Il gruppo guidato dall’ad, Matteo Del Fante, ha presentato la settimana scorsa a Bologna il suo nuovo hub destinato alla logistica che era stato inaugurato lo scorso luglio e ha previsto un investimento di 50 milioni di euro. La struttura di Bologna rappresenta un asset chiave nella strategia di Poste che punta a cavalcare le opportunità offerte dall’e-commerce. L’automazione è la principale caratteristica del nuovo centro. L’impatto finanziario sarà significativo dal momento che i ricavi in crescita del business pacchi continuano a compensare il declino di quelli dell’attività postale. Un vero declino che negli anni ha portato a tagliare sui lavoratori. In Sicilia in due anni ha tagliato il 13 per cento del personale.
“Le Poste siciliane sono al collasso”, la denuncia arriva da Cgil Slc, Cisl Slp, Failp Cisal, Confsal Comunicazioni e da Ugl Comunicazioni che hanno dichiarato lo sciopero delle prestazioni straordinarie e aggiuntive da oggi sino al 16 ottobre. “Non sono bastati i tavoli negoziali, incontri, segnalazioni – affermano i sindacati – assistiamo inermi ai tagli di risorse e alla superficialità nell’affrontare argomenti seri per la qualità del servizio e le condizioni di lavoro. Poche le risposte per colmare questo divario e disagio. Purtroppo quindi siamo costretti a riprendere lo stato di agitazione”.
“Le condizioni di lavoro sono gravi e insopportabili – aggiungono Cgil Slc, Cisl Slp, Failp Cisal, Confsal Comunicazione e da Ugl Comunicazioni – e questo si ripercuote negativamente sul personale e sulla qualità dei servizi. Nel settore postale aumenta il prodotto in relazione al volume dell’e-commerce ma diminuiscono i diritti e si annullano i contenuti degli accordi sottoscritti. Il risultato sono gli uffici postali senza operatori allo sportello, di cui deve farsi carico chi rimane, sopperendo alle carenze e sempre a rischio di azioni disciplinari ormai all’ordine del giorno”. I sindacati chiedono che ci siano condizioni di serenità, di tutele, di chiare e semplici direttive.
A conferma del clima che si respira negli uffici postali, le sigle sindacali citano un dato: “La disoccupazione giovanile – proseguono – nella nostra regione ha raggiunto percentuali allarmanti pari al 50%. Molti giovani laureati in prima battuta colgono l’opportunità di un lavoro a tempo determinato alle Poste italiane ma dopo qualche giorno rinunciano, perché non riescono a espletare i carichi di lavoro affidati dall’azienda. É ora di cambiare marcia”. Ma non è l’unica fragilità dell’azienda, quella siciliana. Nella provincia del Verbano Cusio Ossola, in Piemonte, è in atto una sorta di riorganizzazione. Dopo le chiusure estive di diversi uffici, ora, pare profilarsi il progetto di un ridimensionamento degli sportelli nei maggiori centri della provincia: Domo, Verbania e Omegna.
Al centro della questione la cronica carenza di personale. “Nonostante le promesse. In Provincia non si procede con le assunzioni. La situazione era già difficile prima, ora si stanno facendo sentire anche gli effetti della legge 100”, lancia l’allarme il sindacato di categoria. I lavoratori dal canto loro lamentano turni raddoppiati, continui distacchi da un ufficio all’altro e turni massacranti. “Se Poste italiane non interverrà urgentemente con l’immissione di nuovo personale a copertura di una mancanza oramai stabilizzata di 80 sportelli aperti quotidianamente su 140 previsti nel Vco, attiveremo nuovamente una protesta questa volta coinvolgendo sindaci, prefetto e Organi di vigilanza preposti alla tutela dei lavoratori”, dicono dal sindacato. Un esempio per tutti, il caso dei portalettere. Rispetto ad un organico previsto di 87 unità se ne contano 67 dunque all’appello mancano 20 postini.
Ad Imperia, il massiccio incentivo al pre-pensionamento e pensionamento ha portato, nel corso degli anni 2011-2019, Poste Italiane spa a confrontarsi con un numero sempre più esiguo di dipendenti addetti alla sportelleria. Nella sola provincia di Imperia, risultano operative ben 60 unità in meno rispetto all’assetto ottimale. Questo comporta incremento dei tempi di attesa degli utenti e stress prolungato nei dipendenti che si ritrovano a dover gestire operazioni che vanno al di là del semplice pagamento di bollettini, con risultato di malcontento reciproco.