Tempo di scelte per chi sta per completare il percorso di scuola superiore. Secondo gli ultimi dati del Rapporto 2019 AlmaLaurea sulla Condizione Occupazionale emergono strumenti fondamentali di orientamento per tanti diplomati che si accingono alla scelta del percorso universitario. Tra i laureati magistrali biennali del 2013 intervistati a cinque anni dal conseguimento del titolo si registrano rilevanti differenze tra i vari gruppi disciplinari. I laureati in ingegneria, del gruppo economico-statistico e quelli delle professioni sanitarie mostrano le migliori performance occupazionali, dal momento che il tasso di occupazione è ovunque superiore all’89,0%.
Sono invece al di sotto della media i tassi di occupazione dei laureati dei gruppi giuridico, letterario, geo-biologico e psicologico (il tasso di occupazione è inferiore all’80,0%). Anche tra i laureati magistrali a ciclo unico, intervistati a cinque anni, si evidenziano importanti differenze tra i gruppi disciplinari: i laureati del gruppo medico hanno le più elevate performance occupazionali, registrando un tasso di occupazione pari al 92,4%. Al di sotto della media, invece, i laureati del gruppo giuridico, dove il tasso di occupazione si ferma al 76,7%.
Tra i laureati magistrali biennali sono soprattutto i laureati di ingegneria, dei gruppi scientifico e chimico-farmaceutico che possono contare sulle più alte retribuzioni: rispettivamente 1.762, 1.675 e 1.595 euro mensili netti. Non raggiungono invece i 1.200 euro mensili le retribuzioni dei laureati dei gruppi psicologico e insegnamento. Tra i magistrali a ciclo unico le retribuzioni più elevate sono percepite dai laureati del gruppo medico (2.007 euro). Più contenute quelle del gruppo giuridico, che raggiungono i 1.343 euro mensili.
A cinque anni dal titolo, i valori più elevati di efficacia sono raggiunti tra i laureati magistrali biennali dei gruppi educazione fisica (73,5%) e architettura (68,6%). Seguono gli occupati dei gruppi psicologico, agraria, giuridico, geo-biologico e scientifico, tutti con valori superiori al 65,0%. Inferiori alla media invece i livelli di efficacia dei laureati del gruppo politico-sociale (38,2%) e delle professioni sanitarie (49,9%; si tratta di laureati che utilizzano la laurea magistrale biennale per progressioni di carriera interne all’azienda ospedaliera). Decisamente più elevati i livelli di efficacia tra i laureati magistrali a ciclo unico, in particolare tra i laureati dei gruppi medico, veterinaria e farmacia, dove oltre il 90,0% degli occupati valuta “molto efficace” o “efficace” il titolo magistrale a ciclo unico.
“Sebbene l’indagine AlmaLaurea sull’occupazione dei laureati dimostri che alcuni percorsi garantiscono un’occupazione nel più breve termine-afferma Ivano Dionigi, Presidente di AlmaLaurea – resta vero che il titolo di laurea è ancora una garanzia di occupazione, indipendentemente dall’indirizzo scelto. Soprattutto nei momenti di maggiori difficoltà, come quelli affrontati dal nostro Paese negli ultimi anni, avere un titolo universitario offre infatti maggiori chance occupazionali nell’arco dell’intera vita lavorativa. Non solo, ma indipendentemente dalla disciplina di studio scelta, ci sono alcune esperienze nel corso dell’università, come tirocini, studio all’estero e lavoro durante gli studi, che aumentano le chance occupazionali”.
All’aumentare del livello del titolo di studio posseduto diminuisce il rischio di restare intrappolati nell’area della disoccupazione. Generalmente i laureati sono in grado di reagire meglio ai mutamenti del mercato del lavoro, disponendo di strumenti culturali e professionali più adeguati. I laureati godono infatti di vantaggi occupazionali importanti rispetto ai diplomati di scuola secondaria di secondo grado durante l’arco della vita lavorativa: nel 2018, il tasso di occupazione della fascia d’età 20-64 è pari al 78,7% tra i laureati, rispetto al 65,7% di chi è in possesso di un diploma. Inoltre, la documentazione più recente a disposizione evidenzia che, nel 2014, un laureato guadagnava il 38,5% in più rispetto ad un diplomato di scuola secondaria di secondo grado. Certo, il premio salariale della laurea rispetto al diploma, in Italia, non è elevato come in altri Paesi europei (+52,6% per l’UE22, +66,3% per la Germaniae +53,0% per la Gran Bretagna), ma è comunque apprezzabile e significativo.