In Cina, lo smart working sta rivoluzionando il mondo del lavoro, e non solo nei settori in cui è facile aspettarsi che ciò avvenga, come nei lavori di ufficio. L’esempio lampante di questo cambiamento epocale è quanto sta accadendo nella provincia di Henan, nella Cina centrale, dove la China Molybdenum, un’azienda leader nell’estrazione e nella lavorazione del molibdeno, non solo in Cina, ha fatto sì che i suoi miniatori potessero lavorare da remoto. Grazie a postazioni ipertecnologiche basate sulla rete 5G, gli operatori sono infatti ora in grado di guidare i diversi macchinari utilizzati nell’estrazione, pur restando al sicuro nelle loro postazione sanificate e pressoché a zero rischio contagi. Il risultato è sorprendente e a tratti surreale: ruspe, scavatori e macchinari specializzati che si muovono apparentemente da soli nelle ampie distese delle miniere di proprietà dell’azienda cinese.
Miniatori da casa. Che la Cina fosse uno dei paesi più all’avanguardia nell’attuazione di misure anti-Covid non è certo una novità, ma il significato in termini di sicurezza sul lavoro e di incremento della produttività di quanto sta realizzando la China Molybdenum lascia i più senza parole. L’azienda infatti, tra i massimi produttori al mondo di molibdeno, un metallo strategico nell’industria tech, ha modificato alcuni dei propri macchinari, come ruspe e scavatrici, trasformandoli in veicoli automatici, che, attraverso un sistema di guida da remoto e di antenne 5G, possono essere telecomandati e quindi guidati direttamente da delle postazioni distaccate e messe in sicurezza. Queste postazioni riproducono quasi interamente l’interno dei veicolo, o meglio la seduta del guidatore con tanto di cambio e leve per pilotare i movimenti del macchinario, con l’incredibile differenza che i miniatori non si trovano in miniera, ma in una sorta di cabina di controllo, lontana anche decine di chilometri da quest’ultima, e tappezzata di schermi: ogni operaio controlla infatti cosa sta succedendo in tempo reale attraverso un sistema di telecamere installate sui macchinari per garantire una visuale a 360° del vero luogo di lavoro.
Le potenzialità del 5G. Le innovative postazioni rendono quindi possibile guidare i macchinari a distanza attraverso pannelli di controllo e barre di comando che inviano agli stessi veicoli quei comandi che normalmente l’operatore dà stando alla guida. A rendere possibile tutto ciò è la tecnologia 5G, la rete di nuova generazione, capace di mettere in comunicazione tra loro oggetti anche a lunga distanza e praticamente in tempo reale: così i lavoratori di Chyna Molybdenum inviano i comandi ai loro macchinari e in caso di necessità possono reagire prontamente, in quanto il tempo impiegato dal comando ad arrivare a destinazione è pressocché umanamente impercettibile.
Gli effetti sulla produttività. Come si può vedere in un video pubblicato sul sito cinese Xinhuanet, l’introduzione di queste postazioni ipertecnologiche implica effetti considerevoli anche sul lavoro stesso, effetti il cui valore e significato vanno oltre la necessità di contenere il contagio di Coronavirus. Ad esempio, in questo modo un singolo operatore può guidare fino a 15 veicoli contemporaneamente: ciò ovviamente non solo potrebbe significare un aumento della produzione, ma anche maggior sicurezza per i lavoratori, che potrebbero essere non più costretti a svolgere le proprie mansioni in luoghi non sempre raccomandabili per la salute. Tuttavia, sebbene si tratti di una novità introdotta da poco e non sia ancora chiaro il numero effettivo dei macchinari modificati con la tecnologia 5G, inevitabilmente la notizia tira in ballo l’importante questione del rapporto tra avanguardia tecnologica e lavoro umano e i timori legati ad una possibile riduzione di quest’ultimo a fronte di un impiego sempre più massiccio della tecnologia. Ovviamente, quella introdotta dall’azienda cinese è una novità quanto meno sorprendente e l’ennesima conferma di come spesso dalle difficoltà si possano ottenere risultati inaspettatamente positivi.