Il Covid-19 ha profondamente cambiato il mondo del lavoro con professioni che vivono una grossa crisi, ma altre che stanno riemergendo o emergendo per la prima volta. E quali saranno quelle del futuro? A dircelo è una ricerca condotta da Adecco dal titolo “Il lavoro che cambia” attraverso la quale l’agenzia multinazionale di selezione del personale ha individuato i 10 lavori più ricercati dalle aziende nei prossimi anni.
Dal plant manager allo scrum master, passando per il cloud architect ecco su cosa deve puntare chi sta studiando, ma anche chi ha vuole cambiare lavoro nell’immediato futuro. Vediamo le caratteristiche di queste nuove professioni una per una secondo quanto individuato da Adecco.
Broadband architect: l’architetto della web TV. Iniziamo con il broadbrand architect che forse per chi mastica poco l’inglese non è una professione così immediata. Con queste due parole non si intende altro che l’architetto della televisione, ma come precisano da Adecco, non la TV tradizionale ma la web TV che, come sappiamo, è sempre più inflazionata specie tra i giovani. Chi svolge questo lavoro deve essere aggiornato sulle ultime novità della rete dal punto di vista dei format, applicazioni, strumenti utili all’informazione e alla comunicazione online. Sostanzialmente si occupa di tutto quello che riguarda i contenuti della web Tv, ma anche delle sue interazioni. Va da sé che per lui Netflix, Infinity ecc non devono avere segreti né sulle modalità di funzionamento e ingaggio di chi li guarda né per i contenuti. Così come bisogna che il broadband architect sappia già le tendenze del futuro prima di tutti gli altri. Deve dunque avere un’ottima conoscenza dei canali di informazione e possibilmente un percorso di studi che ha a che fare con la comunicazione multimediale.
Il category manager, invece, è un esperto/a di marketing che studia il consumatore, i suoi gusti, le sue preferenze, cosa lo attrae prima di fare un acquisto, cosa lo fa desistere e così via. Ma si occupa anche del fatto che non manchi nulla al cliente quindi che ci siano sempre delle scorte di prodotti. In poche parole: è il responsabile prodotti dall’acquisto alla vendita. Il suo è certamente un percorso di studi a indirizzo economico o statistico, con un approfondimento in marketing e comunicazione. Anche perché deve sapersi relazionare con gli altri, avere competenze tecniche, un approccio analitico e curiosità per capire cosa vogliono i clienti e magari anticipare le loro esigenze.
Il cloud architect è invece, da quello che dice la ricerca di Adecco, uno dei lavoro più ricercati già adesso. Si tratta di un architetto che si occupa della gestione dei sistemi informativi distributivi e che nel prossimo futuro sarà richiesto non solo da aziende come Coca Cola o IBM che se ne avvalgono già, ma da tutte quelle che hanno bisogno di progettare e costruire ambienti cloud scalabili e resilienti. Con l’avvento del remote working, con il digitale che è praticamente entrato a tutto spiano in ogni settore, va da sé che questa figura diventa cruciale nella digital transformation. Quali competenze deve avere? Sicuramente un’ottima conoscenza dei sistemi di cloud computing architecture e in generale del mondo IT, ma anche essere predisposto a parlare con le aziende: la trasformazione digitale è molto di più che un processo tecnologico, fa parte del business.
Il data scientist non poteva non esserci in questa carrellata alla luce del fatto che i dati stanno diventando sempre più importanti. Cosa fa? Organizza, analizza, processa una mole di dati che possono essere sia strutturati che non. E in particolare lavora sui secondi che sono più difficili da organizzare e classificare in modo automatico. Questi possono essere le recensioni dei clienti, i commenti sui social e così via. Tutte informazioni che danno riscontri in merito alla qualità di un servizio e un prodotto. Ecco perché il data scientist deve conoscere non solo la programmazione e sapersi occupare di analisi quantitativa, ma deve conoscere e comprendere i prodotti e avere forti doti di comunicazione per sapere poi dare un seguito a quello che analizza. Se i dati servono sempre più per prendere decisioni, al data scientist spetta saperli non solo analizzare, ma condividere.
Quella dell’energy manager è una figura non proprio nuovissima, ma che sta tornando nuovamente in auge non tanto per la competenza tecnica, quanto per il fatto che il suo ruolo è quello di dare vita, parlando con gli attori giusti, a una politica concreta di conservazione dell’energia. Pertanto supporta chi prende decisioni in merito promuovendo l’uso razionale dell’energia, predisponendo i bilanci energetici e redigendo eventuali piano di investimenti ovviamente dopo aver fatto le opportune valutazioni. Come si legge sulla ricerca di Adecco, quindi, deve avere competenze tecniche, comprese quelle IT, ma anche conoscere bene il mercato energetico, saper fare valutazioni economiche, avere dimestichezza con i contratti e conoscere l’organizzazione aziendale.
Il growth hacker è una delle figure professionali più in voga di questi anni perché si occupa di ideare e sviluppare strategie di crescita per le aziende per cui lavora. Da un lato ha doti da ingegnere informatico, ma deve essere anche esperto di marketing, sapere gestire i canali sociali e occuparsi di contenuti. Sono infatti i social, i siti, gli articoli così come le promozioni ecc che possono decretare la crescita di un’azienda e nella sua strategia il growth hacker non può non considerarli. Le sue skill quindi hanno a che fare con la SEO (Search Engine Optimization), ma non solo: è importante che conosca il content marketing e l’email marketing così come tutto il mondo social media, quello dell’advertising non solo online. Può anche avere competenze di coding, analisi dei dati, finanza e così via. Va da sé che è una figura davvero trasversale.
Il plant manager o responsabile di stabilimento, capo progetto o manager di prodotto, si occupa di organizzare le attività giornaliere degli impianti di produzione industriale assicurandone il funzionamento e l’efficienza. Pertanto è sua responsabilità assegnare funzioni e ruoli, definire gli orari, formare i neoassunti. Raccoglie i dati di produzione e si occupa della sicurezza dei lavoratori ma anche quella degli impianti: tutto il funzionamento ottimale dipende da lui/lei. Il suo percorso di studi riguarda l’ingegneria industriale, la gestione aziendale ecc ma deve anche avere doti di relazione, di analisi, time management e così via.
Quella del project manager non è una figura nuova, ma nel prossimo futuro sarà ancora più ricercata. Anche perché nessun progetto riesce se non c’è chi lo guida e gestisce, interfacciandosi sia con chi lo porta avanti – e avendo quindi conoscenze tecniche relative al progetto stesso – che con il cliente. Va da sé che anche questa figura ha skill trasversali: oltre alle competenze meramente tecniche che riguardano l’area dentro cui rientra il progetto, ha anche la sua responsabilità economica e deve avere doti di comunicazione e capacità interpersonali. Oltre che un ottimo problem solving.
Lo scrum master sembrerebbe simile al project manager, ma se ne differenzia abbastanza perché non ha tanto ruoli di comando o di gestione come quello, ma più di coordinamento per migliorare l’efficienza di chi sta lavorando a un progetto. Si occupa quindi di gestire le riunioni, affiancare chi ha bisogno di una mano, presenziare ai meeting quotidiani, ma senza avere un ruolo di comando. Il suo scopo è aumentare l’efficienza e il lavoro di chi sta portando avanti un progetto facendolo stare meglio. La sua metodologia è quella Agile. Tra le sue skill ci sono lo spirito di osservazione e la capacità di ascolto, l’attenzione ai dettagli, doti di comunicazione, capacità di monitoraggio e di relazione come stanno andando le cose. A questa figura poi spetta la “difesa” del team: se chi sta coordinando il progetto sta pressando con richieste impossibili, lo scrum master interviene per capire dove si può migliorare per il benessere di tutti. Conosce bene i suoi colleghi e i loro talenti: infatti non è fuori dal team, ma ne fa parte.
Last but not least, sta crescendo la figura dello UX designer. Chi è? Chi si occupa di analizzare l’esperienza degli utenti in merito a quando navigano un sito, ma anche acquistano un prodotto, usano un’app e così via. Il tutto per migliorare il rapporto tra produttori e consumatori. Questo in particolare per il mondo digitale per il quale, come sappiamo, gli utenti hanno aspettative alte in termini di velocità, efficacia e così via. Il compito dello UX designer è quindi di “disegnare” un’esperienza che sia il più positiva possibile (UX sta per User Experience). Ha quindi competenze trasversali che variano dalle ricerche comportamentali (come si comportano gli utenti intervistando e analizzando) alla progettazione e tanto altro ancora.
Per chi cerca lavoro o vuole cambiarlo, queste 10 professioni sono sicuramente da considerare.