Aumenta il numero delle piccole imprese che impiega esperti Ict. Nel 2019, la quota è dell’11,8%, mentre il 4,7% assume specialisti Ict. Per una corretta valutazione della dotazione di competenze tecnologiche delle piccole imprese va posta l’attenzione su un più ampio perimetro che, alle risorse umane specializzate alle dipendenze dell’azienda, aggiunge le competenze delle imprese fornitrici di servizi Ict: le piccole imprese, infatti, nel 20,6% dei casi svolgono le funzioni Ict per personale proprio, mentre nel 67% dei casi svolgono attività Ict con personale esterno. E’ quanto emerge da uno studio condotto da Confartigianato, elaborando i risultati dell’indagine dell’Istat su imprese e Information and communication technology.
I dati. Nel 2019 – spiega Confartigianato – il 16,7% delle piccole imprese ha organizzato nell’anno precedente corsi di formazione per sviluppare o aggiornare le competenze Ict dei propri addetti; tal quota è in aumento di 2,4 punti rispetto al 2018 e di 6,1 punti dal 2017, raggiungendo quest’anno il massimo dal 2012.
I corsi. Nel dettaglio – emerge dallo studio – è del 14% la quota di piccole che hanno svolto corsi di formazione informatica rivolti al personale senza competenze specialistiche in Ict, superiore al 6,2% relativo alla formazione del personale specializzato in Ict. In chiave settoriale si registra un maggiore dinamismo della propensione delle piccole imprese alla formazione digitale nei servizi (+2,8 punti) rispetto a manifattura (+2,1 punti) e costruzioni (1,8 punti).
La formazione del personale al personale in forza – rileva Confartigianato – si integra con una domanda lavoro che si orienta sempre di più verso lavoratori dotati di competenze digitali (e-skills), anche se su questo versante il settore energetico non presenta una intensità superiore alla media.
Le competenze digitali per la comunicazione. Analizzando anche i dati dell’indagine Excelsior di Unioncamere – Anpal, emerge che sui 2,9 milioni di entrate di personale nelle piccole imprese previste per il 2018 per il 51,2% è ritenuta necessaria la capacità di utilizzare linguaggi e metodi matematici e informatici. Sale al 57,3% – rileva Confartigianato – la quota di assunzioni nelle MPI per cui è richiesto il possesso di competenze digitali per la comunicazione.
La gestione delle soluzioni innovative. Inoltre, – sottolinea Confartigianato – è del 36,5% la quota di entrate per le quali è richiesta la capacità di gestire soluzioni innovative (tecnologie robotiche, Big Data analytics, Internet of things, altre tecnologie previste da ‘Impresa 4.0). Sulle entrate relative alle professioni di ambito digitale e dell’Ict si registra una più elevata la difficoltà di reperimento.
In dieci anni raddoppia la quota di lavoratori senior. La crescente propensione alla formazione del personale e una domanda di lavoro più orientata agli e-skills – evidenzia Confartigianato – è tanto più necessaria in un contesto in cui la crescente digitalizzazione di relazioni e processi aziendali si associa una più elevata età del personale: al secondo trimestre del 2019 la quota di occupati con 55 anni ed oltre è del 21,8% e di quasi due punti superiore alla media dell’Unione europea (19,9%);la quota di lavoratori senior è superiore (23,5%) in Germania, ma sensibilmente inferiore in Francia e Spagna (17,7% per entrambe). La quota di lavoratori senior è raddoppiata in dieci anni: nel primo trimestre del 2008 era pari all’11,8%, dieci punti in meno del livello attuale.
Nelle mpi più giovani lavoratori. Sul fronte della demografia degli occupati – conclude Confartigianato – va segnalato che nelle micro e piccole imprese è maggiore la presenza di giovani lavoratori: i dipendenti under 30 sono il 19,8% nelle micro e piccole imprese, ben 7,3 punti in più del 12,5% delle medie e grandi imprese.