In Italia è possibile conoscere le regioni e le province che pagano meglio. Nello specifico, Lombardia e Trentino confermano le prime due posizioni sul podio. La Lombardia è al primo posto con una Ral di 31.472 euro, mentre il Trentino-Alto Adige è in seconda posizione con una Ral di 31.136 euro. Il Lazio conquista il 3° gradino del podio: sale di due posizioni scalzando l’Emilia-Romagna che scivola al quarto posto, subito sopra la Liguria e il Piemonte. E’ questo il quadro che emerge dal Jp Geography Index, la classifica redatta dall’Osservatorio JobPricing delle province italiane, ordinate sulla base della retribuzione media rilevata.
I dati. Diminuiscono di 1 e scendono a 8 le regioni che pagano più del mercato – prosegue l’Osservatorio JobPricing -. Scivola sotto la media la Val d’Aosta che perde 1,3 punti percentuali. In fondo alla classifica si scambiano di posto Basilicata e Calabria. La Calabria (25.083) si avvicenda in classifica con la Basilicata (24.495), unica regione che sfonda il pavimento dei 25.000 euro lordi annui medi. La prima sale al penultimo posto, la seconda scende all’ultimo.
Milano resta in prima posizione. Grazie a una Ral di 33.948 euro, Milano stacca di quasi 2.000 euro la seconda in classifica e di quasi 4600 euro la media nazionale. Si scambiano – rileva l’Osservatorio JobPricing – il secondo e il terzo posto. Conquista l’argento Bolzano (Ral di 32.088 euro) scavalcando Monza-Brianza che quest’anno si accontenta di un bronzo (Ral 31.688 euro).
Scalata verticale per Salerno che guadagna 15 posizioni in classifica: Salerno registra il trend positivo più importante e si posiziona in 55° posizione con una Ral di 27.519 euro (comunque ancora sotto la media nazionale). A seguire, sono di Chieti e Teramo le performance migliori (salgono di tredici posizioni e si posizionano rispettivamente in 64° e 72° posizione – sottolinea l’Osservatorio JobPricing – In picchiata Viterbo che perde 15 posizioni: Precipita in 90° posizione con una RAL di 25.676 € e 12.3 punti percentuali in meno alla media di mercato. A seguire Lucca e Bari (-14 posizioni per Lucca che scende in 44° posizione e -13 posizioni per Bari che scende in 76°).
Entra nella top 10 Trieste che guadagna 6 posizioni, esce Lecco che ne perde 8. Trieste con 31.262 raggiunge il settimo posto in classifica, mentre Lecco con 29.973 si ritrova in 17^ posizione – emerge dalla classifica – . Sono tutte al sud le province con le retribuzioni più basse. Partendo dall’ultima in classifica (Nuoro, posizione 107) e risalendo, si incontra una provincia non del Sud solo dopo 25 posizioni (Fermo, posizione 82). Sono tutte al nord le province con le retribuzioni più alte: ad eccezione di Roma (8° posto), che è però un mercato a parte, come Milano al nord, le prime 20 province in classifica sono tutte al Nord e solo al 21° posto si incontra la prima del centro Italia(Firenze).
Tutte le province del Sud pagano meno della media di mercato: il dato negativo delle regioni del Sud – evidenzia l’Osservatorio JobPricing – appare ulteriormente aggravato analizzando le province. Nessuna provincia in Puglia, Molise, Basilicata, Calabria, Sicilia e Sardegna ha retribuzioni in linea col mercato e la distanza minima (Salerno) è di oltre 1.800 euro lordi annui.
La situazione in Piemonte e non solo. In 7 regioni non è la provincia del capoluogo quella dove si guadagna meglio. Novara batte Torino in Piemonte (12°-13°); Bolzano batte Trento in Trentino (2° -16°); tutte le province in Veneto – prosegue l’Osservatorio JobPricing – battono Venezia (dal 14° al36° contro 37°); Pesaro e Urbino batte Ancona nella Marche (39°-40°); Terni batte Perugia in Umbria (70°-78°); Salerno batte Napoli (55°-62°); Matera batte Potenza in Basilicata (92°-103°).
“In un paese come l’Italia – spiega Alessandro Fiorelli, ceo di Jobpricing – le differenze territoriali hanno un impatto significativo in termini di mercato retributivo e il divario Nord-Sud resta un problema gravissimo. Un gap di circa 7.000 euro lordi separa Lombardia (al top della classifica) e Basilicata (nell’ultima posizione del ranking regionale). Vuol dire un delta superiore al 20%.
Il confronto. “Se poi prendiamo la provincia con le retribuzioni maggiori (Milano) e quella con le retribuzioni peggiori (Nuoro) – aggiunge Fiorelli – il delta è addirittura di 10.500 euro, cioè il 44% circa. Differenze così significative, si possono leggere, da un lato, in ragione dell’eterogeneità del tessuto economico (i settori e le aziende con le retribuzioni più elevate sono concentrati al Nord), dall’alto, alla luce del noto problema del lavoro irregolare, che colpisce soprattutto il Sud, non soltanto per quanto concerne il “nero”, ma anche per quel che riguarda l’insufficiente compliance rispetto ai minimi tabellari previsti dai CCNL: si stima che oltre il 10% dei lavoratori sia pagato sotto il minimo contrattuale.
Le conseguenze. “Naturalmente – conclude – quest’ultimo aspetto crea una forte distorsione nel meccanismo di determinazione del ‘prezzo’ del lavoro nel mercato, che tende a penalizzare ulteriormente territori già deboli in termini produttivi e occupazionali”