Finalmente un articolo serio, equilibrato sul mondo della “Gig Economy” e dei temi connessi al “lavoro” creato. Sul Sole24Ore del 17 settembre scorso, Luca De Biase offre una lucida cartolina sul lavoro del futuro affrontando l´argomento senza pregiudizi e soprattutto fornendo una serie di spunti di riflessione che dovrebbero essere utilizzati ogni qualvolta s´intenda discutere di questo argomento. Non siamo di fronte a nessun nuovo “schiavo” e nessun nuovo “padrone”! Dobbiamo declinare una – questa sì – nuova economia e una conseguente nuova relazione economico / normativa tra datore di lavoro e prestatore. Da una parte esiste un lavoro “organizzato” su piattaforme digitali e dall´altra “lavoratori che devono essere in grado di interpretare in autonomia le opportunità”.
Qualcuno aveva già ipotizzato che “autonomia”, “talento”, “spirito di iniziativa” sarebbero diventati i fondamentali requisiti per il cittadino che volesse avere occasione di lavoro e determinare, proprio in base a quelle caratteristiche, anche il livello reddituale.
Molto interessante osservare come tali elementi di successo riguardano sia il lavoratore sia l´impresa, poiché quest´ultima per competere dovrà avere lavoratori con quelle caratteristiche. Se si riuscisse a non contaminare il discorso con slogan populisti, potremmo trovare una soluzione, poiché è chiaro a tutti gli addetti ai lavori, che non siamo in presenza di lavoro subordinato o coordinato, bensì autonomo (è così in tutto il mondo!); detto ciò è chiaro altresì che considerate le caratteristiche delle economie in esame, i lavoratori non possono essere lasciati privi di “sicurezza e protezione sociale”. Ciò che non va fatto è trattare il tema secondo le regole delle altre tipologie contrattuali, ma crearne una nuova che tenga in considerazione tutte le peculiarità esistenti in capo ai lavoratori ma anche all´azienda.