Una vita passata a dare luce ai film, una maestria nell’illuminare il set ed una rara sensibilità visiva. Sono queste le caratteristiche di Giuseppe Rotunno, classe 1923, maestro delle luci di capolavori diventati ormai storia del cinema. Ed è proprio lui, entrato di diritto nell’Olimpo dei direttori della fotografia, a spiegarci cosa significhi scrivere con la luce. “Semplicemente cinematografia. Sono due espressioni che hanno lo stesso significato!” risponde con immediatezza.
Figura chiave del cinema, parte della filare di collaboratori indispensabili per la realizzazione di un film, il direttore della fotografia è colui che deve interpretare la luce, donandole una dimensione visiva. “Siamo i creatori, i conservatori delle immagini. Siamo noi che leggiamo la luce: ci dicono “Oggi è una bella giornata. Siamo nel 1930, in un posto tale, ecc…” ed lì che si crea un’atmosfera idonea intorno alla scenografia”. Già perché ogni opera, ogni script, ogni set ha delle esigenze creative diverse, in cui spirito di osservazione, creatività, ingegno e senso estetico risultano fondamentali per dare una coerenza visiva all’immagine.
“Ho sempre avuto una grande libertà di lavorare, non mi sono mai stati imposti limiti. Mi danno un copione, lo leggo e lo interpreto – spiega Rotunno – Quando si legge una sceneggiatura bisogna capire i valori delle parole, bisogna comprendere dove vogliono arrivare. Si collabora con il regista per interpretarle nella stessa direzione, perché ovviamente non possiamo affrontare due argomenti diversi come ricchezza di informazioni. Diventiamo uno solo: ognuno libero ed indipendente nel proprio lavoro, ma siamo parte dell’uno che farà il film”.
Si può quindi dire che il direttore della fotografia sia il braccio destro del regista? “Molto di più, perché il regista pensa a se stesso! Noi dobbiamo tenere conto della regia, della recitazione degli attori, della scenografia, del costume, dell’ambientazione in generale, cioè di ogni singolo dettaglio e, anche, dei costi”.
Ma per diventare garante delle immagini, responsabile dell’impatto visivo che queste avranno sullo spettatore, oltre ad una spiccata sensibilità artistica, sono necessarie conoscenze tecniche relative alle attrezzature, agli angoli di ripresa, alle inquadrature, allo studio dei percorsi e dei giochi della luce. “I nostri corsi di cinematografia (n.d.r. Corsi della Scuola Nazionale di Cinema) cominciano dalle cinepresa, cioè dalla parte meccanica: come funziona una cinepresa, come funzionano le ottiche, che qualità di fotografia dà un’ottica e quale un’altra. Insomma facciamo uno studio molto vasto affinché i ragazzi di fotografia, una volta usciti dall’istituto, abbiano le capacità e le qualità per riconoscere ciò che è meglio per il soggetto che gli offriranno e lo sappiano, quindi, interpretare a pieno”.
La cattedra di Rotunno al Centro Sperimentale di Cinematografia di Roma (www.fondazionecsc.it) contribuisce a formare più figure professionali, dall’aiuto all’assistente operatore, dall’operatore di macchina fino al direttore della fotografia. Un percorso triennale in cui agli allievi viene offerta l’opportunità di sperimentare tutti i ruoli. “È vasta la materia. Siamo tutti operatori, ma con mansioni diverse. L’operatore alla macchina si occupa delle riprese, cercando di realizzarle come gliele consegnano il regista e il direttore della fotografia comunemente costruite. Si effettuano delle prove e lui sovraintende ai movimenti della macchina e alle inquadrature, seguendo il movimento degli attori. Poi c’è l’assistente ai fuochi, lavoro difficilissimo e alquanto delicato. Deve ammettere la profondità di campo data dal diaframma secondo la possibilità della pellicola; esiste questo spazio dove tutto è nitido, ma può anche metterlo fuori nitidezza se è richiesto dalla regia, dal racconto o dall’addetto alla fotografia”.
Cosa non può mancare per diventare abili nel conferire qualità e ricchezza visiva al cinema, per diventare maestri nello scrivere con la luce? La passione, lo studio e “Buone orecchie, oltre che buoni occhi, perché il saper ascoltare gli altri è fondamentale”.