Si parla sempre più di smart working e lo si fa spesso, e giustamente dal lato delle mamme, ma come se la stanno cavando i papà tra le call e la DAD? Come affrontano insieme alle madri la gestione dei figli 24 ore su 24? A queste domande prova a rispondere la ricerca di R-Everse, società di head hunting, dal titolo “Smartworking e paternità: come i papà stanno affrontando il lavoro da casa” che ha visto coinvolti i papà-professionisti per approfondire un tema ancora poco battuto. L’idea è infatti di indagare la portata dei cambiamenti introdotti dal Covid 19 nella vita delle figure maschili. La ricerca è stata svolta tramite LinkedIn e ha coinvolto 150 professionisti-padri di età compresa tra i 30 e i 40 anni, lavoratori in azienda.
Il modo di lavorare è molto cambiato e si trascorre più tempo con i figli. Se da un lato possiamo considerare il diffondersi della pandemia Covid-19 come uno dei peggiori drammi degli ultimi decenni, dall’altro ha avuto sicuramente un effetto positivo: il fatto di trascorrere più tempo con i propri figli. E questo ha influito in modo concreto sul rapporto genitore-figlio oltre che dal punto di vista del work-life balance. Ma com’è stato questo cambiamento? I risultati dell’indagine hanno riscontrato in primo luogo che è stato per la maggior parte dei casi drastico. Prima della pandemia, infatti, il 57% degli intervistati non aveva mai sperimentato lo smart working, e solo il 4% lo viveva in modo stabile.
Quanto al rapporto tra padre e figli, il 71% dei papà ha ammesso che c’è stato un cambiamento. Per il 63% degli intervistati è stato positivo. Pare che a influire notevolmente sugli equilibri domestici e il rapporto padre-figli sia stata proprio la didattica a distanza: il 50% ha dichiarato di aver supportato i figli in questa attività. Anche se non per tutti è stata gestita allo stesso modo: il 38% dei papà se ne è occupato solo in parte, alternandosi con la propria partner, mentre l’11% se n’è occupato del tutto in prima persona. L’altra metà degli intervistati non ha avuto necessità di supporto oppure si è affidata alla partner o ad altre persone vicine al nucleo familiare
Dall’indagine emerge che i padri italiani sono per lo più soddisfatti dell’equilibrio che, nonostante le sfide, sono riusciti a creare tra vita privata e lavorativa: un risultato importante per ogni singolo individuo, per le famiglie, e anche per le aziende. Un aspetto importante perché, come sappiamo, in epoca di lavoro da casa e in virtù del fatto che le abitazioni sono i nuovi uffici, è fondamentale che i lavoratori vivano in un ambiente sereno, per quanto possibile.
E cosa potrebbe portare ulteriori benefici all’equilibrio famiglia/ufficio? Ecco cosa è emerso dalla ricerca tra gli ambiti suscettibili di miglioramento. Le richieste e gli aspetti che aiuterebbero a conciliare meglio l’equilibrio tra mondo del lavoro e familiare riguardano gli orari di lavoro flessibili (29%), una legislazione più attenta alla paternità (26%), e poter usufruire dello smart working più frequentemente (18%). Tra chi ha risposto “altro” ci sono suggerimenti soprattutto sull’attenzione delle istituzioni su questo tema, e sulla formazione degli insegnanti perché si possano destreggiare al meglio in questo nuovo modo di fare scuola. Ecco alcune risposte degli intervistati.
A proposito di work-life balance, anche Daniele Bacchi, CEO di R-Everse ha condiviso la sua esperienza: “La pausa pranzo con l’intera famiglia a tavola ogni giorno della settimana per me è stato un regalo bellissimo e inaspettato. Ho quattro figli dagli 8 ai 13 anni e mi sono lanciato, pranzo dopo pranzo, in discussioni sempre più interessanti, coinvolgendoli anche in tematiche lavorative. Provocarli e spronarli a condividere le loro opinioni e osservare le loro personalità formarsi giorno dopo giorno attraverso il dibattito è tutt’oggi commovente nel mio ruolo di padre”