L’Italia si posiziona al penultimo posto, subito sopra il Messico, per percentuale di laureati. Il numero di NEET (Not in Education, Employment or Training) è quasi il doppio rispetto alla media degli altri paesi UE. In Italia solo il 18,7% ha un titolo universitario, contro il 34,9% medio dei paesi OECD. Se si considerano solo i giovani tra i 25 e i 34 anni tale numero sale al 26,9% contro il 42,6% della media OECD. In Italia spendiamo meno che negli altri paesi per l’istruzione (28% in meno rispetto ai paesi OCSE). Oltre a questo, il tasso di abbandono prematuro nella formazione è del 14,5% in crescita, contro il 10,6% medio europeo in calo e la percentuale di NEET nei giovani tra i 20 e i 34 anni è del 28,9% contro una media Europea del 16,5%. Lo University Report dell’Osservatorio JobPricing, quest’anno, in collaborazione con Spring Professional, tenta di capire quanto valga il titolo di studio nel mercato del lavoro e fare maggiore chiarezza sul rapporto fra istruzione universitaria e retribuzione.
Il tasso di disoccupazione fra coloro che non hanno titoli o arrivano al massimo alla licenza elementare (17,5%) è quasi 4 volte superiore a quello dei laureati (4,6%). Se si considerano invece coloro che hanno la licenza di scuola media inferiore (12,7%), la differenza con i laureati scende a circa 3 volte e a circa 2 volte per i diplomati (8,9%). Restringendo il campo ai giovani fra i 25 e 34 anni il tasso sale proporzionalmente per tutti, con una media generale che passa dal 9,8% al 14,5%. La laurea è il miglior antidoto contro la disoccupazione giovanile. Dal 2008 ad oggi, la laurea si è dimostrata la “barricata” più solida per contrastare la crescente disoccupazione giovanile. Il numero di NEET in Italia è di circa un milione e 328mila persone dei quali, secondo ANPAL, l’89% non è in possesso di una laurea.
Inoltre, secondo l’ultimo rapporto di Almalaurea, sebbene a un anno dalla laurea il tasso di disoccupazione non si discosti molto da quello medio nazionale per i giovani fra i 25 e i 34 anni (14,5%), a cinque anni dalla laurea si registra invece una marcata riduzione. Nello specifico, il tasso di disoccupazione scende al 6,5% per la laurea di primo livello, 6,8% per la laurea di secondo livello, 6,9% per la magistrale biennale e 7,2% per la magistrale a ciclo unico. Da notare, però, che il tasso di disoccupazione dei neolaureati ad un anno dal titolo è in costante riduzione dal 2012 in poi (dal 30 al 40 per cento in meno a seconda del tipo di laurea).
Le retribuzioni medie sono decisamente più basse per chi ha conseguito una laurea triennale (29.717€) rispetto a chi ha ottenuto una laurea magistrale (41.629€) o un master di primo o secondo livello (rispettivamente 41.242€ e 46.763€). Anche le prospettive di crescita retributiva durante la carriera sono più basse per una laurea triennale (25,8%) rispetto a quelle di una laurea magistrale (55%) o di un master (fino al 116,8%). Il motivo di tali differenze retributive è legato al fatto che con una laurea si ha una probabilità 4 volte superiore al diploma di diventare quadro o dirigente e, con un master, addirittura di 7 volte. L’Italia si conferma nelle ultime posizioni dell’OECD per differenziale retributivo fra laureati e diplomati. Per i giovani tra i 25 e 34 anni la differenza retributiva è del 14,1% mentre in paesi ad alta produttività come Francia e Germania è rispettivamente del 42% e del 45% e arriva al 95% in Chile che è primo nella classifica OCSE.
I laureati in atenei privati o nei politecnici hanno in media stipendi superiori rispetto a chi ha conseguito il diploma di laurea in università pubbliche (44.566 € di RAL per gli atenei privati; 42.707€ per i politecnici e 39.056 €per gli atenei pubblici). Oltre a questo, chi si laurea al nord ha in media una RAL superiore del 3% rispetto a chi si laurea al centro e del 10% rispetto a chi si laurea al sud o sulle isole. Facoltà come Scienze biologiche, giuridiche e fisiche garantiscono i migliori stipendi tra i 25 e i 34 anni di età con RAL intorno ai 35.000 € contro i circa 30.000 € di facoltà come ingegneria chimica e dei materiali. La maggior crescita retributiva, una volta giunti alla maturità professionale, è associata a studi di ingegneria, chimica ed economia con RAL medie che sfiorano i 61.000€ e una crescita retributiva del 98,4%. Al primo posto l’Università commerciale Luigi Bocconi con una RAL di 34.856 €, Segue Luiss Libera università internazionale degli studi sociali Guido Carli (33.653 €) e sull’ultimo gradino del podio il Politecnico di Milano (32.796 €). Con un distacco minimo seguono l’Università Cattolica del Sacro Cuore (32.383 €) e l’Università degli studi di Siena (31.743 €).
La top 5 degli atenei che promettono le crescite retributive più alte: Al primo posto l’Università Cattolica del Sacro Cuore con una crescita dell’83%. Segue l’Università commerciale Luigi Bocconi (74%), e all’ultimo gradino del podio Luiss Libera Università Internazionale degli Studi Sociali Guido Carli (73%). Al quarto posto troviamo l’Università degli Studi di Verona (68%) e al quinto a parimerito l’Università degli Studi di Bergamo e di Brescia (66%).
La top 5 degli atenei che promettono più possibilità di ricoprire un ruolo dirigenziale: Al primo posto l’Università commerciale Luigi Bocconi con un 22% di dirigenti, segue Luiss Libera Università Internazionale degli Studi Sociali Guido Carli (15%), al terzo posto il Politecnico di Milano (14%) e al quinto a parimerito l’Università Cattolica del Sacro Cuore e l’Università degli Studi di Padova (13%).
La top 5 degli atenei che ripagano l’investimento nel minor tempo: Al primo posto il politecnico di Milano (13,4 anni), segue l’Università commerciale Luigi Bocconi (13,9 anni) e al terzo posto il Politecnico di Torino (14,3 anni). Al quarto posto l’Università Cattolica del Sacro Cuore (14,5 anni) e al quinto l’Università degli studi di Padova (15 anni).