Suona la sveglia. Balziamo dalla sedia o dal divanetto d’ufficio. Siamo già al lavoro, un pensiero in meno. Evitiamo così la scena de “Il primo tragico Fantozzi”che dopo anni 16 anni di “esperimenti e perfezionamenti continui” era riuscito a rosicchiare minuti di sonno preziosi, riducendosi a prendere il “caffè e latte con pettinata incorporata e spazzolata dentifricio su sapore caffè” per poi prendere l’autobus al volo – nella mitica scena iniziale – trascinando rovinosamente sull’asfalto tutti i passeggeri. Dopo l’amaro risveglio la pausa pranzo volge al termine mentre ci aspetta ancora un pomeriggio intero in ufficio.
La domanda ora è: come affronteremo la mole di lavoro restante? Vi sono due scuole di pensiero al riguardo. La più conservatrice e bacchettona – continuando l’allegoria fantozziana – del “Mega Direttore Galattico Duca Conte Balab”vieta il riposino sul posto di lavoro, concepito come luogo di efficienza, dove il lavoratore deve mantenere un rendimento costante per non abbassare la media aziendale. La più democratica e innovativa, invece, non solo non vieta, anzi incentiva la pennichella, curandosi dell’effettivo rendimento senza legarlo ad orari vincolanti per il lavoratore.
I benefici del pisolino in ufficio. Difficile capire chi abbia ragione, avremmo detto fino a qualche tempo fa. Oggi l’astiosa contesa fra impiegato e capo ufficio può ottenere una soluzione d’arbitrato; diverse sono, infatti, le ricerche sul campo. Precursori gli Israeliani, quando già nel 2008, con alcuni studi svolti all’Università di Haifa, evidenziavano i benefici del pisolino in ufficio. Coloro che avevano riposato avevano prestazioni decisamente migliori rispetto ai propri colleghi, con punte d’efficienza del 20% – 30% in più. Altre ricerche hanno riportato dati incoraggianti, come nel caso della Berkley University. I lavoratori testati da Matthew Walker e la squadra walkerlab.berkeley.edu hanno registrato un significativo aumento della capacità di apprendimento e della memoria a breve termine dovuto a una pennichella di 20 minuti.
Dormire aiuta dunque la memoria. Il cervello immagazzina meglio nuovi dati durante la fase REM (Rapid Eye Movement) del sonno, proprio come a un PC o Netbook la pulizia della RAM (Random Access Memory) aiuta lo svolgimento di più compiti assegnati alla CPU. Anche in Italia “il tema è diventato una scienza” come sostiene Fabio Cirignotta, direttore del reparto di Neurologia del Policlinico Sant’Orsola-Malpighi di Bologna. L’orario migliore sarebbe dalle 14 alle 16, momento in cui “c’è un calo fisiologico della vigilanza”. Un riposino di 10-20 minuti aiuta a mantenere alta la soglia d’attenzione, 30 minuti affinano i sensi e migliorano la memoria. Un’ora contribuisce ad essere più attenti e 90 minuti danno una spinta alla creatività. Sembrerebbe una parabola crescente di piacere, ma “si deve prestare attenzione alle conseguenze negative sul sonno notturno”; per questo meglio riposare 30 minuti al massimo, meglio vestiti e sul divano, per riprendere le attività lasciate in sospeso.
Il pisolino aiuta la salute? Ci sorgono dunque dei dubbi sulla questione salute, così confrontiamo i risultati di alcune ricerche. I greci, con uno studio dell’Università di Atene, sostengono che la pennichella pomeridiana riduca l’infarto e l’ictus, come concordano i ricercatori dell’Allegheny College della Pennsylvania, in uno studio pubblicato dal Journal of Behavioural Medine. Bastian contrari, gli scienziati dell’Università di Huazong, in Cina, i quali sostengono che chi sonnecchia per più di 30 minuti può aumentare il rischio di sviluppare il diabete di tipo due, aumentando inoltre pressione alta e colesterolo. Non allarmiamo i lettori. Bisogna tenere conto, ovviamente, di altri fattori quali la totale pigrizia motoria, la cattiva alimentazione e un uso smoderato di fumo e alcool. Ma qual ora vi riconosciate nella descrizione è bene iniziare a porsi qualche domanda.
Ma qual’è la situazione reale nelle aziende?La National Sleep Foundation, nel 2011, ha fotografato il fenomeno negli Stati Uniti, dove il 34% degli americani poteva appisolarsi al lavoro, mentre il 16% disponeva addirittura di stanze appositamente dedicate al relax. “Quale imprenditore rinuncerebbe a questi aumenti della produttività?” Si è domandato Mark Rosekind, ex ricercatore della NASA, dove già da tempo venivano sperimentate queste “soste rigeneranti” durante gli allenamenti degli astronauti. Dopo l’esperienza alla NASA, Rosekind fonda la Alertness Solutions, società californiana che si occupa di diffondere fra i manager la cultura del pisolino. Creare lavoro laddove gli altri dormono, un esempio di creatività imprenditoriale da seguire.
Preso piede nella Silicon Valley, questa sana (ormai possiamo dirlo) abitudine si è diffusa a macchia d’olio fra giganti come Cisco, Google, Procter & Gamble e la City Bank. Nel Vecchio Continente la pennichella in “nap room” sta conquistando il proprio spazio all’interno delle maggiori multinazionali, mentre in Italia la siesta in ufficio stenta ancora a consolidarsi, forse per lo stereotipo di pigrizia e inefficienza a cui è ancora legata. Fatto sta che le stesse aziende che all’estero permettono di risposarsi, nelle rispettive sedi italiane non consentano altrettanto, fatta eccezione per Google Italia. Un’ingiustizia che un caparbio lavoratore potrebbe legarsi al dito, schiacciando il conteso pisolino come un sindacalista in lotta nella propria azienda. Ma quali sarebbero le conseguenze di un gesto simile?
La Corte di Cassazione italiana si è espressa in favore della difesa del riposo. Con la sentenza n.6437 del 2010, la suprema Corte ha sentenziato che “un pisolino sul posto lavoro – se si tratta di episodio e non di malsana abitudine – non rappresenta una giusta causa di licenziamento”. Un piccolo passo verso quella che ancora non è vista, né concepita, come parte integrante del lavoro. Quindi se vi addormentate in ufficio non rischiate grosso, al massimo un richiamo, ma se puntate allo scatto di carriera alla Fantocci ebbene scordatevi di arredare l’ufficio con “la pianta di ficus, simbolo del potere”, di appendere dietro di voi alla parete “quadro naif jugoslavo”, ma soprattutto, se puntate in alto alla dirigenza, dimenticate di sedervi sulla vostra “poltrona in pelle umana”.