“Fra poche centinaia d’anni, quando la storia sarà scritta da una prospettiva a lungo termine,
è assai probabile che gli studiosi di quel periodo non considereranno la tecnologia, internet o
l’e-commerce come gli eventi più importanti.
Lo sarà invece un cambiamento della condizione umana senza precedenti.
Per la prima volta – letteralmente – un numero significativo e crescente di persone avrà
la possibilità di scegliere.
Per la prima volta le persone dovranno gestirsi autonomamente.
E la società non è per nulla pronta.” Peter Drucker
Questa analisi di Peter Drucker mi torna in mente ogni giorno dato che, tra i temi più ricorrenti trattati nel mio lavoro a supporto della Persone, c’è la capacità progettuale rispetto alla propria carriera, la scelta di guidare se stessi verso una propria meta, con consapevolezza e metodo.
Non è che fino ad ora le carriere non dovessero essere in qualche modo pensate, volute, delineate nei nostri desideri.
Non è che fino ad ora fossero superflui consapevolezza e metodo per ottenere i risultati desiderati.
E’ che, adesso, occorrono molta più consapevolezza, molta più determinazione, molta più competenza che in passato.
La “possibilità” di scegliere di cui parla Peter Drucker è un dato di fatto innegabile che il guru del management ci propone con connotazioni positive:lì dove molti di noi vedono difficoltà da subire Drucker vede la “possibilità di scegliere”.
Se la mancanza di certezza del posto di lavoro, l’ instabilità dei ruoli che ricopriamo, la vulnerabilità delle Aziende, la difficoltà a trovare o ritrovare lavoro sono viste esclusivamente come minaccia, rischiamo di restare fuori dai giochi.
Restiamo dentro lo stand-by della paura e dentro la frustrazione.
E se provassimo invece a vedere tutto questo cambiamento, questa fluidità incessante come una dimensione positivamente sfidante dentro cui possiamo muoverci a nostro agio?
E provassimo ad attrezzarci un po’ meglio per cavalcare quest’onda senza percepirla necessariamente come una tzunami?
A mio avviso, l’affermazione di Peter Drucker è una consapevolezza di fondo che è bene tenere a mente.
Ma le belle frasi dichiarative servono a poco se non attivano in noi domande del tipo: e allora, qual è il passaggio successivo?
Cosa serve? Cosa posso fare per muovermi con più disinvoltura e sicurezza nella fluidità del cambiamento continuo e dell’incertezza, gestendo me stesso al meglio, con auto-determinazione e con metodo?
In molti, durante i miei workshop, mi chiedono: c’è una sorta di step iniziale, o una specie di unità di misura a cui ricondurre la questione e da cui partire? Perché il punto è che spesso sappiamo, a grandi linee, cosa occorre fare ma non sappiamo da che punto partire.
Io penso che uno step importante si possa fare, giusto per iniziare a mettere a fuoco un approccio più efficace nel progettare il proprio futuro o nel ripensarlo in modo più incisivo, anche nella turbolenza generale. Questo primo passo ha a che vedere con la Competenza che è unità di misura della Performance.
Provate a chiedervi:
da cosa dipende il successo nel mio lavoro?
Da cosa dipende il raggiungimento di un mio obiettivo ?
Non dipende forse dalla vostra Performance, da quanto efficacemente avete utilizzato capacità, comportamenti, conoscenze, schemi e atteggiamenti mentali?
La performance nel vostro ruolo professionale è il risultato delle vostre Competenze.
Ogni conoscenza tecnica, ogni comportamento, ogni abilità o atteggiamento mentale può essere ricondotto ad una Competenza e, attraverso una metodologia specifica, può essere fotografato e misurato.
Se il vostro obiettivo o desiderio futuro è diventare Direttore Marketing ma vi si dice che dovete crescere nella gestione delle Persone, il vostro obiettivo non dipende forse dalla Competenza che si chiama “gestione dei collaboratori”?
Se avete deciso che la vostra strada è fare l imprenditore non vi serve forse sviluppare qualche specifica competenza quale, ad esempio, l’elaborazione di un buon business plan, la scelta dei vostri partner e dei collaboratori, o magari una buona visione strategica sui mercati di riferimento?
E si potrebbe cointinuare all’infinito: l’apprendimento continuo, necessario più che mai per non diventare obsoleti nell’arco di soli sei mesi, è una competenza , declinabile, misurabile. La sensibilità cross-culturale è una competenza. Come si può rinunciare a misurarla e a misurarsi con essa nello scenario globale? La chiarezza di visione rispetto al proprio futuro è una competenza. Ne possiamo prescindere se vogliamo proiettarci con coerenza nel nostro futuro professionale?
Ogni nostra azione fa leva su precise competenze: mappandole e misurandole, è possibile avere maggior consapevolezza della propria professionalità attuale, fotografarne lo stato dell’arte ed essere più coscienti del proprio Valore Professionale per utilizzarlo al meglio. A monte di tutto questo sta, ovviamente, la volontà di prendersi cura della propria Carriera, guardando dentro sé stessi, di conoscersi e capire in che punto ci si trova rispetto al proprio “sapere ed essere” professionale.
Ma questo è un tema che val la pena di trattare a parte.
Intanto, buona riflessione a tutti.