rivers, i fiumi volanti dell’Amazzonia. Ogni grande albero di questa grande foresta crea enormi nuvole e queste nuvole verticali vengono trasportate dal vento in tutto il mondo come riserve idriche che grazie a questo perenne fenomeno si rigenerano. Ecco condividere la vita con loro è come far parte di questo flusso propagatore, energetico e rigenerante. La fullgevity ha come asset le relazioni interpersonali in contesti intergenerazionali, comunitari, dentro e fuori la famiglia, dentro e fuori gli ambiti istituzionali, dentro e fuori l’ambito professionale.
Ci racconti le quattro R di Fullgevity: Riprogettare, Riconnettere, Ripensare, Rileggere e ci dica quale è la sua R. Quattro fasi della Fullgevity che ho individuato alla luce dei macro- trend economico-sociali di questo mondo post-pandemico. Prima di descriverle, voglio però precisare che il percorso alla fullgevità è sempre di tipo circolare e quindi sottoponibile ogni volta a R-iesame.
Riprogettare: è il punto di partenza. Qui, insieme a Sabrina Bresciani – ricercatrice senior presso il dipartimento di Design del Politecnico di Milano – abbiamo applicato il metodo del design alla vita, sia essa personale che professionale. Riconnettere: ha a che fare con la collaborazione, con la qualità delle relazioni fra persone e luoghi. Il riconnettere non può prescindere da un nuovo modello di leadership basata sulla cura, la visione, la fiducia. Qui mi sono fatta supportare da Luciano Traquandi – Co-Direttore del percorso Spiritualità e Management presso POLIMI. Ripensare: concetto che ho dedicato agli spazi. Dovremmo uscire dalla logica della funzione verticale ed univoca di un luogo, arrivando a concepirne invece le potenzialità di integrazione fra bisogni personali e territoriali. Su questo ho avuto una conversazione illuminante con Elena Granata – docente di Urbanistica presso il Politecnico di Milano.
Rileggere: guardare all’esistente con meraviglia e con piglio innovativo. Concetto questo che ho articolato con il supporto di Matteo Villa – Co-Founder del progetto di innovazione sociale Wonder.
La mia R preferita? Nessuna esiste senza l’altra, ma dovendo scegliere direi…Riprogettare, da grande appassionata di design quale sono.
Fullgevity potrebbe anche essere un modo di Ribellarsi, di reagire alla cosiddetta “normalità”? R come Ribellarsi mi risuona molto. Non direi però alla “normalità” o alla “nuova normalità”. Sicuramente una forma di ribellione è vivere il tempo in modo pieno, sviluppando il proprio talento, ridisegnando con coraggio il proprio percorso di vita. Ribellarsi è anche qualcosa che le aziende possono fare, strutturando una strategia sostenibile, che connetta, secondo criteri di buona governance, il business sostenibile, l’innovazione ed il benessere delle persone. La ribellione è accogliere la complessità, saperla interpretare, anticiparne le conseguenze e semplificarla, ma mai negarla o ridurne il valore evolutivo. L’uomo modifica l’ambiente, l’ambiente modifica l’uomo. E’ vero pure che le persone cambiano i contesti, i contesti cambiano le persone sia sul piano individuale che collettivo. L’innovazione contiene in sé, sempre, la diversità. Per definizione è un atto di Ribellione.
Etimologicamente, innovare copre l’area semantica del cambiamento dell’ordine delle cose per farne di nuove, mentre diverso è tutto ciò che “è rivolto verso un’altra parte” e quindi, che va in altra direzione. Non si innova senza essere diversi e senza ribellarsi allo status quo con curiosità, coraggio, autenticità, affermando più di ogni altra cosa l’espressione piena della propria unicità.
Grazie