Medici in servizio anche dopo i 65 anni, ma non oltre i 70, fino a maturare 40 anni di servizio effettivo, e accesso al Ssn anche per i professionisti non specializzati. La proposta arriva dalla Conferenza delle Regioni e affronta la carenza di personale sanitario, specialisti in particolare, e professioni sanitarie non dirigenziali.
“Anche se è interesse del sistema coinvolgere e valorizzare i giovani medici – si legge nel documento – si ritiene possibile valutare una modifica normativa sui limiti di età per il collocamento a riposo del personale. Attualmente – spiega il testo – esiste una norma ad hoc che prevede loro di rimanere in servizio oltre i 65 anni sino al maturare dei quaranta anni di servizio effettivo, comunque non oltre il settantesimo anno di età.
“Nel concreto i dirigenti medici, – spiega il documento – raggiunti i 65 anni dei 40 di servizio, devono cessare. In questo modo cessano i medici che raggiungono i 40 anni di servizio a 66-67 anni ma vorrebbero ancora lavorare. Si potrebbe pensare di modificare la norma citata, utilizzare tutti i medici di rimanere in servizio fino a 70 anni, su base volontaria, compatibile con le condizioni di salute e previa valutazione aziendale. Tale modifica ristabilirebbe una condizione di parità con i medici universitari, i quali già oggi sono permanenti in servizio fino ai 70 anni”.
La proposta sarà presentata nei prossimi giorni al ministro della Salute, Roberto Speranza. Per il prossimo triennio, nel caso sia impossibile reclutare medici dipendenti o convenzionati, si prevede che per i medici ospedalieri vengano stipulati contratti di lavoro autonomo anche per lo svolgimento delle funzioni ordinarie.
“Noi siamo a favore di un grande piano che copra le attuali carenze nelle dotazioni organiche. Negli ultimi tre anni si sono specializzati 15 mila medici. – afferma l’Anaao Assomed (Associazione medici dirigenti) – Inoltre, in base a quanto previsto dal DL Calabria potrebbero essere assunti a tempo determinato circa novemila specializzandi del 4° e 5° anno. Una platea sufficiente a coprire le esigenze delle aziende sanitarie. Siamo contrari ad assumere neolaureati abilitati al di fuori di un percorso di specializzazione.
“Diciamo basta alla creazione di aree di parcheggio senza prospettive e destinate solo ad aumentare il precariato, condizione inaccettabile in un settore specialistico come quello ospedaliero. – conclude l’associazione – Così come siamo contrari alle assunzioni con contratti libero professionali che non permettono lo sviluppo delle capacità tecniche e professionali delle equipe che richiede rapporti di lavoro stabili. Le Regioni pensino a migliorare le condizioni di lavoro e a rendere più attrattivo economicamente un lavoro che nessuno vuole più fare”.