Nuovo sciopero, oggi, per i dipendenti della Morris, storica azienda di profumi di Parma, dopo che i vertici aziendali hanno confermato la volontà di cessare l’attività produttiva “entro i primi mesi del 2020”. Per i dipendenti, che pure erano già stati interessati nel 2019 da un periodo di sei mesi di cassa integrazione, la decisione di chiudere l’azienda, è stata “una mossa inaspettata, un pugno nello stomaco”.
Morris, fondata nel 1946 da Giovanni Borri e dal 2010 parte del gruppo Perfume Holding, ha deciso di chiudere dopo il non rinnovato accordo con il marchio Ferrari, di cui commercializzava i prodotti, garantendosi così gran parte del suo fatturato. Il passo indietro del Cavallino ha pesato e Morris -sostengono i sindacati- non è stata in grado di acquisire altri prodotti per riequilibrare le sorti economiche necessarie per garantire la continuità dell’attività produttiva.
“La volontà di chiudere, commentano Cgil, Cisl, Uil, mette a rischio più di 100 posti di lavoro, di cui il 95 per cento di occupazione femminile, personale che è sempre stato presente alle chiamate dell’azienda, con un forte spirito di appartenenza: una famiglia di persone che oggi vengono allontanate da quella che per più di 30 anni, per alcuni, è stata la loro casa del lavoro”.
Per i sindacati quindi “occorre trovare soluzioni a sostegno dei lavoratori, che nessuna colpa hanno di questo tracollo finanziario. Tenteremo di coinvolgere tutti i soggetti che possano aiutare a risolvere questa situazione, istituzioni comprese. Abbiamo già inviato una richiesta di apertura di tavolo di crisi all’attenzione di Comune e Provincia di Parma -concludono Cgil, Cisl e Uil- e chiederemo anche un tavolo istituzionale a livelli più alti”.