I sindacati pensano a nuove decise forme di mobilitazione dopo la “rottura” con la ministra Lucia Azzolina consumata sul delicato tema dei concorsi per gli insegnanti e sulla promulgazione dei bandi, la cui partenza era stata promessa a Febbraio. I sindacati si dicono “del tutto insoddisfatti” per l’esito delle trattative e denunciano che sono state respinte le loro richieste principali, soprattutto quelle che riguardano reclutamento e abilitazioni.
Dal Miur esprimono “stupore” per la posizione espressa dalle organizzazioni sindacali al termine del tavolo tecnico, “a fronte di un governo che sta per assumere quasi 70mila docenti attraverso i vari bandi di concorso in preparazione. Bandi che devono partire subito per consentire le immissioni in ruolo”.
Tra i punti di rottura, c’è il ‘no’ alla richiesta dei sindacati di una banca dati sui testi dei concorsi, cioè alla prepubblicazione dei quesiti oggetto dello scritto. Una modalità adottata in tanti altri concorsi ma rifiutata dal Miur. I sindacati contestano inoltre la prova scritta che prevedeva 80 quesiti a cui rispondere in 80 minuti di tempo, poi scesi a 70: comunque troppi secondo i sindacati.
Altro motivo di divisione è sulla richiesta dei sindacati di permettere che gli specializzati o specializzandi sul sostegno possano partecipare al concorso straordinario anche se insegnano in un ordine di scuola diverso dalla secondaria, una proposta a cui il Miur è contraio. Il Miur ha anche bocciato le richieste sui concorsi ordinari per la secondaria, la primaria e l’infanzia. I sindacati chiedevano di eliminare la prova preselettiva, o di “definire il voto minimo per il superamento dell’eventuale prova preselettiva”.
Per Cgil, Cisl, Uil, Gilda e Snals “l’amministrazione ha risposto con una chiusura totale su tutte le principali questioni politiche che abbiamo sollevato e non ha mostrato nessun interesse a individuare soluzioni: a questo punto si fa sempre più concreto un ritorno alla mobilitazione”.