Rinnovare le imprese, creare occupazione per i tanti giovani precari e contemporaneamente continuare a formare gli studenti più motivati. Come si può fare? Si chiama dottorato in azienda, un progetto, nato già con la riforma Gelmini, e che ora vede la luce grazie a una serie di decreti attuativi del ministro dell’Istruzione Profumo. In questo modo, si può seguire un percorso di dottorato e contemporaneamente essere assunti a tempo determinato da un’azienda.
Perché piace alle aziende- Le Pmi oggi più che mai hanno bisogno di essere competitive per restare sul mercato, ma spesso non hanno le risorse interne per rinnovarsi e portare avanti determinati progetti di ricerca. Ecco che allora, stipulando delle convenzioni con le università, diverse aziende riescono a reperire le competenze necessarie per portare avanti alcuni studi specifici e di settore.
Perché piace alle università – Ogni anno sono 12mila i giovani che entrano nel ciclo di dottorato, ma di questi solo uno su quattro prosegue la carriera accademica. Con il dottorato in azienda gli Atenei trovano i finanziamenti per i propri progetti e permettono così ai moltissimi dottorandi, che non riuscivano a trovare spazio nel mondo accademico, di ottenere un Phd iniziando a conoscere più da vicino le realtà del mercato del lavoro. Già nel 2011 Confindustria e la Conferenza dei rettori avevano firmato un accordo per non disperdere le competenze di quel 75% di studenti.
Alle Regioni, oggi, spetta il compito di regolamentare le convenzioni e, in alcuni casi, di finanziare questo ‘dottorato industriale’.
Apprendistato – La formula più utilizzata per creare sinergia tra università e azienda è quella del dottorato in apprendistato (disciplinato all’articolo 5 del Testo Unico sull’apprendistato), destinato ai laureati fino ai 29 anni di età. In questo caso è l’azienda che assume il giovane studente, permettendogli di svolgere presso un ateneo una specifica tesi di dottorato, continuando parallelamente l’attività di lavoro con quella di ricerca.
L’Università degli Studi di Padova e Confindustria Veneto, per esempio, hanno promosso nel gennaio 2013 ben 12 percorsi di questo tipo, divisi tra le facoltà di Scienze psicologiche, molecolari e agroalimentari, ingegneria industriale e dell’informazione e biotecnologia. I contratti di apprendistato che l’università di Padova ha stipulato con diverse aziende farmaceutiche, di robotica e tecnologia durano quattro anni e possono essere prorogati dopo la scadenza.
Phd executive program – Percorso molto simile a quello dell’alto apprendistato è il Phd executive program proposto dal Politecnico di Milano: “E’ a tutti gli effetti un dottorato in azienda, che dura 4 anni, a cui possono partecipare tutti i dipendenti dell’azienda, senza però limiti di età”, spiega Barbara Pernici, direttore della scuola di Dottorato di Ricerca del Politecnico. I programmi di ricerca spaziano da biotecnologia, medicina, tecnologie informatiche, ad aeronautica, energia, ambiente e trasporto: “Attualmente sono iscritti a questo percorso 50 studenti – dice Pernici -. È conveniente per l’azienda, perché offre a un suo dipendente la possibilità di specializzarsi in un ambito specifico, ottenendo un dottorato. Per l’università è conveniente, invece, perché a tutti gli effetti in questo modo acquisisce uno studente pagante in più”.
Parallelamente il Politecnico di Milano offre ai suoi studenti il servizio di dottorato in azienda tradizionale (30 i programmi attivati nel 2013): “Sono programmi che incoraggiano le imprese ad assumere chi consegue il titolo, attraverso lo sviluppo di progetti condivisi di ricerca. Tutte le attività sono innescate da una domanda aziendale e trovano nei docenti la supervisione per l’elaborazione della tesi”.
Toscana – Anche l’Università di Siena ha avviato da alcuni anni le attività di dottorato in azienda, anticipando la normativa recentemente approvata. In particolare, circa cinque dottorandi ogni anno lavorano nei laboratori dell’azienda Novartis, nel settore della ricerca relativa ai vaccini. Anche in questo caso è l’azienda a finanziare le borse di studio: attualmente sono in corso i dottorati in Scienze della vita e quello in Biochimica e biologia molecolare.
Quando è la Regione a finanziare – In Campania è, invece, la Regione che finanzia interamente i dottorati di ricerca in aziende. Gli atenei presentano le proposte di finanziamento per il triennio di dottorato e poi la Regione stabilisce la graduatoria degli ammessi: “Molto dipende dalle finalità del progetto – spiega Concetta Bernardo, responsabile dell’ufficio dottorato della Federico II di Napoli -. E’ chiaro che questo tipo di percorso formativo è più congeniale a facoltà come ingegneria o farmacia, piuttosto che lettere e corsi umanistici, che invece impongono una didattica più tradizionale, difficile da inserire in un contesto aziendale”.
La Regione poi recluta le varie aziende che danno la propria disponibilità e, infine, i coordinatori di facoltà individuano gli ‘abbinamenti’ più idonei tra dottorando e struttura aziendale: “Quest’anno sono state erogate 78 borse di studio per 36 corsi di dottorato – continua la dottoressa Bernardo -. Grazie a questo genere di convenzione è stato possibile aumentare il numero di borse di studio per i nostri studenti”.
Piemonte – Nel caso del Piemonte, invece, è la Regione che seleziona le proposte di dottorato, studiate assieme da università e azienda, e poi decide quali progetti approvare. La ricerca anche in questo caso è interamente finanziata dalle aziende, che in questo modo beneficiano di sgravi contributivi. All’ateneo spetta il compito di mettere a disposizione le risorse formative.
“Il politecnico di Torino – racconta Elena Giordano, responsabile del servizio dottorato – offre questo tipo di convenzione (55 attualmente i borsisti), ma anche il dottorato in apprendistato (per i dipendenti delle aziende, ndr) e il progetto in alta formazione finanziato in parte dalla Regione e in parte dal Fondo Sociale Europeo”. Tutte proposte che avvicinano un dottorato al mondo del lavoro, favorendo la sua formazione e, in alcuni casi, la sua futura assunzione a tempo indeterminato in azienda.