“Ragazzi, le cose succedono dandosi da fare. Stando fermi non succede nulla. Studiate, conoscete gente, uscite dalla routine, viaggiate, confrontatevi, incontrate nuove persone, discutete, prendete posizione. Cambiate città, strada, idea, atteggiamento, compagnie ogni volta che volete. Starete meglio ma anche peggio, perderete alcune volte ma vincerete molte di più. E di sicuro crescerete. Questa è l’unica cosa che vi deve interessare. Alla fine il bilancio sarà positivo, ma soprattutto deciderete per voi stessi. Nessuno potrà restituirvi il tempo per una scelta non fatta”.
Questo è il malioso incipit di Pasquale Scrimieri nel saggio scritto da Pietro Scrimieri e dal titolo: Oltre ogni comoda certezza, dalla comfort zone alla proattività, Dioptra Edizioni. Un titolo eloquente e un incipit coinvolgente.
Il testo possiamo sintetizzarlo come un’ode alle qualità trasversali, cosi come le chiama l’autore – unite alle qualità tecniche – ed un invito ai giovani a “prendere il largo” in un nuovo scenario di passaggio epocale verso la nuova società globale dominata dalla tecnologia. Cambiamenti che generano trasformazioni palingenetiche in tutti i campi della vita, tra cui il lavoro, tema, quest’ultimo, su cui si concentra la riflessione e la proposta di Scrimieri. In che modo i giovani possono (e dovrebbero) affrontare una simile metamorfosi di contesto? Parliamo di una generazione a proprio agio con le nuove tecnologie digitali, e i loro derivati, ma che ha bisogno probabilmente di far proprie e metabolizzare di più le abilità umane (e le nuove competenze) che i nuovi tempi reclamano.
“Il cambiamento dev’essere visto come un’opportunità, non come un pericolo. Il cambiamento non è altro che una porta d’accesso al futuro che ci attende”. Con queste parole l’autore indica l’essenza del suo pensiero e della sua suggestione. Un futuro già presente che va letto ed agito con strumenti e atteggiamento mentale adeguati.
Dalla zona di agio alla zona di apprendimento. E’ questo il passaggio centrale suggerito nel testo per trasformare il futuro in opportunità. Uscire dalla propria comfort zone, ossia una condizione umana e psicologia di neutralità che porta ad una sorta di inazione, per approdare ad una zona proattiva o learning zone per ottenere il miglioramento continuo delle prestazioni e di sé stessi. Passare dalla neutralità all’apertura. Il presupposto ideale di tale “spostamento mentale” si fonda sulle soft skills o competenze umane o, come ama definirle Scrimieri, appunto, qualità trasversali. Ma, le competenze umane vanno sempre accompagnate dalle competenze professionali: come il dio della mitologia romana, Giano Bifronte, sono le due facce della stessa testa.
Il saggio scava a fondo sulle qualità umane quale fattore chiave di successo per i tempi nuovi: “superare i blocchi prodotti dalla paura del cambiamento è il primo passo verso la crescita”. E soprattutto un primo passo che ci porta verso la zona di apprendimento (learning zone), ossia un nuovo contesto che non conosciamo e caratterizzato da una dimensione e da un atteggiamento mentale dinamico. In questa dimensione contano la curiosità, l’apertura mentale e la determinazione: in altre parole, evolviamo verso un comportamento proattivo, condizione fondamentale che le nuove generazioni – e non solo – dovrebbero assimilare per divenire protagoniste dei loro tempi. “Essere proattivi significa reagire agli eventi in modo consapevole e responsabile, non lasciandosi condizionare dalle circostanze esterne, è la capacità di prevenire e anticipare problemi e bisogni futuri e più in generale di gestire i cambiamenti”, scrive l’attuale direttore del personale di Acquedotto Pugliese.
Non è facile né scontato tale passaggio mentale. Il rischio di finire nella cosiddetta “zona di panico”, ossia in una condizione di “blocco”, dovuta ad una navigazione in mare aperto e senza più l’ancora della nostra zona di confort è reale. Avere un comportamento proattivo comporta dei rischi, produce ansia e stress e ci catapulta in una realtà a cui non eravamo abituati. E’ qui entrano in gioco le soft e le hard skills. “La probabilità di uscire dalla confort zone è direttamente proporzionale a quelle che sono le nostre competenze soft (soft skill) mentre la probabilità di mantenersi nella learning zone senza mai cadere nella zona pericolosa è direttamente proporzionale, oltre che alle nostre soft skill, anche alle nostre competenze tecniche ed alla nostra formazione”. Se vogliamo sintetizzare al massimo è proprio questa la formula del testo. E’ racchiusa nella simbiosi virtuosa tra competenze umane e competenze professionali.
In queste poche battute non è facile tentare di sintetizzare la ricchezza di un testo come quello scritto da Pietro Scrimieri, un top manager con la passione per la scrittura, e per questo vi rimando alla lettura di Oltre ogni comoda certezza, con la certezza, questa sì, che sarà tempo ben speso.
“La vita inizia alla fine della tua zona di comfort”. Vi lascio con questa citazione di N. Walsh nelle conclusioni del libro che ne contiene anche un’altra molto calzante di Paolo Coelho: “Vivere è sperimentare, non restare immobili a meditare sul senso della vita”.