LabItalia – A un anno dal conseguimento del titolo di studio, in Italia, risultano occupati 28 diplomati su cento. E’ quanto emerge dal Rapporto sulla condizione occupazionale e formativa dei diplomati di scuola secondaria superiore, realizzato da AlmaDiploma e da AlmaLaurea, e reso noto oggi. La percentuale degli occupati raggiunge il suo massimo in corrispondenza dei diplomati professionali (36,5%), mentre tocca il minimo tra i liceali (19%). A tre anni dal titolo la percentuale di occupati cresce al 40% (quota che oscilla tra il 54% dei diplomati professionali e il 26 dei liceali). A cinque anni dal diploma il 51% risulta occupato, quota che raggiunge il 62% fra i diplomati professionali.
La disoccupazione coinvolge 36 diplomati su cento a un anno; una quota significativa, che si riduce tra i liceali (31%) ma che raggiunge ben il 44,5% dei diplomati professionali, i più pronti ad inserirsi nel mercato del lavoro e, quindi, quelli che assorbono più degli altri gli effetti della crisi. Il tasso di disoccupazione, a tre anni dal titolo, è pari al 25% (-8 punti rispetto all’indagine del 2012 ad un anno); il valore cresce fino a raggiungere il 28% tra i professionali mentre scende al di sotto della media per liceali (22%). A cinque anni, invece, è pari al 20% scendendo al 16% tra i diplomati liceali.
Tra i diplomati 2013 che risultano impegnati esclusivamente in un’attività lavorativa, la tipologia di attività più diffusa risulta essere il lavoro non standard, che coinvolge il 28% degli occupati (in particolare si tratta di contratti a tempo determinato). La quota di assunti con contratti formativi è del 25%. D’altra parte, il lavoro stabile riguarda 18 diplomati occupati su cento: 13 impegnati in contratti a tempo indeterminato, la restante quota in attività autonome.
Elevata è la quota di chi non ha un contratto regolare (18% per il totale dei diplomati, in particolare 22% fra i liceali). A tre anni dal diploma, tra chi è dedito solamente al lavoro il contratto a tempo indeterminato risulta essere quello più diffuso, con il 27% dei diplomati. Aumenta anche la quota di contratti formativi (27%) mentre si riducono quelle relative ai contratti non standard (24%) e a coloro che lavorano senza alcun contratto (8%). A cinque anni, il quadro generale migliora ulteriormente; in particolare cresce fino al 44% la quota di occupati stabili. Il lavoro in nero si riduce al 3%.
L’attività nel settore pubblico è la meno diffusa tra i diplomati di scuola secondaria superiore: a un anno e tre anni dichiarano infatti di lavorarvi 9 diplomati su cento e a cinque 7 su cento. Oltre tre occupati su quattro, a un anno dal diploma, sono inseriti in un’azienda che opera nel settore dei servizi (in particolare del commercio, 31%); 16 su cento lavorano invece nell’industria (in particolare quella metalmeccanica ed edilizia, 4% in entrambi i casi), mentre è decisamente contenuta la quota di chi lavora nell’agricoltura (circa 3%).
I diplomati che lavorano a tempo pieno (senza essere contemporaneamente impegnati nello studio universitario) guadagnano in media, a un anno dal diploma, 965 euro mensili netti. A tre anni dal conseguimento del titolo il guadagno mensile netto dei diplomati è pari in media a 1.082 9 euro (1.101 per i diplomati professionali). La retribuzione, a cinque anni dal diploma, sale lievemente: 1.187.
Dal punto di vista della formazione, si legge nell’indagine, a un anno dal diploma, 65 diplomati su cento proseguono la propria formazione e sono iscritti ad un corso di laurea (il 53% ha optato esclusivamente per lo studio, il 12% frequenta l’università lavorando); il 28% ha preferito inserirsi direttamente nel mercato del lavoro (per la precisione il 12% studia e lavora e il 16% lavora solamente). I restanti 20 su cento, infine, si dividono tra chi è alla ricerca attiva di un impiego (16%) e chi invece, per motivi vari (tra cui formazione non universitaria, motivi personali o l’attesa di una chiamata per un lavoro già trovato), non cerca un lavoro (4%).
A tre anni dal diploma, aumenta la quota di occupati: è dedito al lavoro il 40% dei diplomati (il 16% coniuga studio e lavoro, il 24% lavora solamente); è ancora impegnato con gli studi universitari il 63% (il 47% studia solamente). A cinque anni la quota di occupati cresce in modo significativo: infatti è dedito al lavoro il 51% dei diplomati (il 35% è dedito esclusivamente al lavoro, il 16,5% coniuga studio e lavoro); è ancora impegnato con gli studi universitari il 49% dei ragazzi (il 33% studia solamente). Chi cerca lavoro è il 12%.
Le esperienze lavorative, così come tirocini/stage compiuti durante gli studi, esercitano un effetto positivo in termini occupazionali. Anche l’aver partecipato a uno stage in azienda dopo il diploma risulta premiante in termini occupazionali. A parità di ogni altra condizione, dunque, le esperienze di lavoro, di qualsiasi natura, svolte prima e dopo il diploma, rafforzano la probabilità di lavorare, entro un anno dal conseguimento del titolo.
Per quanto riguarda le attività di tirocinio durante gli studi si evidenzia che chi ha svolto questo tipo di esperienza, rispetto a chi non lo ha fatto, ha il 42% in più di probabilità di lavorare; la probabilità sale al 69% se si considerano le esperienze di stage svolte in azienda dopo il diploma.