Procedure più complesse, maggiori responsabilità e, soprattutto, aumento dei costi: questo è lo scenario che potrebbe verificarsi se l’ipotesi di rendere sostituto di imposta il datore di lavoro domestico venisse confermata nella Legge di Bilancio. È quanto fa sapere l’Assindatcolf, Associazione Nazionale dei datori di Lavoro domestico.
Sarebbe intollerabile fare ‘cassa’ a spese delle famiglie che già oggi, in mancanza di adeguate leve fiscali e di un welfare efficiente, sono costrette a farsi carico di tutto il peso dell’assistenza, anche e soprattutto economico. – prosegue l’Associazione – Un onere destinato a crescere qualora il datore di lavoro domestico fosse reso sostituto di imposta poiché, oltre al versamento contributivo e alla retribuzione netta concordata con il lavoratore, la famiglia dovrebbe farsi carico di versare anche l’Irpef per il proprio dipendente.
La richiesta ai ministri competenti. Per scongiurare che questa ipotesi diventi realtà con conseguenze pesantissime per le famiglie, – conclude Assindatcolf – chiediamo ai ministri competenti, Economia e Lavoro, di avviare confronto sul tema del lavoro domestico, convocando un tavolo specifico per discutere in modo organico di come valorizzare il comparto, con meccanismi premianti come la deducibilità dei costi, e non di come continuare a penalizzarlo come nel caso del reddito di cittadinanza o nella, speriamo scongiurata, ipotesi di alzare il salario minimo orario. Il risultato sarebbe solo quello di incentivare il lavoro irregolare, nero e grigio.