Voucher tracciabili contro gli illeciti aziendali. Questa la mission del decreto correttivo del Jobs Act annunciato dal ministro del Lavoro Giuliano Poletti: «Il boom dell’utilizzo di buoni lavoro è un po’ sospetto, lo stiamo monitorando insieme all’Inps. Non vogliamo assolutamente che il voucher diventi uno strumento di distorsione del mercato occupazionale, lavoriamo per la stabilizzazione e non per la precarizzazione». Guerra dichiarata quindi ai “comportamenti elusivi da parte di aziende che – al pari di un cittadino che utilizza il biglietto dell’autobus solo se sale a bordo il controllore – acquistano il voucher, comunicano l’intenzione di utilizzarlo ma poi lo usano solo in caso di controllo da parte di un ispettore del lavoro”, come rilevato dalla nota ministeriale.
Per far sì che la liberalizzazione del lavoro accessorio non diventi un “avamposto” del sommerso, il decreto attuativo della riforma licenziata dal Governo introduce due novità fondamentali. In primo luogo, si innalza il tetto di reddito annuo percepibile: da 5.050 euro a 7.000 euro, sempre in riferimento alla totalità dei committenti ed alla rivalutazione annuale basata sugli indici ISTAT (artt. 51-54). Confermati invece i limiti dei 2.000 euro per i singoli committenti, e di 3.000 euro per gli aventi diritto a prestazioni integrative del salario o di sostegno al reddito.
La seconda modifica riguarda invece l’acquisto telematico dei voucher da parte di imprenditori e professionisti, eccezion fatta per quei datori di lavoro che non rientrano nelle dette categorie e che continueranno a reperirli nelle rivenditorie autorizzate. Prima che la prestazione abbia luogo, con un massimo di 30 giorni d’anticipo, i committenti dovranno comunicare alla Direzione Territoriale del Lavoro – via mail o sms – i dati anagrafici, il codice fiscale del lavoratore e il luogo della prestazione. Un concessionario designato dal ministero fornirà i buoni al lavoratore, funzione oggi assolta provvisoriamente dall’INPS e dalle agenzie per il lavoro. Compito del concessionario, anche il versamento dei contributi INPS alla gestione separata, corrispondenti al 13% del valore nominale del voucher, e di quelli INAIL contro gli infortuni, pari al 7% del buono, con la trattenuta di un rimborso spese ancora in via di definizione. Sempre in attesa del decreto ministeriale, il valore nominale dei buoni orari resta fisso a 10 euro per tutte le professioni, mentre le unità impiegate in agricoltura faranno capo alla retribuzione prevista dal contratto collettivo delle associazioni sindacali.
Il testo al vaglio del parlamento, tuttavia, sottoscrive l’estensione dell’impiego dei voucher a tutte le categorie professionali già prevista dalla legge Fornero nel 2012: pensati originariamente per gli stagionali del settore primario, diventano ora a tutti gli effetti la modalità di pagamento di collaboratori domestici, badanti, commessi, addetti alle pulizie, camerieri, baby sitter e animatori turistici. Un ampliamento a largo raggio di quella che il Presidente dell’Inps Tito Boeri definisce la “nuova frontiera del precariato”.
Sebbene le intenzioni ministeriali si muovano in direzione opposta, infatti, i dati sul precariato diffusi dall’Osservatorio dell’istituto previdenziale parlano chiaro: nei primi undici mesi del 2015 la vendita dei buoni lavoro ha registrato un’impennata del 67,5% rispetto allo stesso intervallo dell’anno precedente, per un totale di 102,4 milioni di buoni da 10 euro. Quattro le Regioni in cui si è fatto incetta dello strumento: in testa la Sicilia, con un incremento “record” del 97,4%, seguita dall’85,6% della Liguria, dall’83,1% dell’Abruzzo e dall’83% della Puglia. Sempre secondo l’Inps, inoltre, a gennaio 2016 sono stati venduti 9,2 milioni di voucher, con un incremento medio nazionale del 36% rispetto al gennaio 2015, a fronte di un calo del 39% dei nuovi contratti di lavoro. Critiche alle misure governative anche dalla Cgil, che propone un referendum abrogativo di una parte del Jobs Act e di norme come quella sui voucher, la cui tracciabilità è ritenuta “totalmente insufficiente contro la piaga del lavoro nero”.
di Viviana Passalacqua