Cosa resta di questo periodo di pandemia nei ragazzi che frequentano le scuole? Quanti di loro si sentono fragili e hanno bisogno di supporto psicologico? Ben 9 su 10: è quanto emerge da un report effettuato dal Centro Studi CNOP (Consiglio Nazionale Ordine degli Psicologi) che riguarda la situazione di disagio dei ragazzi e l’attività degli psicologi scolastici resa possibile dal Protocollo CNOP-Ministero Istruzione del settembre 2020.
Supporto agli studenti ma anche alle famiglie. Un protocollo che ha portato all’attivazione del servizio di psicologia scolastica in circa 6mila scuole su 8 mila, e questo in particolare da ottobre-novembre 2020. Da una prima rilevazione il servizio si è occupato di supporto agli studenti (33% attività svolta, es: gestione disagi, supporto emotivo, potenziamento risorse), consulenza all’organizzazione scolastica (28%, es: gestione comunicazioni, sistemi di monitoraggio organizzativo e di clima psico relazionale), supporto al personale (22%, es: benessere psicologico, strategie attività online e gestione classe, promozione risorse studenti), supporto alle famiglie (17%, es: coordinamento azioni scuola/studenti/famiglia; gestione delle situazioni a casa). Sostanzialmente sono oltre un milione le persone che hanno usufruito del servizio di ascolto e sostegno dedicato ai ragazzi, alle famiglie e al personale della scuola.
Le attività degli psicologi scolastici sono state supportate da una task force di esperti guidata dalla professoressa Daniela Lucangeli (Università di Padova) che ha elaborato linee guida basate sulla più recente letteratura scientifica.
“La psicologia scolastica serve a potenziare le risorse del sistema scuola nel suo complesso e svolge una funzione fondamentale di prevenzione e di promozione delle competenze psico-emotive, relazionali, comportamentali e di apprendimento”. E i dati mostrano come la pandemia abbia incrementato i problemi psicologici: 6 bambini su 10 sotto i 6 anni e 7 su 10 sopra i 6anni mostrano problemi psico-comportamentali con il rischio di sviluppare disturbi più severi tre volte maggiore rispetto al pre-pandemia.
Tutte le agenzie internazionali e nazionali, dall’OMS all’Istituto Superiore di Sanità evidenziano l’effetto iceberg (una quota di disturbi più seri ed evidenti e una mole prevalente di situazioni di malessere e disagio) che richiede strategie di prevenzione e sviluppo risorse, quella che l’OMS chiama “thrive toolkit”, strategie per favorire una crescita psicologica consapevole. La psicologia scolastica ha questo ruolo fondamentale in tutti i paesi europei e serve anche a sgravare il compito dei servizi sanitari, chiamati a curare le situazioni più gravi.
Anche la maggioranza degli Italiani chiede lo psicologo scolastico. Il Centro Studi ha inoltre effettuato, tramite l’Istituto Piepoli, un sondaggio sulla popolazione italiana che mostra come l’81% degli italiani chieda lo psicologo scolastico. Una percentuale che sale al 94% per la fascia d’età 15-18 anni.
Secondo gli intervistati le attività più importanti sono ascolto e sostegno (54%), prevenzione del disagio (41%), supporto alle famiglie (29%), consulenza al sistema scuola nel suo complesso e supporto ai docenti (18%). Tra gli studenti (15-18 anni) sette si dieci scelgono la voce “ascolto e sostegno”, evidenziando così il bisogno di comunicare. “Si tratta di dati significativi che evidenziano come la presenza di uno sportello psicologico a scuola aiuti alunni e studenti a prendere coscienza di eventuali disagi prima e a chiedere aiuto poi. Fornire alle scuole questa competenza significa renderle uno spazio completo di crescita e maturazione per i giovani, soprattutto ora all’indomani di una pandemia che ha stravolto le loro vite” sottolinea Antonello Giannelli, Presidente nazionale ANP.
Aggiunge David Lazzari, presidente CNOP: “Ora c’è bisogno di dare continuità a questa esperienza, sarebbe tragico se venisse interrotta, anche perché abbiamo bisogno di “vaccini psicologici” per la psicopandemia, e la psicologia scolastica è un presidio fondamentale”.