Milano – Dal Jobs Act al Decreto Dignità nelle ultime due legislature sono intervenute significative riforme del lavoro in alcuni casi di portata storica. Sono stati fatti passi in avanti e passi indietro in un percorso di cambiamento schizofrenico. Come direttori del personale vorremmo ripotare il dibattito e il confronto sulla riforma del lavoro su 10 punti fermi e lanciamo un appello bipartisan al confronto a tutte le forze politiche, sociali e alle istituzioni. A tal scopo abbiamo elaborato una Carta del lavoro 4.0 che svilupperemo ulteriormente nei prossimi mesi quale contributo dell’AIDP (l’associazione dei direttori del personale) alla riforma del lavoro nel nostro Paese in un’epoca caratterizzata da profonde trasformazioni.
“Il mondo del lavoro è in profonda trasformazione e ci attendono sfide epocali nei prossimi anni soprattutto sulla spinta dirompente di una pressante e costante innovazione tecnologica. – spiega Isabella Covili Faggioli, Presidente AIDP – In un simile scenario la regolamentazione del lavoro e il suo adeguamento alla modernità è una priorità assolta per tutti, soprattutto per i direttori del personale che quotidianamente vivono in azienda le conseguenze del futuro che avanza. Le nostre convinzioni e le nostre proposte sono maturate grazie ad una diretta conoscenza e consapevolezza degli effetti delle trasformazioni in atto sul lavoro e sulla sua organizzazione da tutti i punti di vista. Per questa ragione abbiamo deciso di far sentire la nostra voce in tutti i contesti, soprattutto quelli decisionali e per senso di responsabilità. Questo il senso della nostra Carta sul lavoro 4.0 che rilanciamo oggi in occasione della Festa dei Lavoratori, sulla quale chiameremo tutte le forze politiche e sociali a confrontarsi, a cominciare dagli impegni da prendere in questa legislatura. Il nostro obiettivo è il benessere complessivo delle aziende, dei lavoratori, dell’economia e per lo sviluppo del Paese”.
La Carta del lavoro 4.0, si compone di 10 punti, ossia le 10 cose che vorremmo sul lavoro.
1. Una legge sulla rappresentatività che assicuri un dialogo sindacale in cui si sa con chi trattare e firmare accordi validi. In questo momento in cui secondo il Cnel ci sono più di 800 CCNL le aziende si trovano costantemente a non sapere con chi interloquire. Avere una legge come nel pubblico rappresenta un elemento di certezza.
2. Ampliamento delle somme che riguardano la produttività (cosiddetta detassazione). La produttività rappresenta un valore per le aziende ed anche per il Paese e quindi deve essere ampliata e stimolata. Se cresce la produttività di ogni azienda cresce il Paese. La produttività con il suo 10% di tassazione di favore prevede il taglio del cuneo fiscale sulle somme che si aggiungono all’ordinario. Proponiamo la totale detassazione e di allargare la produttività agli straordinari (come succedeva in passato) e alle ore di formazione specificatamente legate a training su nuove tecnologie, ricerca e sviluppo per nuovi prodotti, internazionalizzazione
3. Un contratto di lavoro per i lavori occasionali (così come è stato fatto per gli stewart degli stadi). Normare il lavoro occasionale – dotandolo di un forte apparato sanzionatorio in caso di abusi -, soprattutto quello autonomo, rappresenta un elemento di chiarezza e di civiltà giuridica e permette alle aziende, ma soprattutto ai privati di non cercare vie alternative.
4. Rilancio del contratto di apprendistato. Il contratto di apprendistato con il suo valore formativo rappresenta un elemento di forte impulso all’occupazione giovanile ed alla dotazione di competenze concrete. Dovrebbe essere il contratto di approdo dopo l’alternanza scuola-lavoro con un intervento di forte semplificazione come incentivo ad un utilizzo ampio presso le aziende. Un contratto senza limiti di età che faciliti la ricollocazione verso nuovi lavori anche ad età più avanzata.
5. Un contratto di lavoro per attrarre i “cervelli”. Ipotizzare un contratto a tempo determinato di inserimento con un cuneo fiscale uguale a zero (per 4 anni) per attrarre questi talenti da paesi esteri e di valenza strategica per il nostro sistema produttivo e introdurre politiche fiscali (Flat Tax), retributive, di benefit e di welfare di favore.
6. Ripristino della acausalità per i contatti a termine e per la somministrazione per la durata di almeno 24 mese. E’ necessario valorizzare la sana flessibilità del lavoro quale leva strategica per le imprese.
7. Potenziare le misure del welfare per la famiglia. Nuove misure di conciliazione vita-lavoro, congedo parentale potenziato, misure per giovani coppie che hanno figli individuando un panel di beni e sevizi da rendere deducibili per l’intero importo per i primi 3 anni del bambino, potenziamento del welfare aziendale familiare con misure specifiche incentivate fiscalmente senza alcun limite di spesa, e così via. Il ruolo della famiglia è fondamentale nella nostra società e la CSR in questo contesto diviene una filosofia di vita.
8. Formazione: totale deducibilità per la formazione 4.0. erilancio dell’integrazione scuola-lavoro aumentando le ore obbligatorie di formazione On The Job.
9. Reintroduzione del contratto a progetto solo per le alte tipologie professionali autonome. Le aziende sempre di più lavorano a progetto ed hanno bisogno di avere per un tempo determinato specifico forti “iniezioni” di competenze.
10. Politiche attive del lavoro: reintroduzione dell’assegno di ricollocazione e del sistema integrato misto pubblico-privato (Centri per l’impiego e Agenzie per il lavoro) in una logica competitiva e premiante per la collocazione di chi è in cerca di lavoro.