Li troverete in mostra alla Triennale di Milano dal 25 giugno al 31 agosto: sono quaranta abiti da lavoro ideati e reinterpretati da stilisti, architetti, designer, artisti di tutto il mondo.
“Abiti da lavoro”: il senso – Il significato della mostra? Per la curatrice Triennale Moda, Eleonora Fiorani, è quello di “raccontare attraverso l’abito da lavoro, assunto nelle sue diverse declinazioni, come è cambiata la società e la stessa progettazione, ridando all’abito la materialità del lavoro e la sua “verità”, che è quella di trovare il proprio posto nel mondo, in cui ritorna in primo piano la dimensione emozionale e immaginativa del proprio essere sociale e culturale”. La riflessione socio-antropologica che è questa: se un tempo l’abito “faceva il monaco” e aveva una funzione di identificazione sociale (la divisa definiva il cuoco, il metalmeccanico, il marinaio, il poliziotto), oggi è diventato espressione della nostra individualità. Da immagine che il mondo attribuisce a ciascuno, diventa immagine di quello che ciascuno vuole essere nel mondo. L’abito è il progetto, la speranza, più o meno fondata, che ogni individuo nutre verso se stesso e, nello stesso tempo, la misura, l’immagine e il valore di come ciascuno vive i rapporti interpersonali. Gli abiti non sono manufatti di design o opere d’arte, ma volumi e forme talvolta incompiute o modificabili, prove generali di ri-vestimento, tesi a rispecchiare l’originaria vulnerabilità fisica e psichica dell’uomo.
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Il lavoro per tutti – Curatore della mostra è Alessandro Guerriero, anche direttore dell’Associazione Tam Tam, che per questa esposizione ha collaborato con Arkadia Onlus per l’inserimento lavorativo di giovani disabili. “Il percorso è quello usuale della sartoria – ha spiegato Guerriero – si insegna ai ragazzi che frequentano il workshop gratuito di Tam-Tam come si trasforma uno schizzo in un cartamodello. Trasmettiamo poi questi cartamodelli ad Arkadia Onlus, dove un gruppo di persone con disabilità li trasforma in abiti veri e propri. Abiti da Lavoro, appunto. Le ragazze e i ragazzi di Arkadia misurano, tagliano, cuciono, stirano”. “Mi piace e commuove pensare alle mani e al sorriso dei giovani diversamente abili di Arkadia che in parte li hanno confezionati, e vedo in essi un surplus di valore donato a ogni abito” – ha aggiunto Eleonora Fiorani.
In agenda – Nasce infine dalla mostra il Convegno Inusuale del 3 luglio (dalle 14.30 alle 22) al Teatro Agorà, quando artisti, medici, scrittori, giornalisti, cuochi, psicologi, imprenditori, psicologi, editori, proporranno brevi suggestioni su “abiti”, “lavoro”, “corpo”, “identità” attraverso performance, proiezioni e letture fino al concerto jazz che chiuderà l’evento.
I nomi degli stilisti e artisti che hanno partecipato – Afran, Rodrigo Almeida, Alberto Aspesi, Gentucca Bini, Denise Bonapace, Andrea Branzi, Nacho Carbonel, Klaudio Cetina, Cano, CoopHimelblau, Dea Curic, Nathalie Du Pasquier, Elio Fiorucci, Matteo Guarnaccia, Nuala Goodman , Daniele Innamorato, Mella Jaarsma, Toshiyuiki Kita, Guda Koster, Colomba Leddi, Antonio Marras, Franco Mazzucchelli, Alessandro Mendini, Angela Missoni, Issey Miyake, Amba Molly, Frédérique Morrel, Margherita Palli, Lucia Pescador, Bertjan Pot, Clara Rota, Andrea Salvetti, Nanni Strada, Tarshito Strippoli, Faye Toogood, Otto von Busch, Vivienne Westwood , Allan Wexler, Erwin Wurm, Melissa Zexter.
Info: www.triennale.org