Ci occupiamo spesso di sicurezza sul lavoro. Protezioni, come indumenti e copricapo necessari a salvaguardare la salute, ma anche diritti, leggi e sentenze che parlano di una sola cosa: la tutela del dipendente. Oggi però alcuni numeri allarmanti stanno dando una nuova accezione all’idea di sicurezza sul lavoro. Secondo i dati che arrivano dall’Eu-Osha, l’agenzia europea per la sicurezza e la salute sul lavoro, nell’Ue, infatti, oltre un lavoratore su due sostiene che lo stress sia un fenomeno comune nel proprio campo, e quattro su dieci ritengono che non sia gestito adeguatamente. Eppure lo stress è ritenuto la principale causa di assenteismo. Da questo punto parte la campagna europea ‘Helthy Workplaces’. Ecco di cosa si tratta.
Stress da lavoro? Esiste – Condizioni di lavoro insostenibili, ritmi serrati, rapporti con colleghi e capi, possono trasformare l’ufficio in una prigione. E i rischi psicosociali derivanti dallo stress sul luogo di lavoro possono essere a tutti gli effetti trattati in modo sistematico alla pari di qualsiasi altro rischio per la sicurezza e la salute. Lo stress sul lavoro è infatti ritenuto esser causa della maggior parte dei giorni di lavoro persi, al pari di un’influenza o di un incidente n un cantiere. E non solo: lo stress aumenta l’assenteismo, ma anche – sempre secondo i dati dell’Ue -, riduce la produttività delle aziende.
Stiamo parlando del 50-60% delle assenze totali dovute, secondo i dati europei, a sindromi legate allo stress da lavoro, e in particolare alla gestione sbagliata dei capi. “Lo stress – ha spiegato il commissario europeo responsabile di occupazione, affari sociali e inclusione László Andor – è il secondo problema di salute riportato dai lavoratori. È ha una ricaduta economica importante per via dell’assenteismo, ma anche per via del carico di spesa sul sistema sanitario”.
Priorità per l’Europa – Per questo motivo l’Ue ha da poco lanciato una campagna biennale intitolata ‘Insieme per la prevenzione e la gestione dello stress lavoro correlato’. Per ‘Insieme’ s’intende quindi tutte le imprese e i lavoratori, che secondo la Comunità Europea possono gestire e prevenire con successo lo stress e i suoi rischi psicosociali. A lanciare la campagna a Bruxelles erano presenti il commissario europeo per l’Occupazione, Laszlo Andor, il viceministro greco del Lavoro, Vasilis Kegkeroglou e la direttrice dell’Eu-Osha Christa Sedlatschek.
Come si combatte – Tutti hanno sottolineato come, malgrado i costi crescenti dello stress nel luogo di lavoro, attorno ad esso sussistono ancora significativi equivoci e sensibilità: oltre il 40 per cento dei datori di lavoro, infatti, considera ancora i rischi psicosociali più difficili da gestire rispetto ai rischi tradizionali connessi alla sicurezza e alla salute. Invece, secondo quanto afferma la campagna europea, “lo stress lavoro-correlato è una problematica a livello di organizzazione e deve essere affrontata come tale dagli imprenditori”. Inoltre un luogo di lavoro salutare non porta solo a una maggiore produttività, come abbiamo già accennato, ma anche – secondo quanto riferito dall’agenzia Eu-Osha, “alla creazione di pensionati in migliori condizioni generali di salute”.
L’iniziativa – La campagna coinvolge più di 30 paesi e centinaia di organizzazioni. Primo passo il Premio europeo per le buone pratiche, lanciato il 15 aprile scorso, che richiama tutte quelle realtà che stanno attuando con successo misure volte a ridurre e a eliminare lo stress. Sul sito della campagna healthy-workplaces.eu sono già disponibili poi alcuni strumenti per individuare e prevenire il disagio psicosociale e per promuovere efficaci strategie di prevenzione delle più diffuse malattie stress-correlate. Per l’Italia il punto di riferimento è l’Inail. (qui sito:
sicurezzasullavoro.inail.it) . Tra gli eventi anche diversi seminari e conferenze: come quello che si terrà a Firenze il prossimo 11 giugno, in cui si parlerà di stress da lavoro, mobbing e tanto altro.
Per saperne di più: www.healthy-workplaces.eu/it.