Quali sono i fattori che rendono un datore di lavoro attrattivo per gli italiani? Cosa cercano i potenziali dipendenti nello scegliere un’azienda? Qual è l’azienda nella quale gli italiani sognano di lavorare e perché? A queste e a molte altre domande ha cercato di rispondere l’Employer brand research di Randtstadt, primo operatore mondiale nei servizi legati alle risorse umane e presente in Italia dal 1999. Oggi l’azienda ha 300 filiali e 2000 dipendenti con l’obiettivo di soddisfare le esigenze di cerca e di chi offre lavoro.
Lo studio presentato è uno dei più importanti in merito all’employer branding, cioè relativo alla reputazione di un’azienda come datore di lavoro, e ad esso ha risposto un campione di 190.000 persone in 34 paesi che rappresentano più del 80% dell’economia mondiale. Sono state utilizzate interviste online di 16 minuti che hanno permesso di costruire un’analisi approfondita per aiutare i datori di lavoro a dare forma al proprio employer brand. Quasi 6500 aziende sono state analizzate in modo indipendente per misurarne il livello di attrattività come datori di lavoro.
Secondo la ricerca, i 5 criteri principali dei quali gli italiani tengono conto per scegliere il proprio datore di lavoro sono, in ordine d’importanza: un buon equilibrio fra vita lavorativa e vita privata, un’atmosfera di lavoro piacevole, retribuzione e benefit interessanti, sicurezza del posto di lavoro, visibilità del percorso di carriera. I criteri non sono variati negli ultimi 3 anni ed è significativo notare come in Europa al primo posto venga messo al primo posto il fattore retribuzione e benefit piuttosto che il cosiddetto worklife balance.
In merito alla valutazione del datore di lavoro attuale, gli italiani fanno caso soprattutto alla solidità/stabilità finanziaria, ad un ambiente di lavoro sicuro da COVID-19 e all’ottima reputazione.
Analizzando le differenze in base al genere, le donne tengono maggiormente in considerazione il buon equilibrio tra lavoro e vita privata, l’atmosfera di lavoro piacevole e l’impegno nel dare alla società qualcosa in cambio mentre gli uomini fanno più caso alla solidità finanziaria e all’utilizzo delle tecnologie più recenti.
La ricerca ha effettuato anche uno spaccato relativo alle classe di età dal quale si evince che la fascia 18-24 anni dà più importanza a fattori come la diversità e l’inclusione, la responsabilità sociale d’impresa e l’atmosfera di lavoro piacevole, la fascia 25-34 a retribuzione e benefit interessanti, quella 35 – 54 anni all’ubicazione e quella 55 – 64 anni alla solidità finanziaria e all’ottima reputazione.
I contatti personali (32%) sono i canali più utilizzati da coloro che cambiano lavoro, seguiti dalle agenzie di personale (23%). Inoltre, i 25-34enni (26%) usano LinkedIn più dei 35-54enni (15%) per trovare lavoro. I dipendenti con un livello di istruzione inferiore hanno maggiori probabilità di utilizzare Subito.it (22%) rispetto ai dipendenti con un livello di istruzione medio (11%).
La pandemia ha rappresentato un grande fattore di cambiamento delle abitudini e dell’orientamento dei lavoratori ed infatti Il 39% dei dipendenti italiani è attratto dalla possibilità di lavorare in remoto. Le donne (43%) e i dipendenti altamente istruiti (47%) sono più inclini a classificare questo criterio come più importante. Tra i dipendenti a tempo pieno e a tempo parziale, il lavoro in remoto è considerato ugualmente importante. 1 dipendente su 2 ha potuto scegliere se lavorare in remoto, mentre l’altra metà di dipendenti che lavorano in remoto sono stati obbligati a farlo. Più della metà degli uomini ha continuato a lavorare normalmente, contro appena il 35% delle donne. Anche i dipendenti con un livello di istruzione universitario hanno continuato a lavorare normalmente (58%) rispetto al 39% dei dipendenti con un livello di istruzione inferiore.
Il 49% dei dipendenti ha visto la sua situazione lavorativa cambiare a causa di COVID-19: o è stato messo in cassa integrazione (4%), o ha perso il lavoro (19%), o ha lavorato con orari diversi dal solito (7% e 14%) o per altri motivi (5%). Una percentuale più alta di coloro che hanno perso il lavoro appartiene alla fascia di età 18-24 (30%) ed è composta da lavoratori con un’istruzione inferiore (23%). I dipendenti che hanno iniziato a lavorare più ore sono stati gli uomini (9%), la fascia di età 25-34 (9%) e coloro che possedevano un’istruzione universitaria (16%). Più uomini hanno continuato a lavorare normalmente (52%) rispetto alle donne (35%). Anche i dipendenti con istruzione universitaria (58%) hanno continuato a lavorare normalmente in contrasto con coloro che possiedono un’istruzione inferiore (39%).
Il COVID-19 ha chiaramente aumentato il timore di perdere il lavoro e anche se il 41% dei dipendenti non ha paura, un numero considerevole di dipendenti (30%) pensa che ciò avverrà nel 2021. Più donne (35%) che uomini (26%) hanno paura di perdere il lavoro, cosa che è coerente con il fatto che meno donne hanno continuato a lavorare regolarmente. Rispetto ai dipendenti con un livello di istruzione universitaria (25%), coloro che hanno un’istruzione media (32%) hanno più paura di perdere il lavoro nel 2021. I dipendenti del Nord-ovest, del Nord-est e del Centro (in media il 43%) sono meno preoccupati di perdere il lavoro di quelli che vivono nel Sud (34%).
Il modo in cui i datori di lavoro italiani hanno sostenuto i propri dipendenti e gestito la pandemia ha avuto un impatto molto positivo sulla fedeltà dei dipendenti. Complessivamente, il 50% dei dipendenti si sente più fedele al proprio datore di lavoro, mentre l’11% meno. L’impatto sulla fedeltà è indipendente dal sesso, dall’età o dal livello di istruzione. Il fatto che la persona sia obbligata a lavorare da casa o che questa decisione possa essere presa autonomamente non ha un grande impatto sulla fedeltà.
Secondo la ricerca è il settore dei media quello più attrattivo, seguito da quello automobilistico ed è proprio da quest’ultimo settore che arriva l’azienda più attrattiva in assoluto. E’ infatti la Ferrari il datore di lavoro più ambito in Italia. Secondo la ricerca, il 74,3% di italiani sogna di lavorare nella Casa di Maranello, che si posiziona al primo posto fra le società italiane più attrattive per cinque aspetti: equilibrio fra vita privata e lavorativa, atmosfera di lavoro piacevole, retribuzione & benefits, sicurezza del posto di lavoro e reputazione del brand.
“Questo premio conferma la vicinanza degli italiani a Ferrari e riconosce il nostro impegno per un ambiente di lavoro dove ciascuno possa esprimere la sua passione, creatività e talento – ha commentato Michele Antoniazzi, Chief Human Resources di Ferrari – Formazione, inclusione e benessere sono i temi su cui attualmente siamo più focalizzati, oltre a quelli emersi nella ricerca. Ne sono esempi recenti il programma “Back on Track”, che ha consentito di far ripartire in sicurezza l’attività produttiva nel difficile contesto della pandemia, la certificazione della parità salariale fra donne e uomini ottenuta lo scorso anno e le crescenti opportunità formative per le nostre persone”.
In attesa di tornare a trionfare in pista, un riconoscimento significativo per la Casa di Maranello che ha festeggiato lo scorso anno i 70 anni di vita in forma smagliante, nonostante la pandemia.