Miele, polline, cera d’api e propoli. Il dizionario del bravo apicoltore è davvero lungo e complicato. Si tratta, come per tutti i lavori di campagna, di un lavoro soggetto a stagionalità: l’attività inizia in primavera e l’apice si raggiunge a estate inoltrata. Tuttavia, come sempre più spesso abbiamo raccontato, sono proprio questi i lavori che oggi rendono di più, se si è in grado di costruirsi una buona rete commerciale.
Insomma, esperienza e conoscenza del campo sono fondamentali, ma a quelle va associata anche un buon business plan. Ecco qualche consiglio per chi, preso dall’entusiasmo per le api, vuole provare a diventare un imprenditore di miele e polline.
Pronti, partenza, via – “Per iniziare a farsi una cultura apistica un buon consiglio è quello di studiare un testo adatto, che potrebbe essere ‘Le Api’ di Contessi, un libro che si può ordinare anche per posta”, ci consigliano dal Fai, la federazione apicoltori italiani. “Mai pensare agli sciami in inverno – continua la federazione – per iniziare l’ideale è la primavera. Per avere un buon punto di riferimento, poi, è bene cercare nella propria zona una segreteria della Fai, che possa mettere in contatto il principiante con l’apicoltore più esperto”. L’ideale sarebbe seguire un corso di apicoltura ma, ancora più utile è infatti seguire un apicoltore, magari aiutandolo a gratis per un certo tempo.
Da dove s’inizia? – Da un punto di vista burocratico è obbligatoria per qualsiasi apicoltore la dichiarazione annuale del possesso degli alveari, fatta al comune di residenza. Occorre, poi, una partita iva in agricoltura, perché il settore apicoltura ha un codice specifico. Non è necessario, invece, avere un terreno di proprietà: l’apicoltura si può infatti condurre anche senza terreno. “Un vecchio adagio dice ‘la maestra dell’arte è la prova’. Bisogna comprare almeno tre alveari per iniziare: questo permette di fare un confronto e di valutare meglio le conseguenze delle proprie azioni, del clima, del raccolto o delle malattie”, spiegano dalla Fai.
Il numero di alveari che un apicoltore può gestire dipende poi dalla sua esperienza, dal tempo che vi dedica, dalla disponibilità di postazioni e automezzi. Per un’apicoltura da reddito comunque si parla di almeno un centinaio di alveari.
La normativa e consigli – Gli apiari devono distare almeno 15-20 metri da strade e ferrovie e se ospitano più di 50 famiglie devono essere collocati ad almeno 3 Km da eventuali altri apiari.
Perché un allevamento di api funzioni e la produzione di miele (e non solo) sia abbondante e di qualità, è molto importante la scelta del posto dove collocare le arnie. Sono considerati parametri fondamentali la presenza entro 3 Km di piante con una fioritura caratterizzata da un’abbondante produzione di polline e nettare, la vicinanza a un corso d’acqua, ventilazione e umidità non eccessive e un’esposizione che in inverno garantisca sempre alcune ore di sole e in estate un’adeguata ombreggiatura.
I costi iniziali – Per iniziare l’attività, è necessario procurarsi arnie, prendisciami nel caso in cui si decidesse di partire con colonie catturate in natura, oppure sciami artificiali acquistando cinque o sei telai con favo, covata, api e regina da un apicoltore professionista. Quindi, bisogna provvedere all’abbigliamento, dal cappello alla maschera, agli attrezzi e ai prodotti per gestire le api e l’alveare, e al materiale per il laboratorio di smielatura e confezionamento.
I costi vivi di avviamento si aggirano intorno ai 1.500-2mila euro (uno sciame e una cassetta completa costano da 50 a 100 euro). La produzione di miele può variare da 25-30 Kg per alveare fino a 90 e il suo valore di mercato parte da un prezzo minimo di 5 euro.
Pronti per vendere? – I prodotti dell’apicoltura sono ovviamente il miele, ma anche il polline, la cera d’api, la pappa reale e propoli, che sono utilizzati tanto nella medicina omeopatica che in quella tradizionale. Se si vuole anche confezionare e vendere il proprio miele occorre, però, avere un locale per la smielatura e il confezionamento.
“Il prezzo di vendita – dice la Fai – dipende da molti fattori tra cui la qualità del prodotto e il circuito commerciale. Un piccolo produttore, con qualche centinaio di alveari, non può pensare di agire in concorrenza con le grandi ditte d’importazione o di commercializzazione ma, se vuole un reddito accettabile, deve crearsi un suo circuito scegliendo accuratamente la sua clientela”. È necessario allora informarsi dei prezzi al dettaglio in ambito locale, cercando di sondare dalla bottega rionale al negozio elegante, fino al piccolo supermercato.
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