La sicurezza sul lavoro passa anche dall’utilizzo di indumenti di protezione in diversi campi, come gli operatori sanitari che operano in prima linea in situazioni a rischio per salute. La Indutex SpA è un’azienda italiana leader mondiale nella produzione di indumenti a protezione chimica, biologica e nucleatr. Abbiamo intervista Paolo Maria Rossin, General Manager dell’azienda di Corbetta (Milano).
A distanza di diversi mesi dall’emergenza ebola che ha preoccupato il mondo intero, oltre il continente africano, possiamo tracciare un bilancio. Soprattutto capire in che modo l’utilizzo di abiti da lavoro adeguati ha permesso di proteggere chi ha lavorato a stretto contatto con il virus. L’italiana Indutex è stata la principale fornitrice di questi abiti, giusto? Che bilancio traccia?
Indutex è stata fra i pochi e selezionatissimi produttori di indumenti che ha gestito, con la sua produzione, la protezione degli operatori sanitari impegnati in prima linea in Africa per combattere il virus. Quello di Ebola è stata una grande sfida poiché si è visto per la prima volta un massiccio utilizzo di indumenti di protezione, unica efficace barriera per gli operatori. I prodotti Indutex in più si sono dimostrati essere particolarmente efficaci e resistenti non avendo avuto nessun caso di rottura durante l’utilizzo e nessun conseguente caso di operatore contaminato da Virus Ebola.
Dal punto di vista di chi lavora a contatto con virus molto letali a prescindere dal caso ebola, come siamo messi in generale, in Italia, in Europa e nei paesi a rischio con i quali lavorate quotidianamente? Gli addetti sono adeguatamente protetti?
Possiamo chiaramente affermare che Ebola ha contribuito a formare le coscienze degli operatori del settore che sono passati dal considerare gli indumenti non solo più solo come un mezzo per non sporcarsi ma un vero e proprio dispositivo di protezione individuale. Abbiamo gestito con successo sia la fornitura ai centri di trattamento italiani (che tra l’altro erano già da anni attrezzati e formati all’uopo) sia la fornitura ai centri di trattamento spagnoli ed inglesi in occasione dei primi casi Ebola in Europa. Possiamo quindi affermare che questa contingente emergenza è servita come esperienza formativa di come sia importante la preparazione e la selezione dei corretti DPI
C’è un problema di sicurezza e di rispetto di tutte le norme rispetto alla produzione di abiti da lavoro per la protezione dai vari rischi? In altre parole, vista la concorrenza cinese molto agguerrita e non sempre lineare, il pericolo di acquistare indumenti “poco sicuri” spinti dall’esigenza di risparmiare è reale?
Siamo sempre a rischio “imitazione” ma devo anche rilevare che in questo caso le produzioni asiatiche sono state soltanto quelle gestite da major di mercato e che la concorrenza basata solo sul prezzo ha lasciato il posto ai prodotti qualitativamente più rilevanti.
Assistiamo quotidianamente allo sbarco di migliaia di clandestini che fuggono da paesi in guerra o da situazioni di forte disagio sociale. C’è il rischio che questi grandi flussi, spesso senza nessun controllo, siano veicolo di malattie che potrebbero contagiare in prima istanza coloro che prestano i primi soccorsi come gli uomini e le donne della Marina Militare e della capitaneria di porto oltre a coloro che gestiscono i centri di accoglienza? Siamo ben attrezzati da questo punto di vista anche con indumenti adeguati? Alcuni giornali hanno parlato anche di rischio TBC (tubercolosi) in passato debellata ma che sta tornado a crescere. Sono sufficienti solo mascherine e guanti in lattice?
Per questi tipi di rischio vale quanto detto prima per gli operatori sanitari. Il personale impegnato in prima linea nell’emergenza immigrazione è dotato di DPI che in parte vengono forniti anche dalla nostra azienda.
Per far fronte all’emergenza Ebola avete realizzato importanti investimenti per garantire le tante forniture richieste. Passata l’emergenza cosa rimane di questi investimenti che hanno portato all’assunzione di moti lavoratori?
In questo momento stiamo ancora sfruttando l’onda lunga di Ebola, anche se tutto ci fa presagire che nel 2016 dovremo rivedere e ristrutturare la nostra capacità produttiva. Contiamo, tuttuavia, sulla nostra elasticità produttiva per poter trovare il giusto equilibrio e scongiurare o per lo meno limitare al massimo eventuali esuberi.