Approvato dal Consiglio dei Ministri al Ddl sul Lavoro autonomo, che estende le tutele previste dal Jobs Act a collaboratori esterni, free lance con partita iva e professionisti. Ma anche ai subordinati che svolgono le proprie mansioni da remoto, i cosiddetti “lavoratori agili” la cui presenza fisica non è prevista in azienda o negli uffici della Pubblica Amministrazione.
Del provvedimento beneficeranno circa 2 milioni di persone, grazie ai fondi stanziati dalla Legge di Stabilità: 10 milioni di euro per il 2016 e 50 milioni per il 2017. I 21 articoli del documento affermano per tali categorie diritti fondamentali quali malattia, maternità e congedo parentale, oltre ad un tetto massimo di 10.000 euro da destinarsi alla deducibilità delle spese formative, nello specifico di corsi d’aggiornamento professionale, soggiorni e viaggi. Scopo primario, quello di evitare soprusi da parte del committente. L’articolo 3 del Ddl definisce infatti “abusive e prive di effetto le clausole che attribuiscono al committente la facoltà di modificare unilateralmente le condizioni del contratto o, trattandosi di prestazione continuativa, di recedere da esso senza un congruo preavviso nonché le clausole mediante le quali le parti concordano termini di pagamento superiori a 60 giorni”. Vengono sanciti l’obbligatorietà di un contratto scritto e il diritto del lavoratore all’utilizzo del proprio lavoro, eccezion fatta per le “attività inventive oggetto del contratto di lavoro e pertanto specificatamente retribuite”.
Nel dettaglio, in caso di gravidanza, infortunio o malattia il rapporto di lavoro non sarà estinto ma “sospeso” senza corresponsione economica, per un periodo che non oltrepassi i 150 giorni. Congelato per non più di due anni anche il versamento dei contributi per malattie fino ai 60 giorni, dopodiché toccherà al lavoratore versare il dovuto. Le neo-mamme non saranno costrette ad interrompere completamente l’attività lavorativa nei 5 mesi di maternità prescritti per legge, mentre ad entrambi i genitori dei bambini nati a partire dal 1 gennaio 2016, spetterà un congedo di sei mesi da utilizzare entro i primi tre anni di vita del piccolo. Novità assoluta del decreto, la possibilità per i lavoratori automi di accedere agli appalti pubblici finanziati con i fondi strutturali europei.
Quanto al “lavoro agile”, svolto da in parte in ufficio e in parte da remoto, potrà riguardare sia i contrattualizzati a tempo determinato che quelli a tempo indeterminato. Si svolgerà entro i limiti della durata massima dell’orario di lavoro previsto dalla legge, dando diritto allo stesso trattamento economico e normativo delle risorse interne all’azienda, inclusi i premi produttività.
Secondo il ministro del Lavoro Giuliano Poletti «Le nuove norme del ddl delega su lavoro autonomo e smartworking rappresentano un primo significativo sforzo di collegare al Jobs act il lavoro autonomo e il lavoro agile, coinvolgendo un’ampia fascia giovanile e difendendo questi soggetti da contratti capestro». Ma i sindacati si mostrano critici: il provvedimento riguarda solo i liberi professionisti privi di cassa previdenziale e iscritti alla gestione separata Inps, una percentuale ridottissima rispetto ai 3,9 milioni di lavoratori titolari di partita Iva-persone fisiche. Meno del 6% del totale, secondo le stime diffuse da Cgia Mestre, considerata l’esclusione di fatto degli autonomi imprenditori, cioè di artigiani e commercianti. Attesi invece gli sviluppi dell’eventualità ipotizzata dal viceministro dell’Economia Luigi Casero, sull’abolizione degli studi di settore per i liberi professionisti. Ciò solleverebbe 739mila professionisti dalle disposizioni fiscali di GERICO.
di Viviana Passalacqua