Lo stress da lavoro può diventare una vera e propria patologia che si manifesta, solo per fare qualche esempio, con ansia, depressione, insonnia. Secondo un sondaggio d’opinione pubblicato nel 2013 di Eu-Osha e Ipsos Mori, la metà dei lavoratori europei percepisce lo stress come comune sui luoghi di lavoro. Da cosa è provocato e come si può reagire? Ne abbiamo parlato con Alfio Cascioli, psicologo del lavoro e dell’organizzazione, oltre che psicoterapeuta.
Qual è la fonte maggiore di stress in ambito lavorativo?
Sicuramente a metterci in crisi è il cambiamento. Oggi hai un lavoro, domani non ce l’hai più. Tutto avviene in modo così rapido e noi, dal punto di vista psicofisico, non siamo abituati. L’insicurezza, che ognuno si porta dietro dalla nascita, aumenta e se non la si sa gestire si trasforma in stress, in ansia. Il più delle volte poi, i problemi legati all’ambiente lavorativo si riversano nelle relazioni affettive, mentre fino a qualche decennio fa, la famiglia era il luogo in cui ritemprarsi. Ritmi di lavoro sempre più accelerati, la difficoltà degli spostamenti, la burocrazia che porta via tempo fanno il resto.
Ci sono individui più a rischio?
La persona più in crisi oggi è l’uomo. Ha perso la supremazia che aveva nella società e negli affetti. L’uomo che rimane senza lavoro infatti smarrisce l’immagine di se stesso e del suo ruolo di capofamiglia. Le donne invece sono forti di un passato e di un presente di continue battaglie e continue conquiste. Inoltre sono più grintose, più forti.
Come si può reagire a tutto questo?
Come ho scritto nel mio ultimo libro “Omaggio alla fragilità” (Franco Angeli Edizioni), bisogna prendere consapevolezza del nostro essere fragili (lo siamo tutti) e volerci bene anche se ci sentiamo deboli. Il cambiamento è l’occasione per ripensare a chi siamo, al nostro ruolo, per chiederci se prima eravamo veramente soddisfatti e felici. Occorre recuperare il desiderio e la speranza legati alla progettualità. L’esigenza è quella di tornare a guardare lontano.
E le aziende cosa possono fare?
Il recepimento in Italia della direttiva europea sullo stress da lavoro-correlato, che impone alle aziende di valutare e gestire il rischio di stress al loro interno, si riduce quasi sempre ad un’autocertificazione. Quello che deve cambiare è la mentalità di imprenditori e dirigenti. Non serve fare chissà quali investimenti: a volte con una piccola spesa si possono migliorare tante cose. Un esempio: se tante aziende si mettessero insieme e facessero rete non sarebbe così impossibile costruire un asilo vicino al posto di lavoro delle mamme… Perché diminuisca lo stress derivante dalla difficoltà di gestire lavoro e affetti, l’azienda dev’essere famigliarmente aperta. Adriano Olivetti è stato un grande profeta nell’attenzione alla qualità della vita sul posto di lavoro. Ormai è un dato di fatto: il dipendente che sta bene lavora meglio e di conseguenza l’azienda migliora in produttività e competitività.