Il difficile momento storico che stiamo attraversando caratterizzato dall’emergenza sanitaria in corso COVID-19 ci impone delle riflessioni e considerazioni. Soprattutto alla luce dell’imminente “fase 2” che verrà avviata il prossimo 4 maggio con la ripresa graduale delle attività produttive. Lo dichiara il coordinatore nazionale Donne Fim Cisl network, Daisy Romina Rossi spiegando che il lockdown però, a quanto pare interesserà ancora a lungo asili e centri estivi per i bambini, i lunghi di assistenza per disabili e gli anziani.
L’anno scolastico si concluderà senza riaprire fisicamente le scuole, anche se di fatto il mondo dell’istruzione, seppur con i dovuti limiti non si è mai fermato. Ma la didattica a distanza ha raggiunto solo il 20% degli studenti, interferendo quindi sulla qualità dell’istruzione in particolare sulle fasce più povere della popolazione e sui più piccoli che hanno necessità di assistenza di un adulto per poter accedere a questa modalità di studio, per non parlare delle carenze infrastrutturali di rete di molti territori. Mentre molti genitori sono stati chiamati improvvisamente e senza formazione e preparazione a svolgere forme di lavoro remotizzato che nulla hanno a che vedere con lo smatworking, a cui si è sommata alla cura dei figli e degli anziani.
Occuparci del dopo, significherà anche evitare il rischio che già molte famiglie stanno valutando ovvero quello di lasciare il lavoro per riuscire a conciliare le numerose esigenze di gestione della famiglia e in cui, si sacrifica la retribuzione più bassa che nella maggior parte dei casi è delle donne. Una scelta e dolorosa a cui ne conseguirà non solo un impoverimento della famiglia e della donna che avrà difficoltà di rientrare rapidamente quando speriamo tutto sarà finito ne mondo del lavoro.
Un problema questo, che deve riguardare il paese intero, tutti; uomini e donne insieme. Per questo riteniamo necessario che il Governo metta in campo soluzioni per la tutela del diritto al lavoro e dell’indipendenza economica delle donne. Le misure sull’estensione dei Congedi Parentali Straordinari non sono sufficienti, molti genitori li hanno già esauriti. E’ necessario un investimento maggiore in termini di stanziamenti di risorse economiche per sopperire al venir meno di tutte quelle strutture a sostegno della famiglia. Serve immaginare organizzazioni del lavoro che siano in grado di rimodulare orari di lavoro in funzione delle necessità di conciliazione lavoro e famiglia, rendendo più flessibile utilizzo del part-time, trasformando premi di risultato in permessi individuali, ed ampliando utilizzo di ferie solidali.
Le scelte fatte finora dal Governo mettono seppur nell’emergenza in luce come in questo paese i bambini, le donne e gli anziani hanno un posto di secondo piano nelle priorità della nostra classe dirigente. Si riparte con le attività produttive ma non ci si preoccupa di bambini e le famiglie e di come riaprire le attività educative: asili, scuole, centri estivi, ecc.in sicurezza; studiando appositi protocolli come stanno facendo molti paesi europei entrati dopo di noi nell’emergenza. Oggi più che mai servono soluzioni che diano risposte a tutti, non possiamo accettare che l’unica soluzione possibile sia attuata attraverso un ulteriore sacrificio e fardello che ricade ancora una volta sulle spalle delle donne.