Mentre gli allievi di terza media stanno sostenendo in questi giorni l’esame conclusivo, il Decreto Scuola, approvato sabato scorso, è stato appena pubblicato sulla Gazzetta ufficiale (con l’esattezza l’8 giugno) e, come si legge, riguarda le “ Misure urgenti sulla regolare conclusione e l’ordinato avvio dell’anno scolastico e sullo svolgimento degli esami di Stato”.
Un decreto che convince i dirigenti scolastici e il personale scuola? Non del tutto o almeno, come si legge nel comunicato stampa diffuso da ANP, l’associazione nazionale presidi per l’appunto, porta a formulare alcune riflessioni che riguardano i nuovi strumenti valutativi nelle scuole primarie, gli allievi con disabilità e l’inserimento dei vincitori del concorso scuola.
Le nuove valutazioni finali alle elementari rischiano di creare una frattura concettuale. Le perplessità dell’ANP ci sono a partire dall’articolo 1, comma 2-bis che recita che nella scuola primaria, a partire dall’anno scolastico 2020/2021, la valutazione finale degli apprendimenti non sarà più espressa in decimi (come previsto dall’articolo 2, comma 1 del d.lgs. 62/2017) ma consisterà in un giudizio descrittivo, riferito ai differenti livelli di apprendimento, da disciplinarsi con ordinanza ministeriale.
Secondo i presidi, questa novità introdurrà “all’interno del primo ciclo, una frattura concettuale: i segmenti di scuola dell’obbligo che ne fanno parte disporranno di strumenti valutativi diversi, a detrimento della continuità che dovrebbe caratterizzarne il curricolo verticale. I traguardi per lo sviluppo delle competenze previsti dalle Indicazioni nazionali, infatti, rappresentano il punto di arrivo di un processo unitario che dovrebbe essere condiviso nelle scelte strategiche, nelle forme e nelle modalità operativi”:
Perplessità sulla reiscrizione di disabili alla stessa classe. Non convince del tutto, sempre riguardo all’articolo 1, il comma 4-ter soprattutto nel passaggio dall’anno scolastico agli sgoccioli al prossimo. In particolare desta perplessità il fatto che, come si legge, nel testo del decreto convertito in legge sabato scorso, il dirigente scolastico potrà valutare l’opportunità di consentire la reiscrizione alla stessa classe dello studente disabile che non abbia raggiunto gli obiettivi minimi ma che, nonostante questo, sia stato ammesso alla classe successiva. “Questo potrà avvenire solo a seguito di specifica e motivata richiesta della famiglia, dopo aver sentito il parere del consiglio di classe e dopo aver acquisito il parere del GLO (Gruppo di Lavoro Operativo per l’inclusione, ndr)”. Vale a dire che il consiglio di classe ammetterà lo studente alla classe successiva e contestualmente esprimerà a verbale il suo parere circa l’opportunità della reiscrizione.
Per quanto riguarda l’ANP, ecco come si esprime in merito: “Tale disposizione, pur sforzandoci di comprenderne la ratio nell’ottica emergenziale, rischia di snaturare tutto l’impianto dell’inclusione scolastica. Ci aspettiamo, almeno, che tale scelta sia adeguatamente supportata in fase di attribuzione dell’organico. L’ANP rivendica la specifica finalità della scuola e ritiene che essa, per mantenersi efficace, non debba subire interferenze con altre agenzie che si occupano di inclusione sociale. A nostro avviso, quindi, il decisore politico deve dedicarsi con urgenza a una riflessione seria e sistematica sul rapporto tra scuola e disabilità e sulla necessità di costruire su tutto il territorio nazionale, finalmente, una rete di vero supporto a garanzia del percorso di crescita e di pieno inserimento nella società cui gli alunni più vulnerabili e le loro famiglie hanno diritto”.
Chi vincerà il concorso potrà essere di ruolo solo nel 2021. Riflessioni ci sono poi in merito all’articolo 2 per i commi 1-8 in cui si parla della procedura concorsuale straordinaria in presenza, nell’anno scolastico 2020/2021 e i cui vincitori entreranno in ruolo dal 1° settembre 2021. Ossia non nell’anno che inizierà a settembre dove, come fanno notare dall’ANP “si partirà con una carenza di oltre duecentomila docenti di ruolo”. E questo non è ovviamente positivo per la scuola visto che i presidi devono constatare che “lo strumento concorsuale non è in grado di fare fronte efficacemente alle reali esigenze del servizio scolastico; nemmeno quando ce n’è più bisogno. Ci chiediamo, a questo punto, se la politica avrà mai il coraggio di adottare un modello di reclutamento, basato sull’autonomia delle scuole, che sia davvero in grado di garantire agli studenti il diritto di avere docenti stabili fin dal primo giorno di scuola.Fino a quando dovremo accettare l’infinito stillicidio di docenti supplenti che accompagna, ogni anno, i primi mesi dell’anno scolastico?”