Duecento uffici esaminati in otto diversi Paesi: il risultato? L’aria indoor è più inquinata che quella esterna. Lo dice una ricerca condotta dal Cnr nell’ambito del progetto europeo “OfficAirproject” dedicata a comprendere e ridurre i rischi per la salute conseguenti all’esposizione agli inquinanti dell’aria nei moderni ambienti di lavoro.
“Nei Paesi dell’Europa sarà sempre maggiore la percentuale di popolazione impiegata nei servizi piuttosto che nell’agricoltura e nell’industria e che quindi frequenterà quotidianamente gli uffici – ci spiega Rosanna Mabilia del dipartimento di Scienze bio-agroalimentari del Cnr – Ma il livello di salubrità dell’aria negli ambienti confinati non è ancora stato ben documentato dunque si è resa necessaria questa indagine per giungere a dei primi dati concreti da cui partire. L’Europa si è fidata della nostra esperienza e ha affidato al nostro centro di ricerca il compito di analizzare i campioni prelevati”.
Metodo di indagine – Italia, Francia, Finlandia, Olanda, Ungheria, Grecia, Spagna e Portogallo sono i Paesi dove è stata condotta la ricerca e scelti per diversità geografica e meteorologica. In ognuno di questi sono stati effettuati test, sia in inverno che in estate, in diversi ambienti di lavoro, dalle banche ai centri di ricerca, tutti costruiti da meno di dieci anni e con sistemi simili di climatizzazione, ventilazione e illuminazione. L’indagine ha interessato dieci tipi di composti indicati dall’Oms come inquinanti più altre 30 sostanze aggiunte dal Cnr ampliando la gamma. E i risultati ottenuti da 1.500 campioni analizzati non hanno lasciato dubbi sull’inquinamento dell’aria indoor.
Gli agenti inquinanti – Se non ci avete mai pensato ora è il momento di farlo. Cosa si respira negli uffici? I test effettuati hanno riscontrato, per esempio, presenza di formaldeide e benzene, sostanze riconosciute come cancerogene. Per quanto riguarda la formaldeide, secondo le linee guida dell’ WHO (2010), il limite di esposizione, sia per effetti cancerogeni che per effetti legati all’irritazione sensoriale, è 0,1mg/m3. I valori indoor riscontrati sono ancora lontani da questa soglia, ma sono comunque notevoli.
Quali sono le fonti di inquinamento? “Per esempio le colle e le vernici degli arredi, ma anche i prodotti per le pulizie. Inoltre sono state rilevate sostanze come i terpeni che di per sé non sono inquinanti, ma che lo diventano reagendo con altri elementi”.
Come intervenire – “Abbiamo condotto un esperimento. In due stanze dalle medesime condizioni di partenza sono stati effettuati i test prima e dopo la pulizia: in quella dove erano stati utilizzati solo acqua e detergenti a bassa emissione o con nuove formulazioni, l’inquinamento si riduceva già di moltissimo”. Fare attenzione ai detergenti è già un primo passo dunque, insieme a quello di mettere in pratica alcuni semplici accorgimenti come aprire le finestre ogni tanto”. C’è infine un altro studio su cui si sta lavorando, ci rivela la dottoressa, e che riguarda le piante: “Oltre ad assorbire anidride carbonica favorendo la performance dei lavoratori, sembrerebbe che alcune specie siano in grado di assorbire anche certe tipologie di agenti inquinanti. Ma è ancora tutto da verificare e approfondire”.