Venti milioni di euro dal Governo a sostegno delle neo-mamme lavoratrici. La Legge di Stabilità 2016 riconferma il “Bonus nido e baby sitter” introdotto nel 2012 come alternativa al congedo parentale. In presenza dei requisiti di idoneità, alle richiedenti saranno corrisposti mensilmente voucher del valore di 600 euro, spendibili in servizi di baby sitting. Non solo: l’agevolazione è accessibile anche per più figli, presentando singole domande cumulabili.
Dopo il primo triennio di sperimentazione, la misura è stata prorogata con una revisione in positivo dei parametri d’inclusione: a partire dal 1 febbraio di quest’anno il contributo non è più solo appannaggio delle lavoratrici dipendenti e parasubordinate, ma spetta anche a libere professioniste e imprenditrici iscritte alla gestione separata Inps.
Le modalità stabilite per la presentazione della domanda restano le stesse per entrambe le categorie di aventi diritto: il bonus può essere richiesto negli 11 mesi successivi alla fine del congedo di maternità obbligatorio, previa rinuncia ad un equivalente periodo di congedo parentale. Varia invece la durata del sostegno: non oltre 6 mesi per subordinate e parasubordinate, non più di 3 per le autonome. A fronte del medesimo tetto massimo erogabile, 600 euro, l’importo si riduce in caso di lavoratrici part-time, a seconda del monte ore concordato. I voucher vengono infatti parametrati in base all’impegno quotidiano in ufficio: a titolo esemplificativo, 3.600 euro è il totale accordato alle titolari di contratti full time o lavoratrici non dipendenti che rispondano ai requisiti richiesti.
Per il pagamento dei servizi di baby sitting, l’Inps corrisponde alla lavoratrice i voucher, da ritirare entro 120 giorni dall’accoglimento della domanda, e attivabili secondo le modalità ordinarie di prestazione con buoni lavoro. In caso contrario, il benefit viene revocato in favore del ripristino del congedo parentale residuo. Se invece si preferiscono i servizi per l’infanzia, la somma viene versata direttamente nelle casse degli asili nido comunali o di quelli privati accreditati, ma prima di farne richiesta è necessario che il bambino risulti già iscritto alla struttura selezionata.
Per presentare la domanda c’è tempo fino al 31 dicembre 2016, e fino ad esaurimento dei fondi pubblici a disposizione. Prima di completare la procedura, da effettuarsi telematicamente sul sito web dell’Inps, è necessario richiedere un codice Pin online, convertirlo in Pin dispositivo e presentare la dichiarazione Isee. La pratica può essere espletata direttamente dalle interessate o avvalendosi del supporto di patronati.
Ad oggi, restano escluse dal provvedimento le mamme totalmente esentate dal pagamento dei servizi pubblici e privati convenzionati per l’infanzia, le beneficiarie dei sostegni previsti dal Fondo per le Politiche dei diritti e delle pari opportunità e infine le donne iscritte ad altra gestione. Per queste ultime, bisognerà attendere la pubblicazione di un apposito decreto interministeriale che disciplini criteri e modalità di fruizione del benefit, garantito tuttavia da un ulteriore stanziamento pubblico di altri due milioni di euro.
di Viviana Passalacqua