“Far crescere i talenti per oggi e domani”: il report evidenzia l’importanza delle “competenze per l’idoneità al lavoro” e della formazione professionale all’interno di mercati del lavoro in continuo cambiamento e crescente disoccupazione. L’Italia occupa il 36° posto nella graduatoria GTCI dimostrando di avere una buona capacità di sviluppare i propri talenti nonostante il contesto normativo ed economico sembri comprometterne le possibilità di attrarne di nuovi:
- Attualmente, oltre 200 milioni di persone sono prive di un’occupazione, tra cui 75 milioni di giovani. Ciononostante, ogni anno milioni di posti di lavoro vacanti in tutto il mondo non vengono occupati a causa dello squilibrio correlato ai talenti.
- Il Global Talent Competitiveness Index (GTCI) classifica 93 Paesi in base alla loro capacità di far crescere, attrarre e non far scappare i talenti.
- Dalla ricerca condotta da INSEAD, HCLI e Adecco Group emerge che gli investimenti in “competenze per l’idoneità al lavoro” e formazione professionale sono la chiave per attrarre, non far scappare e sviluppare i talenti.
- La ricerca dimostra che l’Italia ha buone capacità di sviluppare i propri talenti grazie ad una solida educazione formale. Tuttavia, a causa dell’incertezza che ancora pesa sul contesto normativo ed economico del Paese, non sembra tenere il passo nella capacità di attirare risorse ad alto valore aggiunto e creare i giusti presupposti per farle crescere.
Fontainebleau (Francia), Singapore, Abu Dhabi, Zurigo – 20 gennaio 2015: INSEAD, l’istituto di direzione aziendale internazionale leader, ha pubblicato oggi l’edizione 2014 del suo Global Talent Competitiveness Index (GTCI) annuale. Lo studio, che si concentra sull’argomento del “far crescere i talenti per oggi e domani”, è stato elaborato in collaborazione con lo Human Capital Leadership Institute (HCLI) di Singapore e Adecco Group. L’indice, che misura la competitività di una nazione in base alla qualità di talento che questa è in grado di produrre, attrarre e non far scappare, ha classificato la Svizzera al primo posto, seguita da Singapore e Lussemburgo rispettivamente al secondo e al terzo posto.
Per l’indice, il cui obiettivo è fornire uno strumento pratico e strategico per governi, aziende e organizzazioni no profit, al fine di informare le politiche in settori quali l’istruzione, le risorse umane e l’immigrazione, sono stati analizzati in totale 93 paesi che rappresentano l’83,8% della popolazione di tutto il pianeta e il 96,2% del PIL di tutto il mondo ($). Dall’analisi è emerso che una focalizzazione sulle “competenze per l’idoneità al lavoro” e un investimento continuo sulla formazione professionale costituiscono le basi per il successo nello sviluppare, attrarre e non far scappare i talenti migliori.
Classifica Global Talent Competitiveness Index 2014: top 10 – Commentando lo studio di quest’anno, Ilian Mihov, Preside di INSEAD, ha dichiarato: “Viviamo in un mondo in cui il talento è diventato la valuta centrale della competitività, tanto per le imprese quanto per le economie nazionali. Eppure, si riscontra ancora uno squilibrio troppo frequente tra i sistemi di istruzione e le esigenze dei mercati del lavoro. Le imprese e i governi hanno bisogno di nuove tipologie di leader e imprenditori, dotati delle competenze che aiuteranno le loro ditte e i loro paesi a prosperare nell’economia della conoscenza globale. Per aiutarli a prendere le giuste decisioni in un ambiente sempre più complesso, abbiamo bisogno proprio del tipo di indicatori e parametri offerti da GTCI”.
Come nel 2013, le classifiche GTCI sono dominate dai paesi europei, con solo sei paesi extraeuropei nella top 20: Singapore (2), Stati Uniti (5), Canada (5), Australia (9), Nuova Zelanda (16) e Giappone (20). Bruno Lanvin, Direttore esecutivo di Global Indices all’INSEAD, nonché coautore del report, ha commentato: “È alquanto sorprendente il fatto che tra i tre paesi in testa alla classifica (Svizzera, Singapore e Lussemburgo) due siamo paesi senza sbocco sul mare e uno sia un’isola. Dovendo far fronte a sfide geografiche specifiche e a una quasi totale assenza di risorse naturali, questi paesi non hanno avuto scelta se non quella di optare per economie aperte, un ingrediente essenziale per essere competitivi a livello dei talenti. Ha poi aggiunto: “I paesi in vetta alla classifica nel GTCI di quest’anno hanno adottato una strategia di globalizzazione e lo hanno fatto bene”. Molte delle altre economie tra le “top 20” sono caratterizzate da radicate tradizioni d’immigrazione, tra queste gli Stati Uniti (4), il Canada (5), la Svezia (6), il Regno Unito (7) e l’ Australia (9). Questi paesi dalle performance elevate sono inoltre caratterizzati da una lunga educazione prioritaria, come nel caso degli altri paesi scandinavi, tutti tra i primi 15: Danimarca (8), Norvegia (11) e Finlandia (13).
Paul Evans, Shell Chaired Professor di Human Resources e Organisational Development, emerito, all’INSEAD, nonché co-redattore del report, ha osservato: “Forse uno dei risultati più interessanti di quest’anno è stata la rinnovata importanza attribuita alla formazione professionale. Non è solo la formazione superiore ad essere importante oggi, bensì anche l’apprendimento professionale deve essere integrato nell’istruzione secondaria. In Svizzera, già in età scolare precoce s’inizia a pensare al modo per diventare idonei al lavoro. A 15 anni, oltre il 70 per cento degli studenti svizzeri opta per quello che è noto come l’apprendistato, combinando esperienza lavorativa pratica con apprendimento teorico tradizionale”. Ha poi aggiunto: “Nell’attuale governo svizzero, metà dei ministri proviene dal flusso professionale. Ai fini della competitività a livello dei talenti, i paesi devono prendere molto più seriamente la formazione professionale, vale a dire, l’idoneità al lavoro”.
Patrick De Maeseneire, CEO di Adecco Group, ha messo in luce anche l’importanza della formazione basata sul lavoro al fine di far crescere i talenti: “Colpisce lo squilibrio correlato ai talenti: nonostante 33 milioni di persone in cerca di un lavoro negli Stati Uniti e in Europa, sono oltre 8 milioni i posti di lavoro ancora scoperti. Contemporaneamente, in alcuni paesi d’Europa, persiste una disoccupazione giovanile pari a oltre il 50%. Governi e settore privato devono unire le forze per superare questa sfida. Il settore delle assunzioni e delle risorse umane può aiutare le società a prevedere i trend attuali e futuri sul mercato del lavoro. Al contempo, i fornitori di servizi di collocamento privato sono cruciali al fine di favorire il passaggio dei giovani dall’istruzione al mondo del lavoro, offrendo loro la fatidica prima esperienza”.
“Anche in Italia un’alta percentuale di giovani, che si stima compresa tra il 18 e il 20% dei disoccupati, continua a non trovare lavoro non per colpa della recessione ma a causa del crescente gap tra competenze offerte dal mondo dell’istruzione e competenze richieste dalle aziende – spiega Federico Vione, Amministratore delegato di Adecco Italia – In considerazione di questi dati e in linea con quanto emerge dalla nuova edizione del GTCI, come Adecco stiamo portando avanti il progetto #diamolavoroalleambizioni che si propone di creare 100mila nuove opportunità di lavoro in 24 mesi attraverso un importante investimento in formazione, pari a 10 milioni di euro. Ci auguriamo inoltre che il Jobs Act appena varato dal Governo possa velocemente aiutare il nostro Paese a recuperare lo storico ritardo nelle politiche di attivazione, favorire l’alternanza tra scuola e mondo del lavoro e più in generale creare le migliori condizioni normative ed economiche necessarie per promuovere concorrenza, innovazione e investimenti.”
L’istruzione formale in Asia sta compiendo passi da gigante, alimentata dalle aspirazioni sociali di crescita della classe media. Kwan Chee Wei, CEO dello Human Capital Leadership Institute (HCLI), ha commentato: “In alcuni paesi asiatici, vi è la necessità di vedere il valore sia nelle vocazioni professionali che tecniche. Al di là di questo, le gerarchie tradizionali e la burocrazia in molte imprese asiatiche spesso frenano l’apertura, la trasparenza e la partecipazione alle decisioni, importanti leve per accelerare la crescita dei talenti”
I paesi che rientrano nelle prime 20 posizioni del GTCI 2014 sono tutti paesi ad alto reddito. Ciò non sorprende, dal momento che i paesi ricchi tendono ad avere università migliori e una maggiore capacità di attrarre i talenti stranieri attraverso una migliore qualità di vita e retribuzione, con una conseguente maggiore competitività a livello dei talenti. Tuttavia, al di là di questa correlazione di “alto livello” tra competitività a livello dei talenti e benessere, lo studio GTCI rivela sei fattori chiave che influiscono sulla competitività a livello dei talenti tra paesi aventi PIL pro capite e livelli di sviluppo differenti:
- L’apertura è cruciale ai fini della competitività a livello dei talenti: Svizzera, Singapore e Lussemburgo hanno tutti un elevato grado di apertura dal punto di vista commerciale, degli investimenti, dell’immigrazione e delle nuove idee, accogliendo la globalizzazione e sfruttando al tempo stesso le proprie risorse umane.
- I paesi fiscalmente stabili hanno bisogno di competitività a livello dei talenti ai fini dello sviluppo sostenibile: i paesi ricchi di minerali o petrolio, ovvero quelli caratterizzati da un vantaggio competitivo specifico in base al contesto, devono promuovere la competitività a livello dei talenti al fine di garantire una prosperità sostenibile.
- La crescita dei talenti può essere interna o esterna: alcuni paesi come gli Stati Uniti si sono concentrati con successo sullo sviluppo di talenti all’interno dei propri confini, mentre altri, come la Cina attraggono talenti stranieri o mandano le loro élite all’estero per proseguire gli studi.
- I paesi devono tenere conto dell’idoneità al lavoro o rischiano un elevato tasso di disoccupazione: “talento per la crescita” significa andare incontro alle attuali esigenze di un’economia nazionale. La Svizzera, Singapore e i Paesi scandinavi personalizzano i loro sistemi d’istruzione in base ad adeguati livelli di “competenze per l’idoneità al lavoro”.
- I sistemi d’istruzione devono riconsiderare l’apprendimento tradizionale: lo sviluppo di talenti nel XXI secolo deve andare oltre l’istruzione formale tradizionale e sviluppare competenze professionali.
- La tecnologia sta cambiando il significato di “competenze per l’idoneità al lavoro”: i cambiamenti tecnologici influiranno sui nuovi segmenti del mercato del lavoro, coinvolgendo 250 milioni di “lavoratori della conoscenza” a livello globale.