Pensavate che gli infermieri fossero molto richiesti e ben pagati? Di sicuro un tempo era così, ora invece la situazione è molto cambiata e a dimostrarlo sono state alcune fotografie comparse in rete qualche giorno fa. I Giovani Infermieri dell’Ipasvi di Brescia hanno pubblicato sulla pagina Facebook del gruppo i loro autoscatti mentre reggevano in mano un cartello: “Infermiera laureata dal 20-11-13 senza lavoro. Credi nella forza dei tuoi sogni e loro diventeranno realtà” oppure “Infermiere dal 22-04-13, vecchio, disoccupato, mai disperato” o ancora “Neolaureata=disoccupata alla disperata ricerca di fare la tanto richiesta esperienza!!! Dateci la possibilità , non molliamo…”.
“Nell’ultima assemblea stavamo discutendo degli ultimi preoccupanti dati sulla disoccupazione e riflettevamo su come far capire che dietro questi numeri ci sono delle persone – racconta Roberto Ferrari, coordinatore del gruppo – Così ci è venuto in mente di utilizzare questa moda un po’ frivola del selfie per uno scopo più nobile”. La strategia comunicativa della campagna #selfiEinfermieri ha funzionato, le foto sono rimbalzate su quotidiani, siti d’informazione e telegiornali; dall’estero, soprattutto da Germania e Gran Bretagna, sono arrivate proposte di lavoro: “L’unico riscontro che non abbiamo ricevuto è stato quello della classe dirigente. O i politici non leggono i giornali, o fanno finta di niente”.
Crollo occupazionale e compensi ridotti – Sono 418.642 gli infermieri in Italia e negli ultimi anni la disoccupazione nel settore è aumentata di più del 20%. Al concorso indetto dall’Azienda Ospedaliera Spedali Civili di Brescia per venti posti da infermiere sono giunte 10.000 domande di partecipazione. “Per sostenere le selezioni ci sono alcuni professionisti che arriveranno perfino da Napoli con i pullman – racconta ancora Roberto – Non è che non ci sia bisogno di infermieri, anzi. Il problema è che la spending review ha tagliato i fondi per la sanità e non ci sono più soldi per assumere. Inoltre la riforma pensionistica Fornero ha bloccato il turn over.
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Se in altre professioni c’è un conflitto generazionale, nel nostro caso noi giovani abbiamo tutto il sostegno degli infermieri più anziani che vorrebbero prendessimo il loro posto, anche perché a una certa età questo mestiere diventa davvero insostenibile”. Dunque i neolaureati si ritrovano per strada (“al contrario di quello che succedeva qualche anno fa, quando non facevi in tempo a ricevere il diploma di laurea che ricevevi telefonate e proposte di lavoro con la possibilità di sceglierti addirittura il reparto”) oppure lavorano, ma sono sottopagati: “Le tariffe orarie sono sempre più al ribasso. Dovremmo guadagnare all’incirca 22-23 euro all’ora, invece ultimamente mi è giunta voce di retribuzioni da 10.50 euro lordi all’ora. Non è giusto. Siamo professionisti con grosse responsabilità, ci prendiamo cura soprattutto di anziani e bambini e abbiamo bisogno di serenità per svolgere questo delicato compito”.
“Noi non molliamo” – Il gruppo Giovani Infermieri di Brescia è nato qualche anno fa su impulso del Collegio bresciano, si riunisce periodicamente per discutere delle varie problematiche riguardo alla professione e organizza attività di vario tipo. “Siamo sempre stati all’avanguardia da questo punto di vista: abbiamo svolto corsi su come scrivere un curriculum, io stesso ho tenuto un intervento su come trovare lavoro in Gran Bretagna, facciamo informazione su come svolgere la libera professione”. E proprio la dinamicità della libera professione, unita a uno sguardo sul territorio che amplia le possibilità di lavoro oltre l’ambito ospedaliero, è una delle opportunità più concrete, secondo Roberto, per combattere la disoccupazione: “Io ho iniziato da dipendente a tempo determinato, ora sono un libero professionista. Si può trovare impiego nelle Rsa, nelle case di riposo, ultimamente anche presso gli studi medici o nell’assistenza domiciliare”.