Il lavoro ibrido è la nuova normalità, questa è la sintesi del pensiero di Mark Dixon CEO e founder di IWG il colosso specializzato nell’affitto di spazi di lavoro flessibili e coworking. L’anno scorso la sua società ha perso 650 milioni di sterline a causa dell’impatto del coronavirus sulle abitudini lavorative dei suoi clienti.
Tuttavia, il fondatore e CEO Mark Dixon ha piena fiducia nel futuro del suo business e in un’intervista a City AM racconta com’è cambiata la sua attività nell’ultimo anno e mezzo. Questo quanto si legge in una nota di Rent on share.
Cos’è il lavoro ibrido?
Prima di proseguire con le valutazioni di Dixon, spieghiamo cos’è il lavoro ibrido o hybrid working. Si tratta della combinazione tra lavoro a distanza e lavoro in presenza. Non si tratta di un compromesso tra i due modelli ma di una sintesi tra le due esperienze. Spesso la settimana lavorativa prevede tre giorni in ufficio e due da casa.
Secondo l’indagine dell’Osservatorio Smart Working del Politecnico di Milano, le persone che hanno lavorato a distanza nel 2020 durante la fase acuta della pandemia sono state 6,58 milioni. Si tratterebbe, di circa un terzo dei lavoratori italiani.
Secondo l’indagine di Recon Research , il 14% dei lavoratori usava una piattaforma di videoconferenza almeno una volta al giorno prima dell’inizio dell’emergenza sanitaria. Oggi il numero è pressoché triplicato, con più della metà dei lavoratori che dichiara di servirsene almeno una volta al giorno, e un quarto che ammette di utilizzarle addirittura più volte nell’arco della medesima giornata.
Il futuro del coworking?
In un contesto del genere, dove sempre più dipendenti e professionisti lavorano da casa, è facile immaginare che a farne le spese siano soprattutto aziende che affittano spazi di lavoro condivisi. Mark Dixon, invece, afferma che il passaggio al lavoro ibrido è in linea con il loro modello di business. I servizi offerti da IWG consentono alle persone di scegliere dove, quando e come lavorare. Il declino del lavoro d’ufficio a tempo pieno, è un fenomeno che la IWG aveva registrato in tutto il mondo, da molto prima dell’arrivo del Covid-19. La pandemia non ha fatto altro che accelerare una tendenza già in essere.
Viceversa, è aumentata a livelli record la domanda di accordi di rete completa, che permette ai lavoratori di lavorare ovunque e al contempo anche la richiesta di spazi di lavoro che fossero più vicini a dove vivono i dipendenti.
La combinazione del lavoro ibrido e l’esigenza di luoghi fisici più vicini alle abitazioni porterà inevitabilmente IWG a focalizzarsi non solo sul centro città, ma anche nei sobborghi e nelle aree rurali.
Miglior equilibrio fra vita privata e lavoro
Molte aziende iniziano a essere sempre più attente a fornire un miglior equilibrio tra lavoro e vita privata ai propri dipendenti e questo perché li rende più felici, più coinvolti e produttivi.
Circa la metà di tutti i dipendenti cercherebbe un altro lavoro se gli venisse chiesto di tornare in ufficio per cinque giorni alla settimana. Questo è un rischio enorme che i datori di lavoro non possono permettersi di correre.
Quindi il modello di lavoro ibrido non è solo migliore per i profitti aziendali, ma aiuta anche a personalizzare la settimana lavorativa a vantaggio di tutti.
Da dopo la pandemia – prosegue Rent or share – IWG ha rilevato che il 77% dei dipendenti afferma che un luogo di lavoro più vicino a casa è un must. Non solo, Dixon ricorda, il lavoro ibrido aiuta anche l’ambiente. Il pendolarismo è il singolo maggiore contributore alle emissioni di carbonio a livello globale, quindi ridurre i lunghi spostamenti in auto o in treno è meglio per tutti.