Cosa succederà , a livello lavorativo, dopo l’emergenza Coronavirus? Cosa si aspettano i dipendenti dalle aziende? Che timori hanno? Vogliono tornare in ufficio o preferirebbero continuare a lavorare da casa come hanno fatto in questi mesi? Sono queste alcune delle domande a cui EasyHunters, prima società di ricerca e selezione con un Digital Operating Process, ha provato a dare una risposta con un sondaggio condotto tra circa 13.000 lavoratori di aziende di ogni settore, di ogni grandezza e con livelli di esperienza eterogenei.
“Quello che sta accadendo, a livello sanitario ed economico, è davvero senza precedenti. Le aziende – spiega Francesca Contardi, Managing Director di EasyHunters – si sono trovate, quasi da un giorno all’altro, a far lavorare i propri dipendenti e collaboratori da remoto senza aver mai sperimentato prima questa modalità , con procedure e dinamiche nuove per tutti. Ora che la Fase 2 è iniziata, ci troviamo a dover ragionare sul futuro sia a livello organizzativo e pratico sia a livello manageriale. E per farlo non possiamo permetterci di ignorare ciò che si aspetta chi lavora con/per noi.
“Per questo motivo abbiamo deciso di chiedere direttamente ai lavoratori se sono pronti a tornare in ufficio, quali timori hanno e cosa vorrebbero in futuro. Il primo dato che emerge dall’indagine – continua – è la spaccatura netta tra chi vuole rientrare (il 44%) e chi preferirebbe rimanere a casa (56%). Di quest’ultimo gruppo, il 32,3% vorrebbe rientrare appena ricevuta una comunicazione ufficiale dal governo, il 31,5% a settembre e il 29,8 tra giugno e luglio”.
Quali sono le paure dei lavoratori? Il timore principale è nella presenza di colleghi asintomatici (64,7%), seguito dalla possibilità di contagiarsi prendendo i mezzi pubblici (40%). Per risolvere questo problema, quindi, la maggior parte delle persone ha dichiarato che userà l’auto privata (68,9%), il 4,9% le biciclette e il 13% circa si sposterà a piedi (13,6%) o con i mezzi pubblici (12,6%). Nessuno, infine, opterà per car sharing o sistemi simili.
I dati. “Io credo – aggiunge Contardi – che questa esperienza ci abbia insegnato che lavorare in smart working sia davvero fattibile. Molti (l’83%) vorrebbero avere, anche in futuro, la possibilità di continuare (per qualche giorno alla settimana) in questo modo. L’80% degli intervistati, inoltre, è convinto che questa modalità non abbia alcun impatto sulle performance, anzi. Il 90% dei dipendenti interpellati, inoltre, chiede alle aziende di ripensare all’organizzazione aziendale, agli spazi e all’uso di dispositivi per poter lavorare meglio, anche lontani dagli uffici. Si tratta di un dato molto significativo di cui dovremo per forza tenere conto, anche una volta finita l’emergenza, per il benessere e la soddisfazione di chi lavora insieme a noi”.
Come cambieranno le nostre abitudini e i nostri rapporti con colleghi e fornitori? Per il 68,6% dei rispondenti la stretta di mano sarĂ bandita per molto tempo. Il 70% dichiara, inoltre, che indosserĂ la mascherina e solo il 31,4% i guanti.