Le tensioni internazionali e un’inflazione sempre più forte hanno portato a un aumento dei prezzi senza precedenti. Ma il vero problema è che se anche oggi tutto costa di più, gli stipendi sono rimasti fermi. Gli italiani stanno, dunque, perdendo potere d’acquisto, nei fatti si stanno impoverendo. Proprio per questo sempre più persone sono a caccia della seconda entrata.
Ma bisogna stare parecchio in guardia. Sì, perché online ci sono tante “sirene” che promettono guadagni facili, quando invece la realtà è molto diversa. Secondo l’imprenditore Stefano Lokar Pignatari, CEO dell’azienda di formazione Plutonis “oggi la maggioranza delle opportunità per crearsi un secondo reddito presentano più rischi che benefici. Se non si sta attenti, c’è il rischio di bruciare in poco tempo i risparmi di una vita. Attività come aprire un’e-commerce o entrare in un network richiedono un investimento importante di tempo e spesso anche di denaro”.
All’apparenza, secondo Pignatari, “sembra tutto semplice, a portata di mano, ma in concreto 97 persone su 100 falliscono. Molte di quelle attività, poi, sono ai limiti della legalità. Inoltre, c’è il problema del Fisco. Ciò significa che anche quei pochi che riescono a crearsi una seconda entrata, alla fine, devono versare oltre il 60% in tasse e imposte.” “La soluzione più intelligente – spiega ancora Pignatari – è investire come fanno gli Hedge Funds. In pratica, loro usano uno strumento chiamato Opzioni Vanilla, che consente di ottenere un profitto ogni 4 settimane, grazie a un investimento di tipo non direzionale. In questo modo si guadagna quando il mercato sale, quando scende entro un limite prestabilito e quando rimane stabile. A differenza dei rischiosi metodi di trading usati nella bassa finanza, ad alti livelli si punta a tenere sotto controllo il rischio e a generare un guadagno costante. Oggi grazie alla tecnologia, anche le persone comuni possono investire in questo modo e crearsi così una seconda entrata, anche partendo da un capitale contenuto. Aggiungiamo poi che i redditi generati grazie al mercato azionario godono di una tassazione agevolata. Si paga un’imposta unica sul capital gain del 26% e il resto del denaro è disponibile nel proprio conto corrente personale. In sostanza – chiosa l’imprenditore – mentre con il reddito da lavoro, ogni mille euro circa 600 euro vanno allo Stato e solo 400 nelle tasche del lavoratore, quando si investe su mille euro di profitto si pagano al Fisco solo 260 euro, mentre i rimanenti 740 finiscono puliti nelle casse dell’investitore”.
Purtroppo l’Italia, secondo una ricerca di Picket AM e Finer Explorer, è penultima tra i Paesi OCSE nell’educazione finanziaria. Nel 2020 il nostro Paese è arrivato al 25esimo posto su un gruppo di 26 Stati. “E questa arretratezza gli italiani rischiano di pagarla molto cara. Perché mentre in passato bastava investire nei classici BOT per ottenere dei buoni rendimenti e stare sereni, oggi le condizioni macroeconomiche sono cambiate profondamente”.
Secondo gli ultimi dati, gli investitori in Italia sono circa 7 milioni gli italiani, ma questo dato è destinato ad aumentare sempre di più. “Proprio per questo – conclude Pignatari – è necessario elevare il livello di educazione finanziaria, così da investire in modo consapevole, proteggere il proprio potere d’acquisto e mantenere il proprio stile di vita”.