“Mi sono accorta che avevo un blocco a lavorare la pelle perché andava contro la mia filosofia (sono vegeteriana) e ho iniziato a informarmi sempre di più sulla moda sostenibile – racconta Marta Antonelli, 27 anni e un diploma allo Ied di Roma in Fashion Design – Un giorno mentre sfogliavo una rivista ho visto la foto di uno stivale in pitone e ho pensato che si poteva ottenere lo stesso effetto a scaglie lavorando il legno”. Marta parla dell’idea con il papà Marcello, un ex dirigente del settore tessile, che la accoglie con entusiasmo, anzi, fa di più: inizia a girare per laboratori in cerca di qualcuno che credesse nel prodotto e riuscisse a realizzarlo.
“All’inizio non ci prendevano sul serio, poi abbiamo trovato una persona che ci ha aiutato e dopo circa sei mesi avevamo in mano i primi prototipi”. La tecnica è quella di un materiale a tre strati, il tessuto, la colla e il legno, quest’ultimo inciso in modo leggero da un laser. Alla fine della lavorazione il legno (di noce, frassino, betulla) non sembra tale, ma si presenta così morbido da apparire come pelle. Marta e suo padre brevettano l’idea, fondano la società My Mantra www.mymantrasrl.com e producono la prima linea di borse, Ligneah, per mostrare come utilizzare il materiale. La presentano a Milano, a Parigi e ottenono i primi riscontri positivi. Le borse in fibra di legno(che portano i nomi delle ninfe della mitologia greca e presentano quattro tipologie di trame) si possono acquistare ora online dal sito (una shopper costa circa 290 euro), ma anche presso i rivenditori nazionali e internazionali. “Il coraggio è fondamentale: bisogna inventarsi il proprio lavoro, uscire dalla righe, osare, fare la differenza. Creare gruppi con altri ragazzi, compagni di università o colleghi, è un aiuto, un confronto. Per me, all’inizio di quest’avventura, è stato importante sentire che mio papà mi aveva preso sul serio. Adesso ci facciamo sempre forza l’uno con l’altro”.
Flavia Sbrolli invece è la titolare di RUBERlab, un laboratorio sperimentale ecosostenibile, di tinture naturali per abbigliamento a Terni. Tutto è iniziato dalla tesi con cui si è diplomata allo Ied di Roma in Fashion Design: “Avevo svolto un lavoro sperimentale sulle tinte naturali riscoprendo le antiche ricette di creazione dei colori. Dopo tre giorni dalla laurea sono stata contattata per una collaborazione nella creazione di t-shirt”.
Presto Flavia inizia a lavorare anche a una sua linea di maxi maglie e abitini in cotone biologico con il cerchio come elemento decorativo: la Dyeing Revolution riscontra i primi successi agli eventi di moda da Milano e Londra e alla fiere sull’ecosostenibilità. L’ultima collezione di RUBERlab per la primavera/estate 2014, Be Bop Blue, è prodotta con tinture alla frutta. Tutto, dal packaging all’etichetta, è realizzato rispettando la natura. L’abbigliamento di Flavia si trova on line e nello showroom di Terni, mentre nel laboratorio si continua a sperimentare: “Insieme a mia sorella che ha fatto studi classici ho tradotto un intero ricettario di Plinio”- racconta – Si deve tenere duro e portare avanti i propri ideali e le proprie convinzioni, magari svolgendo anche altri lavori nel frattempo: prima o poi i sogni si realizzano”.