“Non è corretto affermare che quello dei rider sia un nuovo lavoro così come non è corretto sostenere che non abbiano un contratto collettivo nazionale (ccnl) di riferimento: lo hanno ed è quello della Logistica, trasporto merci e spedizione, rinnovato l’ultima volta nel 2017 e, al momento, in corso di ulteriore rinnovo”. E’ quanto dichiara in una nota Salvatore Pellecchia, Segretario generale della Fit-Cisl.
“Consegnare a domicilio generi alimentari è un lavoro che è sempre esistito – prosegue Pellecchia – Negli anni, in funzione dell’evoluzione degli usi e dei costumi degli italiani, sono cambiati i beni oggetto del trasporto; i cibi vengono consegnati già pronti per essere consumati, e sono cambiate le modalità di organizzazione delle consegne per effetto dell’evoluzione tecnologica, in particolare, grazie all’avvento delle piattaforme. Nell’ultimo anno, a causa degli effetti della pandemia, e conseguentemente dei vari lockdown, il numero delle consegne a domicilio è aumentato in maniera esponenziale e da occasionale è diventato abituale. Per quanto attiene alla regolamentazione del rapporto di lavoro, un tempo i fattorini dipendevano direttamente dagli esercenti perché effettuavano anche altre mansioni lavorative tipiche dell’esercizio commerciale di appartenenza mentre oggi l’attività di consegna è, di fatto, esternalizzata, e i ciclofattorini eseguono esclusivamente attività di trasporto.
Pertanto lo strumento per regolare il loro rapporto di lavoro esiste ed è il ccnl Logistica che al suo interno ha una sezione specifica, fatta su misura per i rider e per le piattaforme, che contiene tutte le tutele normative e salariali e le norme di impiego e le flessibilità adatte a garantire un lavoro qualitativamente elevato e, soprattutto, svolto in condizioni di sicurezza. Perché non ci stanchiamo di dire che è sulla qualità che va fatta la competizione tra le aziende, non sul dumping contrattuale.
Ricordiamo inoltre che al Cnel sono registrati 992 contratti collettivi nazionali di lavoro, in continuo aumento da anni: nessuno pensa che ne servano di nuovi, anzi vanno razionalizzati quelli esistenti per consentire una più trasparente competizione sul mercato”.Conclude il Segretario generale: “In queste ore sono venute alla luce le modalità di organizzazione dell’attività dei rider, modalità totalmente inaccettabili nel 2021 in un paese civile come è l’Italia: tutte le parti coinvolte, dalle istituzioni ai consumatori, ne traggano le dovute conseguenze. Non vorremmo essere costretti a dover indire una mobilitazione nazionale anche per far valere i diritti dei rider: non è così che vogliamo risolvere i problemi, ma non potremo fare altrimenti se le parti datoriali non si assumeranno, in tempi brevissimi, le loro responsabilità nei confronti di quelli che a tutti gli effetti sono loro dipendenti attraverso la sottoscrizione e l’applicazione del contratto collettivo nazionale di settore”.