Milano, 28 giugno 2017. Questo è quanto emerso dall’incontro organizzato da EY presso la nuova sede milanese di via Meravigli con l’obiettivo di analizzare, presentare e sperimentare come i cambiamenti introdotti dalla digital transformation rivoluzionino anche la gestione delle risorse umane. Come cogliere le opportunità che l’innovazione e la tecnologia consentono e definire le direttrici che le aziende devono seguire per sviluppare il loro business, sono solo alcuni dei temi affrontati nella prima parte dell’incontro da Andrea Paliani, Mediterranean Advisory Services Leader di EY, e Fabio Moioli, Direttore della Divisione Enterprise Services di Microsoft.
Andrea Paliani commenta: La trasformazione digitale è prima di tutto culturale e poi tecnica. Dobbiamo sapere cosa vogliamo fare. L’open innovation a livello di sistema paese e nelle singole organizzazioni, ad esempio, è una modalità vincente per trasformare imprese e istituzioni pubbliche. Tuttavia il capitale umano, all’interno delle organizzazioni e nella società nel suo complesso, rappresenta la vera sfida. Formare e attrarre nuovi talenti, con competenze adatte al mondo digitale, riqualificare le risorse interne (che fino ad oggi hanno garantito il vantaggio competitivo delle organizzazioni) introdurre modalità di lavoro coerenti nelle organizzazioni (collaborazione tra dipendenti, smart working,..) rappresentano sfide altrettanto importanti. Le aziende che hanno seguito la strategia di valorizzazione e crescita dei talenti per innovare hanno raggiunto risultati eccellenti: l’85 % di loro ha avuto una migliore performance finanziaria, il 77% una migliore implementazione della strategia. L’Open innovation contribuirà anche sotto questo aspetto: nel mondo interconnesso digitale l’approccio all’innovazione diventa un processo “condiviso e collaborativo coinvolgendo più attori della business community (aziende, università, politecnici, società di servizi professionali, vendor di tecnologie, incubatori,…). Tuttavia sono ancora limitati i casi di innovazione di business: 11% ha utilizzato call for ideas per coinvolgere start up innovative, il 9% ha utilizzato Hackathon, il 7% ha acquisito società innovative per estendere il proprio business e il 18% ha sviluppato progettualità di start up intelligence, ma oltre il 45% delle imprese non ha intrapreso alcuna iniziativa per incorporate stimoli esterni all’innovazione.”
Fabio Moioli aggiunge, “Il cloud, l’intelligenza artificiale, la realtà mista sono trend tecnologici in rapida crescita anche nel nostro Paese e lo saranno ancor più nei prossimi anni. Al contempo non si trovano figure professionali all’altezza delle richieste del mercato: è ad esempio difficile trovare persone competenti in ambito Data Platform e Machine Learning, ovvero professionisti che sono in grado di estrarre da una mole impressionante di numeri degli insight che diventino progetti di business. I giovani che coniugano doti statistico-matematiche, informatiche, e capacità di visione imprenditoriale sono altamente ricercati ed estremamente preziosi sul mercato. Si pensi ad esempio che entro il 2020 circa il 50% delle posizioni in questo settore non saranno ricoperte proprio a causa delle competenze mancanti. Gli analisti stimano inoltre in 4,8 milioni i posti di lavoro in Europa relativi soltanto allo sviluppo di nuove applicazioni entro il 2018. Questi dati ci obbligano a riflettere e muoverci fin da ora, con massima urgenza, partendo dalle scuole e dal settore pubblico, fino ad arrivare a trasformare le nostre imprese.”
Al termine della discussione, i partecipanti, gli studenti universitari, hanno sperimentato percorsi di Digital Sensorial EY Experience quali la realtà aumentata e si sono sfidati in una gara, tramite un’app, per testare il loro “digital mindset”. Con questo percorso i giovani hanno replicato ciò che viene fatto durante il Meet the future, modello di recruiting innovativo che si basa su un vero cambio di paradigma basato sul concetto di passare ‘dal CV alla Storia’. “Il cv, ‘il voto’ non sono più il soli parametri sui cui poter valutare la validità e il potenziale di un profilo, poiché non racconta i reali interessi e le potenzialità di contribuzione delle persone. Oggi le nuove generazioni cercano sui social network le informazioni relative ad aziende e professioni, scelgono il loro lavoro guardando blog, chiedendo referenze anche attraverso contatti social” commenta Caterina Bernardi, Talent Team di EY. “Per questi motivi la nostra organizzzione ha sviluppato un modello di recruiting innovativo che si basa su un vero cambio di paradigma nel quale i social diventano l’ambiente migliore per attrarre i giovani, profilandoli in base al loro comportamento digitale e le loro attitudini.”
Tramite l’APP di un provider (Employerland), viene, infatti, data ai candidati la possibilità di mettersi alla prova in una vera e propria sfida volta a testare la loro propensione all’innovazione. I migliori vengono invitati ad una giornata evento EY di selezione dove lavorano in gruppo su un business case che simula una reale situazione, supportati da mentors di Service Line e da recruiters che li valutano sulla base della competenze, capacità di problem solving, gestione dei conflitti ed efficacia personale e relazionale nei confronti degli altri componenti del gruppo.
Inoltre, attraverso il tour nei Deep Diving Learning Corner, i partecipanti all’incontro di EY hanno fatto esperienze immersive che velocemente li hanno stimolati a vedere e toccare con mano nuove prospettive e imparare nuovi skills e competenze. Questo sistema nasce dal fatto che le necessità e le abitudini formative stanno cambiando: oltre alla formazione, all’addestramento tecnico e alla business education si ha sempre più bisogno di aggiornamenti, informazioni e interazioni creando conoscenza e pratiche continuamente condivise.
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