Di anni ne ha 24, di determinazione tanta. Silvia Burigana (nella foto) è una giovane fashion designer romana: un diploma all’Istituto Europeo di Design di Roma, un brand di abbigliamento tutto suo, SuBlimen, una partecipazione televisiva al talent show Project Runway, ma soprattutto un progetto che porta avanti con ambizione e convinzione, Sed, ovvero Store for emerging designers, www.sedstore.it. Ma partiamo dall’inizio della sua storia.
Dalla prima collezione all’idea di una start-up – “Dopo la laurea non riuscivo a trovare uno stage e mi rifiutavo di stare con le mani in mano – ci racconta Silvia – Così ho deciso di produrre la mia prima collezione prêt-à-porter donna, Pura Opulenza, partendo dai prototipi che avevo creato per la mia tesi e dando fondo ai risparmi che avevo messo da parte fin dal primo anno di Ied”. Silvia disegna modelli e carta modelli, per confezionarli si affida a un sarto, per lanciarli contatta alcune agenzie che la fanno sfilare a Roma, Firenze e Milano. “La mia prima esigenza era quella di testare il mio prodotto, di capire se poteva piacere alla gente e quale poteva essere il mio target. Quando, dopo una sfilata, la proprietaria di un negozio di Como mi ha chiesto di lasciarle l’intera collezione in conto vendita mi sembrava di essere sulla luna. In realtà mi sono accorta in fretta che in questo modo non avevo un grande margine di guadagno e che faticavo a trovare altri negozi disposti a mettere in vetrina la mia collezione, un po’ perché avrebbero dovuto vendere i capi con un grosso ricarico, un po’ perché in molti non volevano rischiare un investimento con uno stilista emergente”. Come fare allora per risolvere un problema di visibilità che di sicuro accomunava molti giovani stilisti come lei? Silvia inizia a fare alcune ricerche ed è quando scopre dell’esistenza negli Stati Uniti di alcuni temporary store dedicati ai designer che le si accende una lampadina.
Cos’è Sed – L’idea è quella di creare uno spazio dove i giovani designer possano incontrare il pubblico, qualcosa che vada oltre il semplice negozio e che diventi invece anche un laboratorio creativo, una galleria d’arte. A un anno di distanza dalla sua prima collezione, ecco che Silvia dà vita a Sed: “Nel mio store trovano visibilità 15 designer, sette fissi e sette che ruotano ogni due mesi, che creano abbigliamento, accessori, arredamento. Li seleziono io personalmente e il loro vantaggio, oltre a quello di avere la possibilità di incontrare il pubblico e quindi di testare la loro creatività, è quello di esporre con un affitto agevolato e con un basso ricarico sulle creazioni”. I prodotti esposti da Sed incontrano tutti i gusti e tutti i portafogli (“da noi entra la ragazza giovane che cerca un abito da 20 euro o la signora che vuole un capo più importante”), sono fatti a mano in Italia (“in quasi tutti i casi anche con tessuti e pellami italiani”) e vengono replicati in piccole serie, così da essere quasi pezzi unici.
Obiettivi di stile – Silvia aveva grandi aspettative sulla partecipazione al talent show Project Runway (in onda su FoxLife da marzo e da cui è stata recentemente eliminata), aspettative che però sono state deluse: “Pensavo sarebbe stato come la versione americana, invece mi sono ritrovata ad avere esigenze diverse da quelle della produzione. Loro erano interessati al personaggio, allo spettacolo, io invece a fare il mio lavoro”. Il concetto delle collezioni di Silvia è quello di creare abiti atemporali e di non seguire le tendenze: “Devi poter guardare un capo creato oggi a distanza di qualche anno senza pensare che sia vecchio”. La giovane fashion designer si è data due anni di tempo per sfondare: “Per ora quello che guadagno lo reinvesto. Voglio riuscire a portare il mio brand e Sed all’estero. Non posso sbagliare”