Nel maggio di due anni fa è nato a Bologna lo Studio Evil, una società di sviluppo, produzione e commercio di videogiochi. “In controtendenza con il resto del mercato, noi non siamo giovanissimi. Io, per esempio, ho 34 anni”. A parlare è Luca Marchetti, il marketing e Pr manager di Studio Evil. Insieme a lui ci sono anche uno sviluppatore di 38 anni, un game designer di 34 e una giovane pr manager come lui di 24 anni. “Finalmente anche una donna nella squadra – mi spiega Luca -. Il mondo video ludico è equamente distribuito tra maschi e femmine, eppure spesso si pone l’attenzione solo sul pubblico maschile. Avere una ragazza nella nostra azienda ci aiuta ad avere una visione più chiara di tutto il mercato”.
“Tutti noi ci conosciamo da molto tempo – mi racconta il pr manager di Studio Evil -, eppure non avevamo mai svolto prima d’ora un’attività vera e propria in questo settore. Per me, che a nove anni mi sono fatto regalare un Commodore 64, è stato un sogno poter trasformare una passione notturna, come quella del videogioco, in un lavoro. Prima, per ritagliarmi un po’ di spazio per questo hobby, dovevo lavorare di notte”.
Il contatto con gli opinion leader – Il lavoro di Luca consiste nello stabilire un contatto con i possibili fruitori di videogiochi: “E’ importante costruire dei legami solidi con le persone che fanno parte della game industry, così come con gli opinion leader del settore, dai giornalisti specializzati ai blogger che, on-line, hanno molto peso. Questo lavoro è vitale per le piccole realtà come la nostra: altrimenti, dopo qualche settimana dall’uscita, si finisce nell’oblio”.
Non basta, infatti, creare una cartella stampa con kit di comunicati: “Bisogna essere presenti a tutte le fiere di settore, organizzare alcuni eventi e pubblicizzarli. Solo così i giornalisti potranno davvero supportarci”.
C’è poi tutto un discorso legato alle community on-line: “Il passaparola tra utenti è fondamentale – dice Marchetti -. Bisogna lavorare sul proprio rapporto con loro e, durante lo sviluppo del videogioco, quindi molti mesi prima dell’uscita, raccogliere i loro feedback, in modo da poter apportare tutte le modifiche del caso”.
Gli utenti giocano e recensiscono – Nel mondo dei videogiochi, poi, esistono i cosiddetti ‘Let’s player’, ovvero quegli appassionati che girano filmati mentre giocano a un determinato videogame: “La loro attività sta quasi diventando una vera e propria professione. Provano a giocare con una versione Beta di un game e poi caricano on-line una clip in cui raccontano l’esperienza. Danno pareri e giudizi a tutta la comunità di giocatori: un servizio che per noi è di vitale importanza”.
Questi sono tutti canali non tradizionali, che è necessario conoscere per svolgere un buon lavoro di public relation. “In questo settore – spiega Marchetti – non funzionano gli spot classici in tv, o la pubblicità attraverso riviste e cartelloni. Per fare questo lavoro, poi, non basta essere degli appassionati di videogiochi. Bisogna anche parlare perfettamente la lingua inglese, perché il 99% delle pubbliche relazioni sono in inglese, e aver svolto un percorso formativo o lavorativo nell’ambito della comunicazione”.
Il nuovo gioco – Anche Studio Evil ha partecipato alla fiera di settore che si è tenuta a fine marzo a San Francisco e per Luca Marchetti è stato un modo per entrare in contatto con distributori e publisher: “Ora stiamo lavorando su un nuovo prodotto che è nato su pc, ma che noi ora abbiamo portato su tablet e smartphone”.
Si chiama Syder Arcade ed è un gioco uscito un anno fa per desktop e solo un mese fa per mobile: “Entro aprile sarà anche disponibile una versione di Syder Arcade per Ouja, una nuova console”. Il gioco, che ha una versione in lingua inglese e in tedesco, è stato distribuito in Germania, Svizzera e Austria: “Ora stiamo cercando di entrare in contatto anche con il mercato dell’America Latina e con la Cina, due Paesi che contano moltissimi giocatori. Non si può pensare di distribuire un prodotto solo in Italia, ma anzi bisogna essere il più capillari possibile”.
Secondo le parole del Pr manager, Syder Arcade è un “old school shoot ‘em up”, ovvero un’avventura nello spazio ispirata ai giochi anni ’90, in cui c’è poco dialogo e molta azione: “Servono poche ore per portare a termine le varie missioni e, questa, è stata una nostra precisa prerogativa. Volevamo creare un action game che fosse istantaneo, breve e divertente, un ‘istafun’, insomma”.
Per saperne di più – www.studioevil.com
Videogiochi: il lavoro del Pr Manager
Una professione fondamentale per il successo di un videogames.
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