In Italia nel 2020 la disoccupazione sostanziale contava 3,9 milioni di persone, un milione e seicentomila in più rispetto al dato ufficiale. È quanto emerge dal rapporto di ricerca sul mercato del lavoro, elaborato dalla Fondazione Di Vittorio, dal titolo ‘La disoccupazione sostanziale”. Questo quanto pubblicato da una nota della Cgil.
Per misurare la reale consistenza della disoccupazione in Italia, la FDV formula una nuova stima, quella della ‘disoccupazione sostanziale’, un calcolo definito “realistico” e “affidabile” che “allinea i dati italiani a quelli europei”. L’indice di disoccupazione sostanziale (IDS) considera oltre ai disoccupati ufficiali rilevati dall’Istat (2,3 milioni) gli inattivi assimilabili ai disoccupati (1,6 milioni), vale a dire i soggetti di età 15-64 anni, con precedenti esperienze lavorative e immediatamente disponibili a lavorare, individuati sulla base delle ragioni che spiegano la mancata ricerca di un lavoro.
L’indice di disoccupazione – continua nella nota la Cgil – sostanziale raggiunge così il 14,5% nel 2020, con un aumento di 5,3 punti percentuali rispetto al tasso ufficiale di disoccupazione. Declinato per genere si attesta al 12,8% tra gli uomini (8,4% è il tasso di disoccupazione ufficiale maschile) e al 16,7% tra le donne (10,2% è il tasso di disoccupazione ufficiale femminile); considerando le macro ripartizioni, sale all’8,7% al Nord, al 12,1% al Centro, al 25,5% nel Mezzogiorno, mentre i tassi ufficiali sono rispettivamente pari a 5,8%, 8,0% e 15,9%.
“I fondamentali parametri del mercato del lavoro – afferma il presidente della Fondazione Di Vittorio Fulvio Fammoni – sono anomali rispetto a quelli dell’Ue, a partire dalla disoccupazione. Identificare la disoccupazione sostanziale – sottolinea – non è solo un esercizio di ricerca, ma rappresenta un’indicazione utile per interpretare la vera dimensione e le dinamiche del mercato del lavoro italiano e di conseguenza per identificare le politiche necessarie a far innanzitutto crescere l’occupazione, perché anche il ritorno ai livelli occupazionali pre-pandemia ci vedrebbero sempre molto più bassi rispetto alle medie europee”.
Per la segretaria confederale della Cgil – prosegue la Cgil – Tania Scacchetti “da queste rilevazioni emerge chiaramente la reale condizione di fragilità del nostro mercato del lavoro. La crescita dell’occupazione, stabile e di qualità, dovrebbe essere l’ossessione per qualsiasi scelta di politica economica e sociale”. “Per questo – prosegue – oltre a tutelare e difendere il lavoro esistente, occorre che gli investimenti, pubblici e privati, e le risorse del Pnrr siano fortemente condizionati alla crescita dell’occupazione, a partire da quella giovanile e femminile”.
“Servono – ribadisce Scacchetti – un Piano straordinario per l’occupazione, in primis per i settori pubblici; chiare scelte di politica industriale che devono essere accompagnate dalle riforme degli ammortizzatori e delle politiche attive. Il Paese – conclude la segretaria confederale – ha bisogno di una crescita che metta al centro il lavoro”.