Adnkronos – “Il problema della disoccupazione giovanile e’ enorme, ma lo e’ ancor piu’ quello dello scarsissimo numero di 15-24enni che raggiuge un elevato titolo di studio. Visto che in un paese evoluto i giovani di questa fascia di eta’, nella quale oggi si misura poco utilmente la disoccupazione giovanile, dovrebbero essere sui banchi delle scuole superiori e dell’universita’, piu’ che alla ricerca di un lavoro che comunque non c’e'”.
Questo il grido d’allarme lanciato da Guido Carella, presidente di Manageritalia. Secondo lo studio effettuato da AstraRicerche e Manageritalia, non e’ tanto o solo grave che il tasso di disoccupazione giovanile (15-24 anni) sia ormai da tempo in Italia sopra al 40% (43,5% nel terzo trimestre 2013). Infatti, i giovani in quella fascia d’eta’, si osserva, dovrebbero in buona parte essere nel pieno del loro percorso formativo.
“Il vero problema, anche in ottica futura, per avere una forza lavoro formata e competente, come richiesto dalla moderna economia della conoscenza – dice – e’ che noi abbiamo un tasso di formazione universitaria da terzo mondo. Infatti, solo il 21,7% dei nostri 30-34enni e’ in possesso di una laurea, peraltro spesso poco funzionale alle attuali esigenze del mondo del lavoro. Siamo ultimi nell’Europa a 27 (media 35,8%) e ben lontani dai paesi piu’ virtuosi e nostri principali concorrenti (Regno Unito 47,1%; Francia 43,6%; Germania 31,9%)”.
“Insomma – aggiunge Guido Carella – oltre a guardare al dito, la disoccupazione giovanile, dobbiamo guardare la luna, l’esiguo tasso di chi ha istruzione universitaria. E dobbiamo certamente lavorare per favorire l’occupazione giovanile, magari considerando giustamente quella piu’ significativa dopo i 24 anni. Ma soprattutto dobbiamo lavorare per spingere i giovani a costruirsi una formazione elevata e consona alle necessita’ delle aziende”.
“Dobbiamo anche adoperarci per creare per questi giovani i presupposti perché trovino un’economia e un mondo del lavoro capace di accogliere e valorizzare formazione e competenza elevata. D’altronde, essere forti in settori e comparti ad alta tecnologia e conoscenza e’ l’unico modo per poter pensare di crescere e dare un futuro di occupazione e ricchezza a tutti gli italiani. Direi che dobbiamo ripartire da qui”, conclude.