Automatizzare i processi per la gestione del marketing online (canali social, sito web, email marketing) e collegarli tra di loro, senza dover ricorrere a operazioni manuali: è questo l’obiettivo di Stamplay, startup fondata nel 2012 da Nicola Mattina (nella foto) e Giuliano Iacobelli.
“La nostra impresa è nata all’inizio del 2012 – spiega Nicola – dopo un lungo percorso in cui abbiamo posto al centro la sperimentazione, per capire in che direzione andare e su cosa focalizzarci. Una volta scelta la linea da seguire, quindi, abbiamo dato forma al progetto su cui stiamo ancora lavorando, mentre il nostro team continua a crescere. Al momento, infatti, siamo in sei persone, ma ci stanno raggiungendo altre figure professionali e in particolare stiamo cercando di creare un buon reparto marketing.”
Le difficoltà legate alla nascita di una startup – “Creare un’impresa da zero è faticoso – continua Nicola – e si va incontro a difficoltà sia di carattere generale che specifiche.
In generale, se stai creando una startup sai da subito che non c’è nulla di sicuro, ti trovi davanti a qualcosa che stai scoprendo giorno dopo giorno e devi creare delle situazioni per fare accedere determinate cose, determinate occasioni. Devi essere disposto a sperimentare e, soprattutto, devi essere disponibile a cambiare idea se le cose che hai in mente non funzionano. Il percorso, quindi, non è semplice e vai incontro a qualcosa di non standardizzato, ma in cambiamento continuo. E si tratta di cambiamenti veloci. Tutto questo mix crea una serie di problemi, insicurezze, ansie, a cui si aggiunge il fatto che spesso le persone non capiscono quello che fai e credono che tu stia solo perdendo tempo.
Nello specifico, invece, noi stiamo portando avanti un progetto molto complesso e questo provoca delle problematiche nel reperimento di capitali. Fino ad ora in Stamplay sono stati investiti intorno ai 150mila euro e di questi la maggior parte proviene dalle nostre tasche (e da un business angel che ha preso una piccola quota). Dagli investitori più istituzionali, invece, ci siamo sentiti dire: “Si tratta di un progetto, troppo costoso, troppo difficile”; e inevitabilmente questo aggiunge un ulteriore livello di complessità.”
Cosa significa creare una propria impresa innovativa? “L’aspetto positivo principale è legato al fatto che se crei una tua impresa fai quello che ti piace e ti diverti – afferma Nicola – Credo sia anche una questione di attitudine: io amo studiare e realizzare cose nuove e quindi dare vita a una mia creatura imprenditoriale è stata una scelta obbligata. Ed è splendido vedere i risultati che si ottengono se si lavora con una certa mentalità e con tanto impegno: ad esempio, ora siamo incubati in Seedcamp, che è il principale acceleratore europeo, e abbiamo iniziato un percorso che ci vede con la produzione in Italia e il resto dell’azienda all’estero. Nella nostra prospettiva c’è prima di tutto l’Inghilterra e poi tra un anno gli Stati Uniti. Abbiamo scelto di mantenere la produzione in Italia, ma pensiamo all’azienda come se fosse internazionale, con il centro del proprio business fuori dal territorio italiano.
In tutto questo uno degli aspetti principali è stato la scelta del team, che è sempre una decisione complicata ed è di fondamentale importanza, soprattutto nelle fasi iniziali. Abbiamo scelto degli sviluppatori giovanissimi e con loro siamo riusciti a fare qualcosa che non è da tutti, qualcosa che stupisce anche i profili senior.
Mi piace ricordare che “Le persone che fanno le cose sono quelle che non sanno che è impossibile farle”: ci sono cose, infatti, che vengono ritenute difficili o impossibili, finché non arriva qualcuno che non lo sapeva e, quindi, le fa. Lavorare con ragazzi giovani, che non sono stati influenzati e condizionati da organizzazioni aziendali e dall’idea che se una cosa che è troppo difficile allora è meglio non farla, offre un grande valore aggiunto.”
Un consiglio e una speranza – “Se non ci togliamo di dosso l’idea provinciale di fare startup per il mercato italiano non andiamo da nessuna parte – conclude Nicola – Io sono convinto che questo tipo di industria, ovvero quella delle startup digitali, è un settore in cui si compete sempre globalmente e per questo non si può immaginare una startup chiusa e focalizzata solo sul territorio italiano. Bisogna creare aziende in ottica europea, dando a ognuna di loro una struttura europea, ed è necessario essere connessi almeno a Londra e a Berlino.
Non ci sono capitali in Italia? Bene, bisogna andare a prenderli all’estero, anche se è più faticoso, ma è fattibile.”